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Corriere/Bari: Il Ministero taglia, occupata la scuola

Oggi pomeriggio la protesta simbolica degli insegnanti al Marco Polo

03/06/2010
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Corriere della sera

BARI — I professori del liceo linguistico Marco Polo si mobilitano contro i tagli del ministero e si preparano ad un’occupazione simbolica dell’istituto, in programma oggi pomeriggio. «Vogliamo dare un segnale - spiega la professoressa Lilli Laselva - anche se al momento solo simbolico e speriamo che anche le altre scuole ci possano seguire. Noi vogliamo dire no ai tagli del governo che dall’anno prossimo renderanno impossibile la gestione proprio della scuola».

Studenti manifestano dinanzi alla scuola Marco Polo

Già da quest’anno l’istituto, così come tante altre scuole, ha dovuto affrontare serie difficoltà: le poche risorse a disposizione non hanno consentito neanche l’acquisto di carta per le fotocopie. «I tagli - continua Laselva - sono pesanti e con il passare del tempo sta diventando davvero difficile mantenere gli standard minimi didattici per gli studenti».

L’iniziativa è sostenuta dalla Flc CGIL che ha in programma una serie di manifestazioni contro i tagli del governo. Si proseguirà domani con l’occupazione dell’Ufficio scolastico regionale insieme alla rete docenti precari e ad una rappresentanza di genitori.

«Noi protestiamo - spiega Claudio Menga, segretario provinciale della Flc CGIL - contro la violazione dei diritti delle famiglie della nostra provincia che hanno richiesto 146 prime classi elementari a tempo pieno e ne hanno ottenute solo 113. Senza dimenticare i tagli all’organico con 700 posti per professori in meno oltre i 1.555 dell’anno scorso e 500 posti in meno per gli Ata oltre i 496 del 2009».

Secondo il sindacato inoltre, peggiorerà la situazione dei precari: a centinaia rimarranno senza cattedra. «È chiaro - conclude Claudio - che questo governo auspica un mondo senza diritti, un’eguaglianza al ribasso tra i lavoratori, con un esercito di disoccupati e di precari sempre ricattabili che assistono, per giunta, al declino dello stato sociale con la riduzione dei beni costituzionalmente garantiti, a cominciare dal diritto all’istruzione delle future generazioni. Così non si può andare avanti e reagiremo».


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