Emilia Romagna. La CGIL chiama la Regione: «Fermi gli accorpamenti»
La lettera denuncia: via libera agli obiettivi di Tremonti. A Bologna previsti 6 istituti in meno, ora scesi a 3. Soster: «Rispettiamo già gli standard»
Adriana Comaschi
La Regione fermi almeno per un anno gli accorpamenti di istituti comprensivi dettati dalla finanziaria estiva, che alcuni comuni e province stanno comunque - questa l’accusa del sindacato -, portando avanti. Vedi Bologna: qui in base a una prima ipotesi di applicazione della legge 111 erano destinati a sparire 6 istituti (5 direzioni didattiche e una scuola media), nell’ultima portata giovedì in giunta dall’assessore alla Scuola Marilena Pillati il numero sarebbe sceso a 3. L’altolà arriva dalla Cgil regionale, con una lettera inviata ieri al presidente Vasco Errani e all’assessore all’istruzione Patrizio Bianchi perchè la Regione «presidi e governi» il processo di accorpamento, rendendolo «omogeneo» su tutto il territorio e «disteso nei tempi». Come dire: nessuna fretta, ci si pensi ancora, non possono essere le singole province a decidere Della possibile riduzione delle scuole si è tornati poi a parlare in un nuovo incontro a palazzo Malvezzi (dopo la conferenza metropolitana dei sindaci di lunedì 10). L’invito ai comuni - a cominciare appunto da quello capoluogo - a non procedere, lasciando correre la scadenza per gli accorpamenti, che la legge fissa al 31 ottobre.
La missiva per Errani porta la firma del segretario regionale Cgil Vincenzo Colla e della responsabile Flc-Er Raffaella Morsia. È «accertato che in alcune province si stanno avviando processi che prevedono un forte ridimensionamento delle autonomie scolastiche», scrivono dunque. Il riferimento implicito è al sostanziale “via libera” arrivato da molti sindaci. Anche per timore, va detto, di incorrere in sanzioni nel caso non diano il “la” alla riduzione entro fine mese.Masarebbeunerrore,ammonisce la Cgil: se l’obiettivo di Tremonti è risparmiare 176 milioni tagliando 1330 istituti in tutto il paese questo non può essere applicato in Emilia- Romagna. Lo stesso ministero dell’Istruzione certifica infatti che qui «c’è già uno standard ideale - racconta Morsia -, dunque nessun bisogno di procedere ad accorpamenti». «A Bologna ad esempio - le fa eco la responsabile Flc sotto le due torri, Sandra Soster - la media di alunni per autonomia scolastica è già vicina a 1000», la soglia fissata dalla finanziaria per la sopravvivenza. Altro dato:l’Emilia-Romagna entro il 2015 vedrà crescere la popolazione 0-18 anni dell’8,3%, contro una media nazionale dello 0,4% - continua Morsia -: significa che andranno a scuola oltre 50 mila bambini e ragazzi in più». A maggior ragione sembra «suicida procedere ora» alla riduzione del numero di scuole. Ecco allora l’appello a Errani e Bianchi, da parte di chi giudica «incomprensibile, visti gli elementi sopra indicati, andare a soddisfare in questa regione le “esigenze di cassa” del governo». A viale Aldo Morosi chiede «di presidiare e governare l’intera programmazione a livello territoriale», perchè sia attuata in modo «coordinato e omogeneo», tale da garantire la coerenza con gli indirizzi regionali, in primis «l’invarianza del numero di autonomie scolastiche nella nostra regione ».❖