Ancora tagli nella scuola In Lombardia via altri 2.400 insegnanti
per effetto della manovra
Sempre meno maestre e professori nelle scuole della Lombardia. Il ministero dell´Istruzione ha quantificato l´ultima tranche di taglio dell´organico prevista dalla finanziaria 2008: dal prossimo anno le classi riapriranno con 2.415 insegnanti in meno, 1.424 dei quali solo nella scuola primaria. La scure del ministero torna ad abbattersi su un sistema già provato dalle pesanti riduzioni degli anni scorsi: negli ultimi 3 anni, infatti, sono già stati cancellate circa 4mila cattedre in tutta la regione (3.375 nel 2009 e 876 nel 2010). A Milano, probabilmente, l´effetto sarà più pesante. «La direzione scolastica regionale ci ha già annunciato che i criteri saranno quelli degli scorsi anni - ha detto Attilio Paparazzo della Cgil Flc Milano - e che i tagli avranno le stesse proporzioni». Nel 2010 circa metà degli 876 posti in meno la metà sono stati nelle scuole milanesi e quindi, se il criterio dovesse rimanere lo stesso, in città ci saranno 1.200 insegnanti in meno, 700 dei quali nelle elementari. «Un vero disastro - secondo Rita Frigerio della Cisl Scuola - perché la situazione è insostenibile. Già quest´anno far fronte alle esigenze delle scuole è stato un mezzo miracolo, come si farà il prossimo anno davvero non riesco a immaginarlo. A Milano non c´è proprio niente da tagliare, casomai ci sarebbe da restituire».
A forte rischio sarà soprattutto il tempo pieno. Nel 2010 ben 3mila famiglie hanno dovuto rinunciarci. Nel luglio scorso, il ministro Gelmini aveva sbandierato come una vittoria la possibilità di soddisfare il 92 per cento delle richieste. «Per garantire le 40 ore di attività - ha calcolato la Frigerio - i dirigenti scolastici sono stati costretti a far ruotare in media cinque docenti per classe, con punte di otto. Che offerta didattica può esserci per dei bambini che si trovano davanti otto insegnanti diversi a rotazione? Quest´anno le famiglie hanno confermato le stesse richieste, voglio vedere cosa si riuscirà a fare» Sindacati e insegnanti stanno già organizzando la protesta. «Stiamo svolgendo centinaio di assemblee e molte iniziative stanno già partendo negli istituti - ha detto Paparazzo - si discute anche delle parole di Silvio Berlusconi contro la scuola pubblica. Uniremo i nostri sforzi in due appuntamenti principali: lo sciopero del 6 maggio e il sit-in del 12 marzo. Per dire no a questa scientifica vendetta contro la scuola italiana».