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Consultazione sulla realizzazione dell’Istituto Europeo di Tecnologia (IET)

La presa di posizione del Comitato Esecutivo dell’Etuce, del maggio scorso.

01/06/2006
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Entro la metà giugno 2006, la Commissione (educazione) dovrà avanzare proposte in merito alla creazione di un nuovo polo d’eccellenza, l’Istituto Europeo di Tecnologia, in cui far convergere i migliori gruppi di lavoro e le migliori facoltà universitarie in vari settori strategici in tutta Europa. L’ipotesi presentata dalla Commissione è stata accompagnata da un’ampia consultazione pubblica.

Roma, 1 giugno 2006

Il testo del documento dell'ETUCE

L’ETUCE, pur condividendo gli obiettivi relativi alla creazione dell'Istituto Europeo di Tecnologia (IET), esprime numerose riserve sulla proposta come attualmente formulata. Innanzi tutto, una nuova iniziativa di tale tipo deve rappresentare un “valore aggiunto” e non distruggere il lavoro d’alta qualità svolto negli istituti europei d’istruzione superiore. Il finanziamento dell’IET deve, inoltre, appoggiarsi su nuove risorse e occorre l’impegno che si tratti di un’istituzione pubblica e la sua creazione non deve mettere in gioco le complesse e delicate relazioni esistenti tra l’offerta dell’istruzione superiore pubblica e il settore privato. Infine, l’IET deve operare come network che dissemini, con maggiore ampiezza, le esperienze e le conoscenze in Europa e non come istituzione monolitica, centralizzatrice di risorse.

L’ETUCE ricorda la dichiarazione del Commissario europeo Jan Figel, per cui “ nonostante i molti successi europei nel campo della ricerca e dell’istruzione, elementi recenti rivelano difficoltà a tradurre tali risultati in vantaggi competitivi per le imprese europee. L’Europa, con poche eccezioni, resta al traino per quanto concerne la creazione, disseminazione e applicazione delle “nuove conoscenze”…L’Istituto europeo di tecnologia potrebbe giocare un ruolo innovativo nel sostenere il trasferimento delle conoscenze, stimolando al lavoro in partnership i migliori ricercatori e le migliore imprese da tutto il mondo.”

L’Etuce ricorda anche le parole del presidente Barroso ad apertura della consultazione pubblica “ Dobbiamo rafforzare tutti insieme il potenziale europeo nel campo della ricerca e della tecnologia, favorendo le carriere nella ricerca, incoraggiando i ricercatori europei a rimenare in Europa e attirando in Europa i migliori cervelli da tutto il mondo.”

L’Etuce riconosce che enormi aspettative sono state espresse da molte parti sulla creazione dell’Istituto europeo di Tecnologia

L’Etuce nota che:

  • la diagnosi della situazione europea è principalmente svolta utilizzando come riferimenti gli Stati Uniti e il Giappone. In questo contesto, è importante prendere in considerazione, come anche riconosce la Commissione europea, il flusso di giovani ricercatori, di professori e di ricercatori universitari di talento verso gli Stati Uniti, con cui si evidenzia il fatto che sono gli individui i veri veicolatori delle conoscenze;

  • il confronto con gli Stati Uniti rivela aree europee d’eccellenza nella ricerca e nell’innovazione, ma anche aree in cui l’Europa ha prestazioni inferiori;

  • l’IET potrebbe trarre benefici da una chiara definizione della sua missione. A livello generale, si potrebbe identificare come missione permanente dell’IET: la ricerca dell’eccellenza nel settore della ricerca nel mondo accademico da un lato e il superamento del gap con il mondo dell’impresa e l’innovazione dall’altro;

  • nel quadro del dibattito sull'IET, poca riflessione è stata fatta sul modo di trattare le aree della ricerca in cui l’Europa è al traino o in cui sta perdendo il proprio potenziale umano di maggior talento, in favore dei suoi competitori globali. Questo compito di natura più difensiva, che potrebbe essere di natura temporanea, dovrebbe essere considerato anche tra le missioni dell’IET;

  • un certo numero d’organizzazioni fondamentali, comprese la EUA e l’Esib, ha espresso riserve sull’IET.

L’ETUCE dichiara:

  • Diamo il nostro sostegno condizionato alla creazione dell’IET al fine di sviluppare e rafforzare il triangolo ricerca- istruzione - innovazione, purché si dia una risposta alle nostre preoccupazioni.

  • Nel realizzare l’IET, bisognerebbe privilegiare un approccio tipo network al fine di mettere a profitto e di completare quanto già esistente, di assicurare la migliore copertura geografica delle esperienze, sostenendo lo sviluppo nelle aree europee meno favorite, e di evitare la creazione di un’istituzione monolitica che metta in pericolo le strutture e le risorse attualmente esistenti.

  • La definizione della missione dell’IET dovrebbe focalizzarsi sulle ragioni per cui l’IET è necessario e anche sul bisogno di coordinamento per evitare il rischio di frapposizioni, per esempio con il Programma Quadro di Ricerca europeo, o duplicazioni delle iniziative nel campo della ricerca.

  • Anche noi percepiamo e sosteniamo l’idea che l’IET abbia un approccio innovativo, volto a superare il gap tra mondo accademico e mondo delle imprese. In ogni modo, crediamo che l’IET debba mantenere i più alti standard di libertà accademica e d’indipendenza se vuole avere credibilità nel mondo accademico e giocare un ruolo serio nell’innovazione scientifica.

  • Lavorare con le conoscenze è una caratteristica del mondo accademico ed è, per propria natura, sia competitivo sia orientato a livello internazionale. Le aspettative sull’IET in quanto nuova istituzione sono molto alte, considerando che non ha ancora né un passato professionale né una propria reputazione. L’IET non può e non dovrebbe essere inteso come un “MIT miracoloso” che risolve i problemi dell’Europa, ma dovrà mettere a profitto la rete delle esperienze e delle pratiche esistenti. Dovrà mettersi alla prova, fornendo valore aggiunto.

  • Aspettative troppo alte in connessione con l’IET potrebbero aumentare il rischio di critiche o di fallimento. Questo potrebbe danneggiare, nel lungo periodo, il sostegno alla ricerca e alla creazione della società della conoscenza .

L’ETUCE chiede alla Commissione di:

  • assicurare risorse sufficienti all’IET senza intaccare o bloccare le risorse esistenti nell‘area della ricerca e dell’istruzione superiore, segnando una positiva differenza rispetto alla disponibilità attuale e aggiungendo un forte elemento di cooperazione a livello paneuropeo. Il finanziamento e l’organizzazione dell'IET non sono chiaramente definiti nella Comunicazione del 22 Febbraio e ciò solleva alcuni interrogativi fondamentali. La formulazione della Commissione “ un sostanziale finanziamento di base per l’inizio”, è troppo vaga e dà l’impressione che la Commissione non voglia sostenere quest’istituzione nel lungo periodo. Questo è un progetto a lungo termine e deve avere certezza di finanziamenti. Né le attività essenziali dell’IET possono appoggiarsi sul finanziamento del settore privato, senza minarne il percorso e mettere a rischio la libertà accademica. Dovrebbe apparire chiaramente che la necessità di sostenere l’IET non dovrebbe essere un pretesto per tagliare risorse all'istruzione superiore e alla ricerca nelle istituzioni già esistenti nei diversi paesi europei. E’ in ogni modo importante sottolineare che la volontà d’investire costituisce per gli altri partner una misura ed un segnale dell’impegno dell’Unione europea a sviluppare l’IET. La sua reputazione e il suo passato professionale costituiranno ovviamente i principali motivi d’attrazione perché altri soggetti vi investano.

  • Considerare criticamente e ulteriormente esaminare l’idea di assecondare le risorse dalle organizzazioni esistenti che, in molti casi, sono probabilmente unità di ricerca e dipartimenti similari nelle università e in altri centri di ricerca con eccellente operato. Come saranno coinvolte le università, che cosa ci guadagneranno, come saranno trattate le questioni del personale e della proprietà intellettuale? In particolare, quali motivazioni e protezioni saranno offerte al personale che rientra nell’IET o che ne resta fuori? Sono tutte questioni che devono essere affrontate in premessa e ci deve un’assicurazione sul coinvolgimento dei sindacati rappresentativi del personale accademico a livello nazionale ed europeo.

  • Negoziare con i rispettivi partner nazionali accordi collettivi relativi alle condizioni dei ricercatori e d’altro personale o che tali condizioni siano determinate in un accordo quadro europeo che includa questioni relative alla mobilità, ai trasferimenti, ai benefici sociali e ai diritti di proprietà intellettuale. Disposizioni già esistenti, come il codice e la carta europea dei ricercatori, devono essere pienamente rispettate.

  • Mantenere un solido equilibrio nel governo e nella gestione dell’IET tra interessi pubblici, privati e commerciali, inclusa la rappresentanza del mondo accademico, dei ricercatori e d’altro personale.

  • Garantire l’autonomia della ricerca condotta dall’IET . Il giusto equilibrio tra autonomia e selettività dovrebbero basarsi su valori scientifici e collegiali. L’IET dovrebbe portare avanti la propria missione in modo indipendente, ma in cooperazione e partnership; la selezione e la valutazione dovranno essere basate sull’eccellenza accademica.

  • Garantire la possibilità degli Stati membri di utilizzare i risultati e la produzione dell’IET. Scopo primario dovrebbe essere il beneficio apportato alla comunità nel suo complesso. L’industria e il settore privato non dovrebbero guadagnare in modo esclusivo e preferenziale dei benefici e degli esiti del futuro lavoro dell’IET. E’ essenziale considerare come istituzioni non direttamente coinvolte nell’IET possano beneficiare da una situazione di “creazione d’impresa”, che può allargare la disseminazione e rafforzare la qualità nelle istituzioni tradizionali.

Per concludere:

L’Etuce sostiene la creazione dell’IET, se la proposta è sviluppata in modo da dare una risposta positiva alle preoccupazioni alle riserve espresse.

Crediamo che l’IET possa costituire un vantaggio prezioso solo se è strettamente connessa, attraverso un network, all’insieme delle risorse/strutture già esistenti in gran numero a livello europeo, se promuoverà ulteriore cooperazione tra le istituzioni esistenti e crei un “valore aggiunto”.

Tale network, possibilmente coordinato dall’IET, è necessario per la circolazione delle conoscenze e per un’effettiva ed efficiente risposta alle questioni, aspettative e necessità da parte del mondo dell’impresa, dell’industria, della ricerca e dell’istruzione nei paesi membri. Noi riteniamo che, in molti casi, tali risposte e soluzioni sono già disponibili, ma che non sono conosciute alle istituzioni/imprese che hanno posto la questione. D’altronde, l’IET dovrebbe organizzare, in altre parole facilitare e/o contattare, progetti e studi finalizzati a generare/sviluppare una soluzione per questi problemi specifici.

Ma allo stesso tempo dobbiamo restare vigilanti: un interesse specifico per l’IET non dovrà far scordare che occorre rilanciare la produzione delle conoscenze, migliorare la qualità e assicurare le migliori condizioni possibili per l’istruzione superiore e gli istituti di ricerca.

Ripetiamo la nostra preoccupazione per le carriere e il lavoro del personale che sarà direttamente o indirettamente coinvolto nell’istituzione dell’IET e perché siano garantiti loro protezioni appropriate e diritti sindacali.

Ci aspettiamo che la Commissione continui a coinvolgere l’ETUCE nell’ulteriore lavoro sull’istituzione dell’IET.

Maggio 2006

Tag: etuce/csee

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