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CGIL critica: “Comandano le imprese”

La CGIL critica il nuovo Liceo del Made in Italy, definendolo un modo per piegare la scuola alle esigenze delle imprese e impoverire l’offerta formativa. Si teme la cancellazione dei licei economici sociali e una contrazione occupazionale. La FLC CGIL avrebbe preferito l’opzione tecnica anziché liceale

25/01/2024
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Il Resto del Carlino

Il liceo del Made in Italy, il nuovo percorso di studi a cui i ragazzi potranno iscriversi entro il 10 febbraio, non convince la CGIL.

“La posizione della FLC CGIL sul Liceo made in Italy non può che essere fortemente critica” conferma la segretaria provinciale, Tuscia Sonzini. Perché? “In generale – spiega – si tratta di asservire in maniera sempre più radicale la scuola superiore alle esigenze delle imprese e ai bisogni formativi del mercato con l’obiettivo di un rapido inserimento dello studente nel mondo del lavoro. Le ragioni che hanno visto nascere il liceo del Made in Italy, quindi, non sono quindi di carattere didattico ma stanno nella volontà di piegare la scuola pubblica a un modello autarchico e impoverito nell’offerta formativa”.

E non solo. Per Sonzini ci sono anche dei rischi da considerare che in prima battuta vanno a ridisegnare l’offerta didattica: “Sussiste – dice – la possibilità di cancellare in seno alle Scienze Umane i licei economici sociali che, invece erano in forte crescita, frutto di un indirizzo pensato, gradito, collaudato”. In seconda battuta, per la sindacalista emerge il rischio di una contrazione occupazionale: “Si andranno ad espellere le discipline che hanno la finalità formativa verso una coscienza critica e verso la consapevolezza dei propri diritti/doveri da parte di giovani cittadini. Ciò avrà una ricaduta sugli organici con una diversa selezione del personale ed è evidente con la contrazione di insegnamenti quali le Scienze umane”. La FLC CGIL è tra gli esperti che attendeva, se mai, l’opzione Made in Italy agganciata al percorso tecnico e non liceale. “Vero. Il Liceo made in Italy, senza poter offrire attività laboratoriale, di fatto, toglie spazio agli istituti tecnici e professionali, già penalizzati dalla riforma che ne limita la durata a quattro anni. Siamo di fronte a un salto nel buio e a un quadro estremamente sconfortante e confuso, non si conoscono i programmi e paradossalmente ci si chiede che cosa si andrà ad insegnare”.

La visione finale è fosca: “Non è di questo che necessita il sistema di istruzione, che subisce un’ennesima imposizione tendente a depauperarlo anziché sostenerlo. Il Liceo Made in Italy, meno studio e più apprendistato, va a minare la scuola pubblica nelle fondamenta”.


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