Corriere/Bologna: Scuola, la protesta dei genitori: «Lo Stato ci deve 23 milioni»
Limina: non mi risultano situazioni drammatiche. Non siamo in periodo di vacche grasse
Si sono attaccati al collo un cartello con la cifra mancante dalla cassa della scuola dei propri figli e sono scesi in strada a manifestare. In via de' Castagnoli prima, poi in via Zamboni, dove hanno atteso per un faccia a faccia Marcello Limina, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale. È stata questa la singolare protesta di una trentina di genitori che fanno parte del Coordinamento dei presidenti di circoli didattici e dei consigli di istituto del bolognese, per ricordare allo Stato che da circa cinque anni ha un debito di 23 milioni con 38 scuole di Bologna e provincia, soprattutto per spese di supplenze non ancora pagate. Tra i «buchi» più drammatici ci sono quello che affligge il liceo d’arte Arcangeli, che avanza un credito di 670 mila euro, e quello dell’istituto Scappi di Castel San Pietro, che sta aspettando 590 mila euro.
FREDDA ACCOGLIENZA - Una volta accortosi di essere al centro della manifestazione, Limina non si è tirato indietro ma ha piccato risentito: «Capisco il desiderio di visibilità di talune persone, ma io ho sempre risposto a tutte le lettere e ho ricevuto anche qualche rappresentante un paio di volte. Poi ognuno vuol dire ciò che vuole». Tra le proteste dei genitori, Limina ha aggiunto: «Non mi risultano situazioni drammatiche, se ci sono fatemele vedere uno a uno. Non siamo in un periodo di vacche grasse, non possiamo certo garanzie il funzionamento delle scuole al 100%. Non mi sembra che il problema sia tale da impedire il funzionamento dei nostri istituti. Ad ogni modo, ho fatto già presente la situazione al ministero, più di tanto non posso fare».
BOTTA E RISPOSTA – Ma i genitori non ci stanno, e ricordano che sono sempre le famiglie che ci vanno di mezzo, ritrovandosi costrette a «comprare la carta per le fotocopie e a contribuire agli spettacoli o ai laboratori». Secondo Limina, «se si escludono i supplenti che devono ancora essere pagati, non ci sono altri creditori se non i docenti interni alla scuola». Non ci sta Franco Tinarelli, il portavoce dei presidenti dei consigli d’istituto, che conferma il dato sulle supplenze non pagate ma ricorda che non è vero che non ci sono altri creditori. «Ci sono eccome, e sono i genitori stessi. Hanno messo i soldi per le attività dei figli, e se quei soldi sono stati impiegati per pagare le supplenze, chiederemo allo Stato di restituirceli».
Antonio Leggieri