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Corriere: Aosta, l'università delle spese record Un professore ogni cinque studenti

Formazione di lusso C'è anche il progetto di una nuova sede. Il rettore: non siamo spreconi

20/03/2008
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Corriere della sera

I laureati costano 40mila euro, nel resto del Nord 24-26mila
La metà dei contributi pubblici, dodici milioni di euro all'anno, arriva dalle casse della Regione
AOSTA — Per «produrre» un laureato, ai piedi del Monte Bianco servono circa 40 mila euro l'anno, contro i 24-26 mila delle università «virtuose » del Nord Italia.
Una cifra elevata, pur nella ricca e autonoma regione Valle d'Aosta, una somma che supera di gran lunga le più lussuose borse di studio per i campus di eccellenza all'estero. Una cifra che si ricava dividendo tra i 299 studenti che nel 2007 hanno ottenuto l'agognato diploma, i 12 milioni di euro delle entrate ricevute nello stesso anno dall' università valdostana senza calcolare le tasse, che qui sono — per scelta — tra le più basse d'Italia. La metà dei contributi pubblici arriva dalla Regione, poco più di un milione ce lo mette il ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca (ma, del resto, l'ateneo alpino è «libero», cioè non statale, con le sue cinque facoltà e la sua scuola di specializzazione), ciò che avanza arriva da progetti di ricerca o altri finanziamenti pubblici legati a iniziative specifiche. Le sedi sono due, una storica, l'altra appena inaugurata, la terza dovrebbe arrivare tra poco. «Stiamo pensando a come tagliare ulteriormente i costi — spiega Pietro Passerin d'Entreves, rettore dal 2004 —. Ma qui non ci sono sprechi, diciamo piuttosto che per un ateneo come il nostro, che ha soltanto otto anni di vita, i costi fissi sono elevati, ci sono uffici che devono esistere comunque e c'è l'impegno per far decollare un'istituzione nuova». Più secco Mario Morcellini, membro del Consiglio universitario nazionale e numero uno della conferenza dei presidi di Scienza della Comunicazione, ma soprattutto esperto di criteri di efficienza degli atenei: «Un'università come quella della Vallée, che poggia su una base sociale molto ridotta, si salva soltanto se si specializza. E questo ad Aosta è successo solo in parte, con corsi di laurea come quello in Scienza della formazione, mentre in altri casi si sono duplicati percorsi didattici che già esistevano nelle regioni vicine. Se è così, si perde la logica, il significato stesso dell' esistenza di un ateneo di queste proporzioni». Morcellini attacca: «Il sistema universitario italiano è proliferato troppo, la prova è che moltiplicando le sedi non si è ottenuto un aumento davvero significativo del numero complessivo di studenti. Ma chi ha goduto fino ad ora di tutti i vantaggi del sistema, come gli autoproclamati
" atenei eccellenti" di Aquis, non può pensare di salvarsi andandosene per conto suo».
In Italia, soltanto a Bolzano esiste un'esperienza analoga a quella valdostana, con un'università ampiamente pagata dai contributi della Regione autonoma. Una «scelta politica», come rivendica il presidente della Regione Luciano Caveri (Union Valdotaine): «Cominciammo a parlarne nel 1994 col ministro Berlinguer, io allora ero un deputato. La nostra università è agli inizi, ma non siamo disponibili a metterne in discussione l'esistenza, che è pienamente giustificata, tra l'altro dalla sua collocazione in un'area francofona che comprende la Svizzera e la Francia. Certo, ci stiamo sviluppando lentamente, ma cominciano ad arrivare studenti non valdostani e speriamo di chiudere entro quest'anno l'accordo per ottenere come sede per un nuovo campus una grande caserma dismessa nel centro di Aosta».
I docenti, nell'ateneo della Vallée, sono 218, 55 dei quali di ruolo, a fronte di 1.183 studenti iscritti nel 2007/2008: un rapporto tra i più alti d'Italia, quasi 1 a 5, mentre 59 sono gli addetti all'amministrazione, dirigenti inclusi. «Abbiamo scelto di reclutare soprattutto docenti giovani — dice il rettore — che non sono ancora delle " star" come in atenei più antichi ma che certo diventeranno famosi nei prossimi anni».
Tra un nuovo progetto, creare un corso di laurea in agraria collegato alle coltivazioni e al turismo di montagna, e una nuova sede, l'Università di Aosta è, di certo, tra le più rassicuranti d'Italia: le tasse non incidono o quasi sulle tasche degli studenti e delle famiglie, e non c'è pericolo di non trovare un docente che ti segua nella tesi. Quelli di Aquis non sarebbero d'accordo, ma, come dice Morcellini, «nelle università italiane ognuno vuole scegliersi criteri tutti suoi per misurare quanto vale».
Vera Schiavazzi


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