Abilitazione all’insegnamento, il caos dei corsi
DUECENTO insegnanti precari in educazione artistica sono stati divisi, per la frequenza ai corsi per l’abilitazione, tra l’Accademia di Belle Arti e l’Ateneo di Bologna. Il criterio scelto è stato quello alfabetico: peccato che chi capiterà in Accademia pagherà una tassa di iscrizione di 2.600 euro, gli altri di 2.200
I DUECENTO insegnanti precari in educazione artistica sono stati divisi, per la frequenza ai corsi per l’abilitazione, tra l’Accademia di Belle Arti e l’Ateneo di Bologna. Il criterio scelto è stato quello alfabetico: peccato che chi capiterà in Accademia pagherà una tassa di iscrizione di 2.600 euro, gli altri di 2.200. «Ci sono 400 euro di differenza, per corsi che gli insegnanti devono fare obbligatoriamente per abilitarsi senza nemmeno poter scegliere dove iscriversi», denuncia la Flc-Cgil. Poi ci sono i maestri delle materne ed elementari: a loro va anche peggio
perché gli Atenei emiliani non hanno fatto partire i corsi. Insomma, è caos sui percorsi abilitanti speciali (Pas) rivolti ai 2.500 docenti precari, che lavorano da almeno tre anni, in Emilia Romagna. I Cobas avevano lanciato uno sciopero della fame, ora è la Cgil regionale ad andare all’attacco con la segretaria Raffaella Morsia: «I corsi devono essere garantiti, gratuiti o a prezzi calmierati. E le università e i presidi devono permettere la frequenza a chi già lavora. Non è possibile che un insegnante precario debba essere costretto a licenziarsi o a non abilitarsi».