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Scuola italiana all'estero: i motivi dello sciopero del 18 marzo

Contro lo smantellamento della scuola italiana all'estero e per una riforma organica del sistema. 18 marzo 2009, sciopero generale di tutti i settori della conoscenza.

03/03/2009
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Per il governo di centro destra la scuola e le iniziative per la promozione e la diffusione della lingua italiana all'estero non sono risorse da valorizzare ma un centro di spesa da tagliare.

Questa logica "miope" attuata dall'asse Berlusconi/Tremonti/Gelmini/Frattini mette in seria discussione quel minimo di welfare finalizzato al sostegno della comunità italiana all'estero colpendo con particolare "spietatezza" sia il segmento della promozione e della diffusione della lingua italiana nel mondo sia quello della scuola tradizionalmente intesa.

Vi è infatti una stretta relazione tra i tagli sul contingente dovuti al dl 93 (legge con cui è stata finanziata l'operazione ICI), gli effetti della "controriforma" Gelmini e la riduzione drastica in finanziaria dei capitoli di spesa del MAE relativi alla promozione e diffusione della lingua italiana nel mondo e al sostegno degli italiani all'estero.

Le conseguenze di questi interventi sono drammatiche proprio perché riducono, sia quantitativamente che qualitativamente, l'intero sistema di istruzione e formazione all'estero relegandolo ad un residuale momento di testimonianza e condannandolo ad un inesorabile declino. Non solo si tagliano posti di lavoro, ma si riduce in maniera drastica l'offerta formativa azzerando in alcune realtà gli interventi a sostegno della nostra emigrazione e negando ai nostri connazionali all'estero percorsi di concreta integrazione.

Si tratta di scelte politiche sbagliate e in controtendenza con quelle operate dai grandi Paesi che invece investono di più su questo terreno nella consapevolezza che, in una situazione di crisi mondiale, puntare sulla diffusione della lingua e della cultura rappresenti una scelta strategica per un loro rilancio internazionale sul piano politico, economico e sociale, oltre che culturale.

Mutilare la nostra politica culturale, che nella diffusione della lingua trova il viatico indispensabile per lo sviluppo delle relazioni culturali, politiche ed economiche dell'Italia con gli altri Paesi, significa rinunciare ad una potenziale politica di rilancio del nostro Paese nel mondo che, in una fase di recessione economica, può sicuramente rappresentare una chance in più per la nostra politica economica e sociale.

Significa, inoltre, cancellare quasi quarant'anni di sostegno alla nostra migrazione che attraverso la lingua e la cultura ha consentito di mantenere vivo il rapporto di appartenenza con l'Italia.

Le scelte del governo appaiono ancora più inopportune in quanto non tengono nemmeno in considerazione le diverse proposte di legge di riforma delle iniziative scolastiche all'estero depositate nelle scorse settimane in Parlamento che vanno in tutt'altra direzione. In questo modo non solo si svilisce il confronto parlamentare, ma si impedisce qualsiasi processo riformatore vero.

Dentro queste scelte di politica residuale va collocata anche la volontà da parte del governo di non aver voluto affrontare, in occasione del rinnovo del biennio economico 2008/2009, la sequenza estero ossia una revisione del capo X del ccnl della scuola finalizzato a introdurre, per via negoziale, modifiche normative sostanziali e significative del personale della scuola in servizio all'estero sia a tempo indeterminato che a tempo determinato tese a dare più efficienza ed efficacia al sistema. Per la FLC Cgil si tratta di una scelta inaccettabile che tende a negare il diritto alla contrattazione e al confronto e a ripristinare la logica unilaterale delle decisioni.

La FLC Cgil, nel dire no alla politica dei tagli indiscriminati al sistema scolastico ed educativo italiano all'estero complessivamente inteso, condivide e sostiene le proteste delle nostre collettività e del personale che a vario titolo opera nelle scuole e nelle istituzioni scolastiche nei corsi di lingua e cultura.

La FLC Cgil è, invece, convinta che la scuola e le istituzioni scolastiche italiane all'estero svolgono un ruolo strategico nella determinazione della nostra politica culturale, per questo hanno bisogno di essere profondamente rinnovate e sostenute a cominciare dal ripristino di tutte le risorse cancellate.

Per la FLC Cgil ciò che oggi serve è un radicale processo riformatore che partendo dalla centralità dell'intervento pubblico ridefinisca l'orizzonte dei diritti e dei doveri di tutti gli altri soggetti i coinvolti alla realizzazione dl sistema di qualità e di efficienza dentro un quadro di regole certe e ben definite a partire dal pieno riconoscimento dei diritti dei lavoratori, degli alunni e delle loro famiglie.

È dentro quest'orizzonte che vanno ridisegnate le norme nuove capaci di ricostruire una rete efficace ed efficiente in grado di armonizzarsi con i bisogni dei nostri connazionali e integrarsi con i sistemi di istruzione degli altri Paesi.

marzo 2009

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