Corriere del Veneto: Taglio di docenti, a rischio il tempo lungo 20mila famiglie in ansia
Scuola Doppia manifestazione di protesta dei genitori
PADOVA — Ventimila famiglie del Veneto rischiano di non poter più lasciare i figli a scuola di pomeriggio. E' l'esercito dei genitori del «tempo lungo», l'orario cancellato dalla riforma Gelmini, che permette agli alunni di restare a scuola per la mensa fino alle 15.30. La scuola veneta è nel caos, in vista ci sono tagli per 4.261 insegnanti, così rischia di perdere un orario affinato in vent'anni e meritevole di averla portata sulla vetta europea in termini di qualità dell'istruzione. Il tempo lungo è un ibrido di 37 ore tra il tempo normale (30 ore) e quello pieno (40 ore), con tre insegnanti ogni due classi in compresenza. Con l'arrivo del maestro unico questo orario non ci potrà più essere e così il ministero potrebbe decidere di tagliare sugli insegnanti. Le iscrizioni terminano a fine mese ma i genitori non sanno ancora se avranno garantito lo stesso servizio scolastico. Per loro solo una nota della scuola: «L'attivazione del servizio è subordinata all'organico del ministero». Le mense di tutta la regione potrebbero restare vuote se mancheranno docenti e gli investimenti dei Comuni andrebbero in fumo. Come potrebbero saltare corsi di recupero, sostegno e integrazione linguistica. Ieri c'è stata una doppia manifestazione a Padova per bloccare i tagli nella scuola: dodicimila famiglie hanno scelto il tempo lungo, il 60% di tutta la regione. In piazza dei Signori, nella città del Santo, i genitori hanno messo in scena una protesta «in maschera », per salvare la qualità dell'istruzione. Ad Albignasego invece si è riunito il movimento dei sindaci «per salvare il tempo lungo», nato per fare pressioni sul ministero in vista della trattativa per il numero dei docenti. «Il tempo lungo ha fatto risparmiare allo Stato il 30% delle spese», dice in difesa del modello scolastico il sindaco di Albignasego Roberto Battiston, a capo della protesta. I primi cittadini hanno chiesto all'assessore regionale all'Istruzione Elena Donazzan di portare la protesta a Roma e lei ha accettato. E ha lanciato la proposta di mettere i bidelli a fare sorveglianza in mensa, se non arriveranno sufficienti insegnanti: «Così non graveremo con nuove spese su enti locali e famiglie», dichiara la Donazzan. L'organico di maestri e professori si deciderà a cominciare dal 26 febbraio, quando a Roma ci sarà l'incontro tra Regioni e ministero dell'Istruzione. Le iscrizioni si chiudono il 28 febbraio, due giorni dopo. «Ho già scritto una lettera al ministro Gelmini — spiega la Donazzan — per difendere la scuola veneta dell'eccellenza, regione virtuosa che contiene la dispersione scolastica e aumenta ogni anno il numero dei suoi iscritti, sempre di più stranieri, che necessitano di sostegno. Questo sistema del tempo lungo permette di ridurre la spesa pubblica e deve essere salvato». |