A Monfalcone resta caldo il tema scuola
Il Sindaco Cisint incontra i sindacati. Zonta (FLC CGIL) indica altri metodi d'integrazione. E arriva il MCE da Venezia.
da ilFriuli.it
Associazioni, sigle sindacali e cittadini si sono dati appuntamento davanti al municipio di Monfalcone per esprimere la loro contrarietà alle decisioni dell’amministrazione comunale sul tetto massimo per gli alunni non italofoni stabilito tra Comune e Istituti comprensivi qualche mese fa. Tetto che, secondo i manifestanti, avrebbe impedito a numerosi bambini, tutti provenienti da famiglie di nazionalità non italiana, d'iscriversi alle scuole monfalconesi.
“Ci sono altre strade piuttosto che l’esclusione. Strade che vanno perseguite con le risorse, con le scuole, con didattica, laboratori aperti, mediatori culturali, classi con meno alunni all’interno” sottolinea Adriano Zonta, segretario regionale della Flc Cgil. “Il problema di Monfalcone va affrontato con l’inclusione. Quella intrapresa, invece, è la via dell’esclusione, purtroppo nei confronti dei bambini stranieri”.
“Noi vogliamo l’uguaglianza tra tutti i bimbi. Sono qui”, dichiara Domenico Canciani del Movimento Cooperazione Educativa di Venezia ed ex insegnante, “perché la situazione di Monfalcone è diventata una questione nazionale. La quota che cita il sindaco sempre, cioè il 40%, è una percentuale che va guardata con attenzione. Cosa significa stranieri? Ho avuto stranieri nelle mie classi che, dalla materna alla scuola media, erano sempre stati italiani e, addirittura, non conoscevano il loro Paese d’origine. Se si dice che il problema non esiste non lo si potrà mai risolvere”, conclude.
Il sindaco, Anna Cisint, però, procede sulla linea già annunciata da tempo dall'amministrazione. E a chi le chiede se, con l’accordo firmato assieme alle scuole, abbia discriminato un gruppo di bambini stranieri, risponde che “ha discriminato chi non ha preso in carico questo problema. Perché 27 bambini stranieri su 28 totali in una classe hanno creato un ghetto. La discriminazione è altra: sono mamma e ho ben presente quali sono i percorsi degli studenti. Riteniamo che ghettizzare i bambini stranieri non italofoni non sia un valore educativo e formativo per nessuno”.
“Ci sono dei problemi, è vero”, ammette il garante comunale ai diritti dell’infanzia, Francesco Orlando, “ma esclusioni ci sono state anche negli anni precedenti perché per le scuole dell’infanzia i posti sono minori rispetto alla domanda. Il numero non è eclatante. Si parte dai 31 rimasti esclusi nel 2011 per arrivare ai 22 di quest’anno. E’ vero che all’inizio erano 79, ma sono stati gradualmente assorbiti dalle strutture del territorio. Chi non ci è andato è perché non ci è voluto andare” conclude Orlando, “non perché non c’erano posti”.