Centoventi docenti in meno a settembre nelle scuole pisane
Tagli pesanti anche sul personale Ata: la scure del governo continua ad abbattersi sull’istruzione
PISA. Guai in vista per il prossimo anno scolastico. La definizione degli organici degli insegnanti si scontra con i tagli voluti dalla riforma Gelmini. Una situazione drammatica non solo per i precari che da anni attendono un contratto a tempo indeterminato, ma anche per alcuni docenti di ruolo che si vedono scomparire la cattedra sotto il naso. Sebbene i dati non siano ancora definitivi, la panoramica sulle prospettive di impiego per i professori di Pisa e provincia a partire da settembre risulta tutt’altro che tranquillizzante.
Posti in meno. Secondo le cifre fornite dai Cobas relative alle scuole di ogni ordine e grado, per il prossimo anno scolastico è prevista una riduzione di 120 insegnanti e di 60 membri del personale Ata.
«A seguito della riforma vanno perduti tanti posti di lavoro soprattutto alle superiori, e di sicuro ci sarà qualche soprannumero anche alle medie - dice Gabriella Bresci della Flc-Cgil - La classe di concorso più colpita è senza dubbio quella di Lettere, ma anche le materie tecniche subiscono tagli pesanti».
Precari in cifre. Una stima degli insegnanti precari che dal prossimo anno scolastico si troveranno a competere per i pochi posti di lavoro rimasti si può fare a partire da quei docenti che nell’anno scolastico appena concluso hanno coperto le supplenze dei posti vacanti. Alla Cgil risultano 80 docenti di scuola secondaria, 23 di scuola elementare e 21 della scuola dell’infanzia, per un totale di 124 insegnanti (compresi quelli di sostegno) con i requisiti giusti per il contratto a tempo indeterminato. A questi si aggiungono 15 assistenti tecnici, 49 assistenti amministrativi e ben 216 collaboratori scolastici. Il totale? Oltre 400 precari.
«I dati sui posti vacanti alle superiori non sono ancora disponibili - continua Bresci - ma di una cosa si può star sicuri: gli aventi diritto saranno senza dubbio molti di più».
I perdenti posto. Ma i precari non sono gli unici nei guai. La contrazione delle ore di lezione voluta dalla riforma genera problemi anche per i docenti di ruolo (quelli per così dire già “sistemati”) che insegnando le materie tagliate rischiano di non vedersi confermata la cattedra il prossimo anno. L’insegnante può cercare di raggiungere le fatidiche 18 ore di lezione “spalmandole” su più istituti, ma i vincoli sono tanti e l’incastro magico non sempre riesce. L’orario può essere suddiviso in non più di tre scuole, ripartite su un massimo di due comuni, e compatibilmente con le ore della materia previste in ogni classe: c’è da impazzire.
Nelle scuole medie di Pisa e provincia sono già sei gli insegnanti che non sono riusciti ad accomodare la situazione in questo modo, quattro di Lettere (a Vicopisano, Castelfranco, Capannoli e Volterra), uno di inglese (alle Gamerra di Pisa) e uno di educazione musicale (alla Curtatone e Montanara di Pontedera). Se neanche una forzata domanda di trasferimento darà esito positivo, il loro destino sarà il ritorno nell’affollatissimo mondo delle supplenze annuali, gomito a gomito con i giovani precari, magari a cinquant’anni
Lucia Maffei