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Corriere/Milano: Alunni stranieri, deroghe al tetto Ok dalla Lega. I presidi: ora i fondi

Le deroghe concesse alle scuole che hanno più del trenta per cento di stranieri sono «un bene per tutti». Lo dicono i presidi, lo ribadiscono gli insegnanti, lo conferma perfino la Lega Nord. Ora però— e questo lo sostengono soprattutto i sindacati — «servono risorse per l’integrazione, gli istituti non devono essere lasciati soli».

01/05/2010
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Corriere della sera

Quasi nove istituti su dieci rispettano i limiti alla presenza di immigrati
Le scuole multietniche: servono più «tutor» di italiano

Immigrati in classe. Sono 43 (su 311) le elementari di frontiera di Milano che hanno ottenuto il via libera a formare classi (prime) con oltre il trenta per cento di bambini immigrati. Via Dolci, via Paravia, via Mac Mahon. Istituti in quartieri difficili che hanno saputo trasformare le loro esperienze in un modello didattico. E che hanno portato sul tavolo del direttore Giuseppe Colosio i dettagli sulla composizione delle classi: «I nostri stranieri sono nella maggior parte dei casi nati in Italia e hanno frequentato almeno due anni di materna». Ecco perché la richiesta è stata accolta.
Regole rispettate (la circolare ministeriale ammette lo sforamento del tetto se con le dovute giustificazioni), soddisfazione generale. Arcangela Mastromarco, docente al Trotter (oltre la metà di piccoli immigrati), è referente di uno dei quattro poli Start, i centri per l’integrazione del Comune. Ora commenta: «Ci aspettavamo le deroghe. Del resto i neoarrivati sono diminuiti di 5 punti percentuali, fermandosi all’8 per cento del totale». Sorride anche Agnese Banfi, a capo della scuola di via Paravia, la più multietnica di Milano (a settembre avrà solo tre italiani in classe). E perfino la temutissima Lega dà il suo placet all’operazione. «Approviamo il lavoro di Colosio — dice il capogruppo in Comune, Matteo Salvini —: l’84 per cento delle scuole è a norma». Commento conclusivo: «Una vittoria del buon senso».

Deroghe nel 16 per cento dei casi, una scelta condivisa. «Ma la direzione regionale — attacca il segretario della Flc-Cgil milanese, Attilio Paparazzo — ha fatto chiaramente capire che le scuole "in regola" non avranno i fondi per l’integrazione. Si è trattato di un ricatto». Anche i docenti sono preoccupati. Mariangela D’Addato, maestra di lungo corso in via Dolci, analizza: «Era giusto non lasciare fuori nessuno, ma il problema è più complesso. Da una parte abbiamo neoarrivati che in un mese parlano perfettamente la nostra lingua, dall’altra bambini nati qui che fanno fatica a coniugare i verbi». La ricetta: «Servirebbero insegnanti aggiuntivi di italiano».

Il nodo resta quello dei facilitatori linguistici: è ancora presto per sapere quanti ne arriveranno a settembre (al momento sono 84), ma le scuole temono nuovi tagli. La preside Giovanna Foglia del comprensivo «Riccardo Massa» dice: «Siamo con l’acqua alla gola». Aldo Acquati del Calvino: «Speriamo che arrivi qualche risorsa». Giovanna Mezzatesta della Dante Alighieri sospira: «Io ho un facilitatore che si divide su tre scuole. In queste condizioni è difficile lavorare».


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