Corriere: Una legge di Bolzano: «Le scuole diffondano le radici cristiane»
La legge si applica ad asili, elementari e medie inferiori. Gli oppositori: «È in atto un processo di evangelizzazione»
Scontro in Provincia I laici: è anticostituzionale
Divisi il presidente e la vice, il testo passa
DAL NOSTRO INVIATO
BOLZANO — L'Alto Adige, la scuola, il cristianesimo. E la rana di Kippenberger: cioè la «scandalosa» scultura (un anfibio verde inchiodato alla croce, con la lingua fuori e il boccale di birra nella mano destra), esposta al Museinon di Bolzano, che nelle scorse settimane ha suscitato clamore in città, facendo insorgere i cattolici più intransigenti, con il sostegno delle gerarchie ecclesiastiche e del presidente Luis Durnwaldner, impegnato a chiederne la rimozione. Sembra incredibile, eppure le polemiche attorno a questa opera dell'artista tedesco hanno creato il clima favorevole affinché il Consiglio provinciale approvasse una legge scolastica (asili, elementari e medie inferiori) che, nell'articolo 1 (comma C) introduce quel concetto rimasto fuori dalla Costituzione europea, nonostante le discussioni e le pressioni. Tra le politiche d'indirizzo educativo, la Provincia di Bolzano ha inserito «la diffusione e il rafforzamento del pensiero e della cultura europea, fondata su radici cristiane». «È vero, la rana di Kippenberger ci ha messo del suo — conferma Arnold Tribus, direttore del quotidiano, laico e corsaro, Tageszeitung
—. Poiché si stava varando la riforma dell'istruzione, ecco che si è avuto gioco facile ad influenzare il dibattito». «Ma vuole tutta la verità? — continua —. A ottobre si vota e questa, a mio parere, è una manovra preelettorale. La SVP di Durnwaldner sta perdendo qualche colpo. Si si cerca di recuperare a destra».
Anche se i supporter del codicillo contestato minimizzano e puntualizzano («è scritto cultura cristiana, che io intendo nel senso più ampio», fa notare la pasionaria sudtirolese Eva Kloz), i contrari parlano di obiettivi di «evangelizzazione ». «È una legge anticostituzionale », insiste Tribus. «Non mi pare che questo sia il momento. In Alto Adige e in Italia », ribatte Laura Gnecchi, neodeputata del Pd e vicepresidente della Giunta Provinciale di Bolzano. L'onorevole Gnecchi aveva tentato una mediazione, proponendo di emendare il comma C con un testo più articolato («conoscenza» invece di «diffusione e rafforzamento », «cultura classica, ebraismo e cristianesimo», invece di «cristianesimo»), senza tuttavia riuscire nell'intento. Il fronte trasversale ha fatto muro. Dalla sua, aveva 5 consiglieri su 35 tra i quali, il «dissidente» liberal/forzista Alberto Pasquali. Che si è preso una bacchettata dalla collega Michaela Biancofiore, onorevole di punta del Pdl. «Resto convinta che il mio emendamento sarebbe potuto passare se non fosse scoppiata la bufera attorno alla rana di Kippenberger. Determinante è stato l'intervento del vescovo, Wilhelm Egger. Sembrava che a Bolzano, la religione cattolica fosse minacciata». Durissimo il j'accuse all'articolo della discordia, da parte del presidente del Consiglio provinciale (leader dell'opposizione interetnica), Riccardo Dello Sbarba. «Questa legge toglie ogni cenno all'interculturalità e al plurilinguismo, l'essenza di questa terra», ha dichiarato al
Corriere dell'Alto Adige. E dire che la Klotz avrebbe voluto inserire nel testo anche il concetto di «patrimonio culturale tirolese ». «Sì, intendevo richiamarmi allo Statuto Catalano», conferma. Sul comma C, il suo pensiero è netto: «La cultura cristiana non c'entra con il fondamentalismo cattolico».
Marisa Fumagalli