Corriere/Roma: Meno benzina nel motore delle classi
di Eraldo Affinati
S i scaldano i motori del nuovo anno scolastico: il percorso avrà sempre la stessa durata, da settembre a giugno, ma ci sarà meno carburante dentro il serbatoio. Nella nostra regione duemilaseicento insegnanti, sommando quelli di scuole elementari, medie e superiori, non saliranno più in cattedra. Chi farà il lavoro che prima svolgevano loro?
Di maestri, o maestre, non ce ne saranno più due, ma uno solo, come ai vecchi tempi. Tante famiglie (trecento soltanto nella capitale) non avranno più, in un modo o nell'altro, la possibilità di accedere al tempo pieno. Molti professori ordinari, specie quelli degli istituti professionali, invece delle diciotto ore settimanali, se vorranno, ne potranno fare ventiquattro. Cosa significa in concreto? La prima conseguenza, secondo noi più grave, sarà lo scadimento della qualità didattica: ma ciò non pare suscitare alcuna preoccupazione. I precari perderanno l’opportunità di essere chiamati: stiamo parlando in numerosi casi di giovani, spesso usciti dalle scuole di specializzazione, quindi pronti a intercettare le nuove energie adolescenti; ma anche questo, a giudicare dalla scarsa attenzione generale, sembra riguardare solo i diretti interessati.
Allora facciamo un altro esempio, più pratico. In caso di assenza per malattia del titolare, diminuirà drasticamente la possibilità da parte del preside di provvedere alla supplenza, quindi la classe o farà vacanza o resterà scoperta, vale a dire che i ragazzi saranno privi di sorveglianza e, come sanno tutti quelli che hanno un minimo di esperienza specifica, a rischio di farsi male.
La ragione di tutto ciò, inutile girarci intorno, è di tipo economico. Purtroppo si discute sempre meno di didattica e sempre più di conti in rosso, da risanare. Molti la chiamano ottimizzazione. O razionalizzazione. Altri preferiscono la parola risparmio, se non proprio tagli. Ma la scuola pubblica, a nostro avviso, non ha le caratteristiche di una semplice azienda. Si tratta, lo diciamo con una punta d'imbarazzo visto che dovrebbe essere scontato, del luogo in cui si forma la coscienza di un Paese.