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E sui tagli a La Spezia il ministro Gelmini è bocciata due volte

“I MOTIVI D’APPELLO «Non si possono fare risparmi sugli alunni che sono meno fortunati»”

14/06/2011
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La Stampa
ALESSANDRA PIERACCI

Iministro Gelmimi quelle ore di sostegno proprio non gliele l voleva dare. Nemmeno dopo la sentenza del Tribunale della Spezia in cui i giudici ribadivano il diritto costituzionale all’istruzione, che nei ragazzi con disabilità può essere attuato soltanto attraverso le misure d’integrazione e di sostegno, e quindi ritenevano una discriminazione la consistente riduzione di ore rispetto al precedente anno scolastico.

Così il Miur ha presentato reclamo lo stesso giorno in cui il preside dell’Istituto Fossati Da Passano aveva annunciato di poter ripristinare le 14 ore di aiuto didattico per Marco (il nome è di fantasia), alunno quindicenne disabile, uno dei 23 portatori di handicap, di cui 3 gravi, molto ben inseriti tra i 790 allunni di una scuola decisamente all’avanguardia. Ma anche questa volta il Tribunale della Spezia ha dato torto al ministro e ragione alla famiglia del ragazzo, assistita dall’avvocato Isabella Benifei. Presidente del collegio giudicante Edoardo d’Avossa, il magistrato che, trasferito alla Spezia, è stato riapplicato per sei mesi a Milano dal Csm, insieme con gli altri giudici, per proseguire il processo Mediaset contro il presidente del consiglio Silvio Berlusconi.

Se la prima sentenza aveva suscitato clamore, la seconda non è da meno, in quanto stigmatizza il fatto che le ore sono state tagliate per risparmiare, e per di più si è risparmiato su un disabile grave, non su allievi normodotati.

In primo grado i giudici avevano sostenuto che la riduzione di ore avrebbe impedito al ragazzo di fruire pienamente del diritto all’istruzione al pari dei compagni di classe e quindi avevano ordinato «al Ministero dell’Istruzione di cessare tale comportamento discriminatorio, ripristinando il medesimo numero di ore di sostegno già prestato nell’anno scolastico precedente».

Ora, in maniera definitiva, il Tribunale stabilisce che «il problema non è quello di una diversa distribuzione delle attuali ore di sostegno, ma molto più semplicemente della illegittimità della riduzione delle ore realizzata dall’amm i n i s t r a zi o n e » . Una riduzione discriminante perché «attuata in assenza sia di ragioni tecniche, sia di analoghe misure nei confronti di soggetti normodotati». Punti cardine della decisione, «la lesione di una misura primaria a sostegno del disabile e la mancanza di similari provvedimenti di contenimento della spesa nei confronti degli altri alunni».

Il Pei, il Piano educativo individualizzato del ragazzo, prevedeva per lui 18 ore di insegnamento di sostegno, già ridotte a 14 durante il primo anno di scuola superiore. Poi all’inizio del secondo anno la doccia fredda: solo 9 ore. L’istituto ha sopperito nel modo migliore, inserendo Marco in ogni progetto diversamente finanziato, comprese le attività nella piscina dove vengono organizzati i corsi di salvamento. Comprese le gite, organizzate grazie alla compresenza di insegnanti che si prestano per passione rinunciando al giorno di riposo.

«Marco ha diritto all’insegnante disostegno, i giudici hanno riconosciuto che deve avere le stesse nostre occasioni» hanno commentato i compagni. «La presenza dei disabili nella nostra scuola si è tradotta in una grande occasione di crescita per tutti» tengono a sottolineare gli insegnanti.

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