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Democrazia, formazione e lavoro: il contributo di Bruno Trentin

24/08/2007
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L’attenzione alla persona e ai diritti della persona che lavora, e quindi alla formazione come leva decisiva, è un aspetto fondamentale del pensiero di Bruno Trentin , non a caso considerato come il padre delle 150 ore di diritto allo studio, volute negli anni 70.

Le sue riflessioni sui temi del sapere e della conoscenza, della loro connessione con il mondo della produzione e con lo sviluppo sociale ed economico di una paese hanno sempre costituito un prezioso contributo per il lavoro del sindacato, di quello della conoscenza in particolare.

Ultimo atto di questo stretto rapporto, il contributo - di cui riportiamo una sintesi - che Bruno Trentin ha dato al tema “Conoscenza e beni comuni”, all’interno di un seminario tenutosi al Congresso fondativo della FLC, a Trieste e Portorose.

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Democrazia, formazione e lavoro

Oggi quello che conta è l’accesso alla conoscenza. Chi ne è escluso, è escluso dai diritti civili e politici. Siamo di fronte a una battaglia epocale che richiede, per essere vinta, investimenti, prima di tutto umani.

Ma oggi la conoscenza è un bene deteriorabile e la conquista della conoscenza non può avvenire una volta per tutte. E non si può pensare di affidarsi all’autosufficienza del mercato. Oggi le imprese non sono interessate a investire in una conoscenza a lungo termine nè in innovazione nè sul personale. L’investimento a lungo termine è a rischio, preferiscono quello che rende a breve, incassare e scappare. D’altronde perchè investire in formazione su un lavoratore precario?

Per questo la politica, la Stato devono intervenire sul fronte dell’innovazione, della formazione e della conoscenza, impegni che richiedono tempi lunghi e su cui vanno spostate risorse dalla rendite finanziarie. Ogni giorno invecchiano qualifiche, competenze e saperi e di conseguenza ci sono persone che vengono espulse dal lavoro, ma anche dal sapere. Per questo è importante la formazione lungo tutto l’arco della vita.

Una politica di inclusione che prevede l'accesso al sapere e alla formazione nel corso della vita implica tante cose. La scuola, l’impresa, il territorio, il sindacato, le istituzioni, l’università: nuovi rapporti tra soggetti diversi, garanzie, nuove forme di contrattazione collettiva, agenzie pubbliche del lavoro. La formazione e il bisogno di conoscenza non possono essere lasciati ai singoli. Occorre riattivare quindi esperienze come quelle delle 150 ore che fu non solo grande momento di emancipazione e di democrazia, ma anche una grande esperienza didattica.

Roma, 24 agosto 2007

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