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Corriere: La Lombardia e i 100 e lode: regali al Sud

Il provveditore: al Nord usata la giusta severità. I presidi meridionali: tutto in regola

06/08/2009
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Corriere della sera

MILANO — Numeri che in­gannano. Il provveditore agli studi della Lombardia, Giusep­pe Colosio, non crede alla clas­sifica dei cento e lode. Soprat­tutto perché premia le scuole del Sud con un distacco di 643 studenti in più rispetto al Nord, un divario troppo am­pio: «La Lombardia ha applica­to la giusta severità — sostiene Colosio — il problema semmai sono le maglie larghe di altre regioni». Il dirigente si richia­ma allo spirito della legge che nel 2007 ha introdotto la lode nei voti per la maturità: «Do­vrebbe essere un’eccezione per le eccellenze. Non un regalo». I lombardi premiati con il massi­mo dei voti sono 210, contro i 523 della Puglia, i 388 della Campania, i 369 della Sicilia. L’intero Meridione ne conta 1.704. Il Nord 1.061: «I dati van­no letti con ragionevolezza: non credo proprio che gli stu­denti di Milano siano meno ca­paci di quelli di Palermo o Na­poli », aggiunge Colosio, che propone un «arbitro» interna­zionale, il programma di valuta­zione dell’Ocse Pisa: «È un sog­getto estraneo e super partes — spiega — perché non posso­no essere gli stessi istituti a giu­dicare se stessi». Solo 33 scuole in tutta Italia hanno sfornato più di 9 cento e lode. Tra queste appena quat­tro hanno sede oltre la linea del Po, e fatte salve le singole eccezioni di Lazio, Toscana e Marche, le altre sono distribui­te tra Sicilia, Calabria, Campa­nia e Puglia. Il Da Fiore di Ren­de, in provincia di Cosenza, ad­dirittura vanta 23 diplomati con lode. Lo storico Berchet di Milano si ferma a due: «Non penso che i miei studenti siano meno in gamba — ribatte il pre­side milanese Innocente Pessi­na — piuttosto c’è bisogno di un metro di valutazione obietti­vo. Il sei in latino dovrebbe es­sere uguale dappertutto, e inve­ce ogni scuola stabilisce i pro­pri criteri. Poi però all’universi­tà i voti di maturità valgono per gli studenti di Rende come per quelli di Milano».

Lo squilibrio verso il Mezzo­giorno è certificato anche dai dati sui cento senza lode: 8.819 al Sud, 6.121 al Nord. Eppure secondo i presidi meridionali c’è buonismo nella graduatoria delle scuole record: «Ho verifi­cato personalmente il rispetto delle norme», spiega Vincenzi­na Mazzuca, del liceo Da Vinci di Reggio Calabria, quarto clas­sificato con 17 lodi: «Anzi, è an­che un po’ qualunquista dire che al Nord il sistema funziona mentre al Sud ci sbrachiamo».

Un numero che è a favore del Settentrione però c’è: la maggior parte delle 1.306 scuo­le che hanno promosso con il massimo dei voti è infatti di­stribuita tra Piemonte, Lombar­dia e Veneto, con circa 100 isti­tuti per ciascuna regione. Tutta­via, in oltre la metà dei casi si registra non più di una lode per ogni istituto: «Evidente­mente questo valore aggiunto — spiega Giorgio Rembado, presidente dell’associazione na­zionale presidi — non viene di­stillato ovunque con la dovuta parsimonia». Ma come si fa a uniformare i giudizi? «Un mo­do c’è — conclude —, ci vuole un test su base nazionale. Ad esempio si potrebbe utilizzare la terza prova scritta, che è ap­punto un questionario, e che nel sistema attuale viene predi­sposta dalle singole commissio­ni ». Ciascun elaborato scritto pesa per 15 punti dei cento in palio. «Quelli del quiz su base nazionale potrebbero essere de­terminanti. Avremmo così voti più equilibrati». Pare che an­che al ministero la pensino allo stesso modo. E un giorno forse la lode sarà una rarità. Oggi non è così. All’Archimede di Messina, ad esempio, l’hanno ottenuta in 12. Ma se avesse po­tuto, il preside Ettore Gatto ne avrebbe dispensate anche di più: «E che c’è di male? Se le meritavano » .

Antonio Castaldo


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