Brianza, i sindaci con i lavoratori K-Flex: "Niente tasse scolastiche per i figli". Nulla di fatto al ministero
La loro battaglia va avanti da oltre 40 giorni. Sono 25 i Comuni che hanno deciso di andare incontro ai 187 dipendenti che rischiano il posto. Vertice al ministero, dopo l'istruttoria sull'uso dei fondi pubblici per investimenti all'estero. Maroni in campo, convocherà l'ad
di Gabriele Cereda
Bloccate le rette di nido, scuole e mensa. A tendere la mano ai 187 operai della K-Flex sull'orlo del baratro sono i comuni della Brianza: 25 quelli che hanno aderito all'iniziativa di cui da giorni si parlava tra sindacati e primi cittadini davanti ai cancelli del colosso della gomma plastica di Roncello.
A prendere la decisione e convincere gli altri sindaci è stato Giorgio Monti, primo cittadino di Mezzago del Pd. Da oltre 40 giorni le tute blu sono in sciopero e non porteranno a casa la busta paga. "Non possiamo permettere che queste persone ricevano lettere di sollecito perché sono in arretrato con i pagamenti delle rette scolastiche o per i buoni della mensa dei propri figli. C'è prima di tutto la dignità e loro stanno lottando perché la loro non sia cancellata", dice Monti. I sindacati hanno preparato una lista dettagliata di tutte le maestranze coinvolte nel presidio. Per ognuno di loro è indicato da quanti membri è composto il nucleo familiare e quanti sono i figli a carico.
I sindaci stanno studiando la formula per aggirare le norme e rendere possibile la sospensione delle tasse. "Abbiamo già una task force al lavoro ed entro l'inizio della prossima settimana il provvedimento sarà operativo. Stiamo studiando caso per caso per aiutare il più possibile le famiglie e i loro figli", prosegue il sindaco. "Lo stiamo facendo proprio per i nostri figli - dice un lavoratore - . E' per regalare loro un futuro migliore che non ci sposteremo di qua. Ci stanno arrivando aiuti da tutte le parti. Speriamo che questa situazione si risolva nel miglior modo possibile e velocemente". Intanto i gruppi di acquisto solidale stanno raccogliendo cibo da portare ai lavoratori in presidio e da distribuire alle famiglie. Ogni giorno, davanti ai cancelli di via Da Vinci, sede della K-Flex arrivano operai delle altre aziende della zona per portare la loro solidarietà.
Oggi all'ora di pranzo al ministero dello Sviluppo economico, alla presenza del viceministro Teresa Bellanova, e dell'assessore regionale lombardo all'Istruzione, Formazione e lavoro, Valentina Aprea, si sono incontrati sindacati e vertici aziendali. La proprietà ha confermato gli esuberi anche davanti alla richiesta del governo di un nuovo piano industriale. "Lo squilibrio tra domanda e offerta e le gravi carenze strutturali dello stabilimento di Roncello rendono impossibile potervi proseguire l'attività e anti-economico il mantenimento in essere del sito. La conseguenza è di dover cessare l'attività produttiva della sede di Via Leonardo da Vinci", fa sapere la multinazionale a conduzione familiare.
Al momento gli unici lavoratori che la La K-Flex intende salvare sono quelli del reparto ricerca e sviluppo e della logistica: 60 persone in tutto, che da quando è iniziata la protesta non sono mai usciti dallo stabilimento. "Di fronte alla posizione di assoluta chiusura assunta da K-Flex, abbiamo chiesto di avviare una discussione sindacale aperta e franca che non debba obbligatoriamente concludersi con i licenziamenti e la chiusura della produzione. Non indietreggeremo di un metro", ha detto l'assessore Aprea. "Il presidente Maroni, informato dell'esito negativo del confronto - ha aggiunto Aprea - ha manifestato la volontà di convocare con urgenza l'amministratore delegato Carlo Spinelli per chiedergli di rivedere la posizione dell'azienda".
Soddisfazione per la presa di posizione del governo la esprimono i sindacati: "Il viceministro ci ha anche promesso che la forza pubblica rimarrà accanto ai lavoratori che sono la parte debole e onesta e che l'azienda, diffidata dall'intraprendere comportamenti provocatori, sarà ritenuta responsabile dell'ordine pubblico, dato che è l'azienda responsabile di scelte gravi e unilaterali".
Sul caso K-Flex il ministero dello Sviluppo economico ha aperto un'istruttoria per capire dove siano finite le decine e decine di milioni di euro di finanziamenti pubblici utilizzati dal colosso mondiale della chimica, che ha deciso di smantellare lo stabilimento in Brianza, mettendo alla porta i 187 lavoratori. Soldi che sarebbero dovuti rimanere sul suolo italiano e che invece sembra siano stati utilizzati per investimenti all'estero. Nei giorni scorsi i lavoratori avevano bloccato la provinciale, incassando la solidarietà degli automobilisti.