Corriere/Bologna: Provincia al Tar con i No Gelmini: «Sostegno al ricorso anti-riforma»
Il ministero: atto di propaganda politica. Il Pd nazionale: esempio da seguire
La Provincia scende in campo per appoggiare il ricorso al Tar del Lazio contro la riforma delle superiori del ministro Mariastella Gelmini presentato da 755 persone tra docenti, genitori, studenti, associazioni (410 sono di Bologna). La Giunta guidata da Beatrice Draghetti lo ha deciso ieri mattina, approvando una delibera che affida un patrocinio legale all’avvocatura provinciale come intervento ad adiuvandum, quindi a sostegno, del ricorso che andrà in udienza il 19 luglio (i giudici hanno concesso a fine giugno la sospensiva dei provvedimenti contestati). Secca la replica che arriva dal ministero: «È un atto di propaganda politica tipico di una sinistra che non vuole eliminare gli sprechi ma mantenere i privilegi».
«Appoggiando il ricorso ne diamo un valore simbolico e politico — dichiara Draghetti —, siamo alla frutta, come si suol dire, per come è trattata la scuola. Il ministero ha utilizzato delle circolari che hanno ricadute notevolissime nel nostro territorio e hanno creato difficoltà e fatiche, lo abbiamo provato con mano. Senza contare che non c’è stata interlocuzione con gli enti locali su temi che invece sarebbero oggetto di concertazione». Il ricorso prende di mira tre atti ministeriali, di cui chiede l’annullamento: la circolare sulle iscrizioni alle superiori del febbraio 2010, l’ordinanza dello stesso mese sulle procedure di mobilità del personale docente e Ata e la circolare di aprile sulle dotazioni organiche dell’anno scolastico 2010-2011. Trattandosi del Tar del Lazio, la Provincia deve conferire incarico ai propri avvocati ma anche ad un legale del Foro di Roma: la spesa ammonta a 1.497 euro, come si legge nella delibera.
«È un appoggio a un ricorso e non un ricorso ex novo, ma a tutti gli effetti ha lo stesso valore», sottolinea l’assessore provinciale alla scuola Giuseppe De Biasi, «si parla di riforma quando invece si tratta di tagli senza criteri fatti a colpi di circolari e non con leggi e decreti attuativi». Questa modalità del ministero, secondo Draghetti, «fa intravvedere l’intenzionalità di interventi tesi a risparmiare invece che riformare la scuola. Va bene fare tagli in tempi di crisi, ma in quale quadro si collocano questi provvedimenti?». «Se vogliamo fare dei raffronti — aggiunge De Biasi— in Francia e Germania, che hanno varato manovre più pesanti della nostra, si investe 2-3 volte in più di quanto ha fatto l’Italia».
I primi ad esultare per la decisione della Provincia sono i comitati e le associazioni ricorrenti (dal Coordinamento precari all’Associazione scuole di Bologna, dal Coordinamento studenti medi ad altre realtà della regione) che esprimono «grande soddisfazione». Ora, scrivono i ricorrenti in una nota diffusa da Bruno Moretto, presidente di Scuola e Costituzione, «ci aspettiamo fiduciosi analoghe prese di posizione delle altre Province e della nostra Regione in vista dell’udienza del 19 luglio». Nella stessa direzione anche la Rete laica di Bologna, che «sostiene l’azione», e che auspica che «l’appello al presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, non resti inascoltato». E la Regione — ha spiegato l’assessore Patrizio Bianchi ( vedi intervista sotto) — che per ragioni giuridiche e di opportunità non si può costituire davanti a un Tar, starebbe valutando di chiamare in causa la Consulta. Al coro si aggiungono anche Graziella Giorgi, responsabile Scuola del Pd bolognese («Un attacco mortale alla scuola è in corso da tempo ad opera di questo Governo») e Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd nazionale («Lo scempio che questo Governo sta facendo della scuola pubblica italiana richiede una battaglia che deve vedere uniti cittadini e istituzioni, mi auguro che altre province italiane seguano l’esempio»). Soddisfazione anche da Roberto Sconciaforni, capogruppo della Federazione della sinistra in Regione.