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È un assistente amministrativo in attesa dell’assegnazione: «Troppe discriminazioni»

Precario da tredici anni, scrive al Ministro Carrozza

09/09/2013
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Giornale di Sicilia

SIRACUSA. «Ringrazio il ministero dell'Istruzione per avermi addestrato a vivere senza stabilità, senza poter chiedere un mutuo per ristrutturare la casa e a sopravvivere senza stipendio per un mese all'anno». Lo ha scritto Carmelo Randazzo, 59 anni, un assistente amministrativo di Avola, sposato e con due figli di 26 e 23 anni, precario da tredici anni, che ha inviato una lettera al ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza. Nell'ultimo anno ha prestato servizio all’istituto comprensivo «Principe di Napoli» di Augusta. Da un mese è senza stipendio ed in attesa dell'assegnazione per quest'anno scolastico. «La vita da precario è dura - ha detto Randazzo - non hai mai certezze. Di stabilizzazione non se ne parla. Dal momento che ricevi l'incarico ricominci a pensare se il prossimo anno lavorerai. Ogni anno una sede diversa. Ho fatto una trafila per tutta la provincia da Avola, a Portopalo, da Siracusa ad Augusta fino a Lentini. Hai appena il tempo di integrarti per poi essere mandato in un'altra scuola. Gli incarichi non vengono mai assegnati all'1 settembre, ma come quest'anno dal 12 e crea un disservizio alle scuole, oltre che penalizzarci per lo stipendio. I contratti finiscono per la maggior parte al 30 giugno, ed noi precari rimaniamo così scoperti per oltre un mese». Una storia di sacrifici quella di Randazzo che il 6 giugno ha avuto anche un infortunio mentre stava raggiungendo la scuola di Augusta. Appena sceso dal treno è scivolato riportando una slogatura al polpaccio. «Lì ho scoperto che non tutti i lavoratori sono uguali e non hanno gli stessi diritti - ha spiegato Randazzo - il 31 agosto terminava il mio contratto ed ho scoperto che avendo un contratto statale, l'Inail non mi pagava lo stipendio perché era obbligo per legge dallo Stato. La scuola non continuava a pagare lo stipendio perché era cessato il contratto. Così i precari vengono discriminati nei confronti di altri lavoratori». 


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