Corriere/Milano: Primo maggio, parte il corteo delle polemiche
via alle 10 da Porta Venezia. Dissensi nella Cgil sulla linea Rosati: andrebbe fischiato lui. Albertini attacca l’ex prefetto: non ha capito questa città
Sinistra e sindacati divisi sulla partecipazione della Moratti. Ferrante sfilerà con Milly
Letizia Moratti non dice una parola e si gode lo spettacolo. Questa mattina sfilerà lungo corso Venezia per la manifestazione del Primo maggio, invitata da Cgil, Cisl e Uil. E il centrosinistra (oltre al sindacato) litiga. Bruno Ferrante sfilerà a sua volta, circondato dagli esponenti della sua lista civica, primi fra tutti Milly Moratti e Davide Corritore. Proprio quest’ultimo non esita a difendere l’ormai famosa sortita dell’ex prefetto («Non ho mai visto i padroni sfilare con i lavoratori»): «Ferrante è una persona di grande umanità e moralità. Per la quale non è concepibile che la figlia di un deportato pur di acchiappare voti si apparenti con chi, due giorni prima del 25 aprile, ha definito quella data una vergogna nazionale».
Ma il fronte più incandescente è quello sindacale. Se Giacinto Botti della segreteria regionale Cgil esprime «disappunto e totale dissenso» rispetto all’invito a Moratti, Antonio Lareno, della segreteria milanese annuncia che non sarà sul palco e in testa al corteo: «Sarà un’obiezione di coscienza rispetto agli apprendisti stregoni che hanno creato questa follia». Anzi, secondo Lareno, «non bisognerebbe fischiare Moratti, ma chi ha creato il caso». E cioè, insieme con i segretari di Cisl e Uil, il numero uno della Camera del lavoro Onorio Rosati. Ma anche l’ambientalista Paolo Hutter è convinto che «la vera stranezza è che i sindacati abbiano invitato i candidati sul palco».
Se Moratti non parla, lo fa Piero Borghini, già sindaco di Milano, numero uno della lista Moratti e a sua volta assai fischiato lo scorso 25 aprile: «Il sindacato era riuscito a dare a questa occasione una grande dignità, l’offerta di un confronto e di un ascolto reciproco». Tanto che secondo Borghini «la critica di Ferrante è più rivolta al sindacato che non alla stessa Moratti». Il punto è che «l’ex prefetto non ha capito che cosa rappresentano lui e la sua antagonista: sono i candidati sindaci, devono comportarsi da sindaci». Sferzante l’ex assessore Sergio Scalpelli, che pure non aveva nascosto simpatie nei confronti di Ferrante: «Se Letizia Moratti è da considerarsi - come dice con linguaggio moderno Ferrante - una "padrona", che dire di Milly che è in lista con Ferrante?».
Nel centrosinistra si cerca di limitare i danni. Nella speranza che Moratti non sia (troppo) fischiata. Il segretario della Quercia Franco Mirabelli annota che «è sempre meglio non fischiare nessuno, il sindacato ha legittimamente invitato i candidati». Detto questo, «un ministro che ha sostenuto una legge che precarizza i giovani e precarizzato in prima persona i ricercatori ha un problema di coerenza con sé stessa». Mentre dalla Margherita Alberto Mattioli invita a contestare la Moratti con un «fragoroso silenzio».
Il sindaco Gabriele Albertini commenta Ferrante da Kabul: «Dopo gli appelli all’unità di Ferrante e tutti i tavoli che ha aperto, il presidente onorario dell’Ikea dovrebbe sapere che chi si propone di essere sindaco della seconda città italiana deve considerare di rappresentare una collettività più ampia di interessi rispetto alle sue origini».
Marco Cremonesi Cecilia Zecchinelli