Alla fine interviene la polizia. Chiamata dai funzionari dell´Ufficio scolastico per calmare i bidelli inferociti che ieri hanno ritardato per più di un´ora l´assegnazione delle supplenze annuali dei collaboratori scolastici. Scena della protesta le scuole medie Irnerio di via Finelli. I posti in tutto erano 186, tra orari completi e spezzoni, mentre i convocati 220. Così quelli che hanno scoperto ieri mattina che potrebbero rimanere senza lavoro si sono fatti sentire. Gridando «Vergogna», «Lavoro per tutti» alcune decine di persone hanno protestato dentro a una sala stipata fin sui tavoli della commissione che svolgeva le chiamate.
I funzionari hanno chiamato la polizia che ha convinto i bidelli ad abbandonare la sala permettendo così di continuare i lavori. Ma la rabbia resta anche quando si sono calmati gli animi.
«L´anno scorso ho lavorato quattro mesi per una sostituzione, ora sono in disoccupazione fino a settembre con 600 euro al mese poi non so più cosa fare. E sono divorziato e con un figlio», spiega Giacinto Micello, 46 anni, uno di quelli che ha protestato. Ma tra questi c´è anche chi ha messo assieme cento contratti in dieci mesi in venti scuole diverse, caso limite che testimonia bene la condizione di questi bidelli che aspirano al posto fisso a un´età media attorno ai cinquant´anni. A complicare quest´anno le nomine il fatto che le assunzioni a tempo fisso sono saltate per un articolo della spending review che ha reso impossibile contare il numero esatto di posti da assegnare. Così sono partite, in ritardo, solo le supplenze annuali. «Il numero di posti continua a diminuire anno dopo anno e bisogna accontentarsi di spezzoni di ore sempre più corti, se non addirittura restare senza - racconta Rosanna Mulas - ci sono 340 persone in graduatoria che in questo modo non verranno mai chiamate. E siamo a Bologna». Ma ieri ci si è messo anche «un errore dei funzionari», denunciano i bidelli che protestano: la possibilità concessa di scegliere la scuola anche a chi ha parenti disabili e non disabilità proprie. «Ci saranno dei ricorsi», promettono.
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