Corriere: Alto Adige, lezioni (segrete) di italiano all'asilo
Durante il fascismo «scuole-catacombe» organizzavano di nascosto corsi di tedesco. Adesso avviene il contrario
I genitori si tassano, gli insegnanti si organizzano. Col timore che la Volkspartei blocchi tutto
BOLZANO — Come sotto il fascismo e «wie in den Katakombenschulen »: come nelle scuole-catacombe che i sudtirolesi organizzarono di nascosto, nelle stalle e nelle cantine, per insegnare il tedesco ai loro figli quando Mussolini vietò in Alto Adige l'uso della lingua di Goethe. Ma ora paradossalmente, 70 anni dopo, questo avviene nelle scuole materne tedesche per insegnare ai bambini un po' di italiano. Il tutto con una organizzazione coperta dal massimo segreto, un passaparola tra genitori e insegnanti. E guai a chi apre bocca: si fa ma non si dice. La paura è che la Volkspartei, il partito di maggioranza assoluta, blocchi tutto in nome della difesa della etnia tedesca che verrebbe minacciata di assimilazione se entra troppo in contatto con l'italiano.
A raccontare l'incredibile storia è il settimanale in lingua tedesca Zett con un lungo servizio, un commento velenoso per la Volkspartei e una copertina inequivocabile: la foto di un bimbetto biondo e con gli occhi azzurri smarriti che ha la bocca sigillata da un paio di grossi cerotti. Sopra campeggia la scritta Redeverbot,
«divieto di parlare». L'italiano naturalmente. Il settimanale racconta quel che accade in tre scuole materne tedesche dei paesi di Sarentino, Ora e Cornaiano dove, di nascosto e fuori orario scolastico, i genitori si autotassano (70-80 euro a bambino) per avere un'ora di italiano alla settimana per i loro piccoli. E la stessa cosa succede in tanti altri paesi dove la popolazione è quasi totalmente di lingua tedesca e dove di italiano c'è rimasto forse ancora un carabiniere. Al tutto su Zett si aggiunge un eloquente corsivo: «In Sicilia la chiamano omertà». E spiega che i giornalisti si sono trovati davanti, per paura, «un muro di silenzio », e sono stati addirittura minacciati di querele, se chiedevano a insegnanti e genitori informazioni su questa lezione di italiano. Poi la stoccata contro la Volkspartei: «Se soffoca sul nascere queste modeste iniziative allora ha perso definitivamente ogni rapporto con la realtà e con i propri elettori». In realtà la ritrosia di insegnanti e genitori è sorta proprio nel trovarsi davanti a Zett, settimanale della potente Athesia e del quotidiano
Dolomiten che si considerano il baluardo autentico della ortodossia politica, culturale e patriottica sudtirolese.
In Alto Adige — dove le scuole sono separate sulla base dell'articolo 19 dello Statuto di autonomia e i rapporti tra i diversi gruppi sono ancora rari — il problema è antico e insieme attualissimo, soprattutto per gli italiani che il tedesco a scuola lo imparano troppo poco pur essendo indispensabile per vivere e lavorare: chi non lo conosce è tagliato fuori. Così da anni vengono chieste più ore di insegnamento del tedesco, cominciando il più presto possibile.
Ma il problema ora riguarda anche il mondo tedesco, soprattutto nei paesi dove gli italiani sono ormai una rarità. Sempre più giovani sudtirolesi non conoscono la lingua italiana e non hanno neppure compagni di gioco con cui usarla e impararla. La Svp lo ha capito facendo partire, tra mille polemiche e ricorsi alla Corte costituzionale, l'insegnamento della lingua di Dante già in prima elementare. Troppo poco per molti genitori. Ma gli antichi tabù Svp — coltivati per decenni e che comunque hanno garantito compattezza etnica ed elettorale — sono duri a morire.
Toni Visentini