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Comitato precari Arezzo E' meglio accendere insieme una candela, che restare a maledire le tenebre.

LETTERA APERTA A TUTTI I DOCENTI PRECARI Siamo un gruppo di docenti precari di Arezzo, abilitati con i concorsi ordinari e riservati, intendiamo rivolgerci con questa lettera agli aspiranti docen...

07/08/2003
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LETTERA APERTA A TUTTI I DOCENTI PRECARI

Siamo un gruppo di docenti precari di Arezzo, abilitati con i concorsi ordinari e riservati, intendiamo rivolgerci con questa lettera agli aspiranti docenti inclusi nelle graduatorie permanenti per cercare di superare le divisioni che si sono create all'interno della nostra categoria.
Riteniamo infatti che ci siano validi motivi e urgenti istanze per unirci in una battaglia comune.

Il contenzioso, la lotta all'ultimo punto che ci ha messi gli uni contro gli altri e la confusione delle graduatorie permanenti, stanno solo servendo a chi vuol prospettare e legittimare una modalità di reclutamento diverso, magari con la chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici.

Inoltre mentre ci accusavamo reciprocamente, intentavamo miriadi di ricorsi, nel silenzio più totale è passata una legge che prevede le immissioni in ruolo dei docenti di religione, quando per noi non c'è nessuna intenzione di stabilizzare il nostro rapporto di lavoro, a fronte di decine di migliaia di cattedre vacanti.

Ad aggravare la nostra condizione, i continui tagli agli organici che, oltretutto, impoveriscono la qualità della scuola pubblica, per non parlare del provvedimento che riconduce le cattedre a 18 ore frontali con conseguente riduzione dei posti per la scuola media e superiore.

Crediamo che tutti noi, dalla scuola materna alle scuole superiori, abilitati con i concorsi ordinari, riservati o con le SSIS, all'inizio o alla fine delle graduatorie, dobbiamo farci sentire: le divisioni servono solo a chi ci vuol far rimanere in una situazione di precarietà permanente.

Noi non vogliamo che la nostra identità di educatori sia svilita dalle lotte all'ultimo punto, chiediamo invece che si riconosca la dignità con la quale abbiamo esercitato e continueremo ' precariamente' ad esercitare il nostro lavoro.
E' meglio accendere insieme una candela, che restare a maledire le tenebre.


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