Il contratto degli Enti Pubblici di Ricerca
Un commento articolato delle norme previste nel contratto degli Enti Pubblici di Ricerca siglato il 3 dicembre.
Sabato 3 dicembre alle 3,30 di mattina è stata sottoscritta l'ipotesi di accordo per il rinnovo del CCL Ricerca, dopo una trattativa lunga e quanto mai complessa. Il negoziato infatti, per un insieme di ragioni che attengono ai rapporti con le controparti e tra le OO.SS., non riusciva a sciogliere i principali nodi di impianto del contratto e, da giugno ad oggi, aveva faticosamente prodotto solo testi parziali e poco innovativi. La possibilità di una svolta si è cominciata a concretizzare a novembre, quando il Comitato di Settore, preso atto dell'insostenibilità della situazione, ha modificato a poco a poco le sue posizioni nel senso da noi richiesto, arrivando finalmente a produrre una bozza di testo su tutti i punti oggetto della trattativa. E' utile sottolineare che le giornate di mobilitazione di fine ottobre, e le numerose azioni di protesta nei singoli Enti, hanno avuto un peso assai rilevante nel fare maturare la situazione.
Il Comitato Direttivo Nazionale FLC ha espresso un giudizio positivo per il merito dell'intesa: nell'ipotesi sottoscritta si ritrovano quasi tutti i temi che la nostra piattaforma aveva indicato come prioritari, e si danno soluzioni avanzate alle richieste della nostra organizzazione.
E' in primo luogo da evidenziare il fatto che il contratto comprende sia il quadriennio normativo 2002-2005, sia il primo biennio economico 2002-2003, sia il secondo biennio economico 2004-2005. L'atto di indirizzo per il secondo biennio è stato approvato dal Consiglio dei Ministri venerdì 2 alle 14, è stato recapitato nel pieno della trattativa in corso, e l'ipotesi è stata siglata meno di quattordici ore più tardi, senza ulteriori ritardi. Dopo l'impossibile dilazione di tempi, si realizza lo strano - e per noi gradevole fenomeno - per cui il contratto Ricerca scavalca tutti gli altri contratti pubblici in lista d'attesa, e, insieme con la Scuola e i Ministeri, è l'unico ad avere chiuso tutta la parte economica.
Di seguito una breve ricapitolazione dei punti principali dell'intesa:
- tempo determinato e precariato: viene introdotto il limite al 20% per il T.D., da raggiungere progressivamente riducendo i contratti esistenti; viene introdotta una norma in base a cui, se il contratto a T.D. è stato stipulato con le stesse regole del reclutamento a tempo indeterminato (concorso pubblico nazionale), gli Enti possono trasformare i contratti a T.D. in assunzioni permanenti attraverso una semplice valutazione interna e senza ulteriori selezioni; viene introdotta nei concorsi pubblici la possibilità di riservare il 20% del totale dei posti a lavoratori a T.D. e a sottoinquadrati; gli Enti sono tenuti ad effettuare una ricognizione periodica dei lavoratori precari: chi sono, quanti, con quali funzioni, quale retribuzione, quali contratti, e portarli al tavolo del confronto con il sindacato. Si apre con queste norme la possibilità di un intervento sindacale importante per risanare la piaga dell'incertezza del lavoro.
- tabelle di equiparazione (art. 6): centinaia di lavoratori, presto migliaia, con il prossimo ingresso dell'Enea nel comparto Ricerca, sono in attesa di regole per definire la loro collocazione di inquadramento, fino ad oggi difficilissima per l'assenza di regole certe, e rischiavano di perdere gran parte del salario accessorio di provenienza e l'anzianità. Le regole stabilite in contratto ci consentono di lavorare con maggiore certezza di tutela per questi lavoratori, e di dare loro un inquadramento che corrisponda alla loro progressione professionale, retributiva e di carriera nel comparto di provenienza.
- progressioni di carriera (art. 8 e 15): il punto più controverso, che ha bloccato per mesi il negoziato; l'accordo riconosce la nostra richiesta di separare i criteri per il reclutamento dai criteri per la carriera, dando così un modello omogeneo di progressioni di carriera a tutto il personale. Non è più necessario per ricercatori e tecnologi un concorso pubblico nazionale per passare di livello ma, come per i tecnici e amministrativi, si tratta di una selezione interna. Non più riserve di posti sui concorsi pubblici nazionali, come prevedeva il vecchio art. 64, ma tanti passaggi quanti ne prevede la programmazione del fabbisogno di personale e ne consentono le risorse disponibili, eliminando così anche la necessaria e vincolante autorizzazione esterna ai concorsi da parte del Ministero della Funzione Pubblica. Le risorse da mettere a bilancio per i passaggi sono oggetto di contrattazione. Le prime due fasce retributive dei tre livelli sono ridotte ciascuna di un anno, per agevolare coloro che sono entrati a tempo indeterminato spesso non più giovanissimi e dopo un lungo precariato. Per i tecnici ed amministrativi sono ridotte rispettivamente a cinque e quattro anni le anzianità necessarie al passaggio di livello, ulteriormente riducibili a quattro e tre anni. Per tutti, viene stanziata una cifra minima dello 0,25% del monte salari per attuare i passaggi di carriera per il biennio 2002-2003 per chi non ha applicato gli art. 53, 54 e 64 del vecchio contratto, con modalità differenziate a seconda dello stato di applicazione dei singoli Enti.
Riteniamo questi articoli il cuore normativo del contratto, perché danno certezza ed esigibilità alle norme delle progressioni di carriera, le mettono a regime e consentono per il futuro di sanare l'annoso problema del blocco delle carriere.
- retribuzione: gli incrementi sono pari al 5,66% del monte salari per il 2002-2003, e al 5,01% per il 2004-2005, con il vincolo di destinare almeno lo 0,5 % del primo biennio e lo 0,7% del secondo biennio al salario accessorio. Le risorse sono state impiegate al meglio:
a) per tecnici e amministrativi, una quota pari allo 0,25% nel primo biennio, più uno 0,2% per il secondo finanzia le progressioni di carriera; per ricercatori e tecnologi sono, rispettivamente, lo 0,25% più lo 0,50%. (più uno 0,2% che può andare a finanziare un ulteriore meccanismo di riduzione dei tempi di permanenza in una fascia retributiva).
Per tecnici e amministrativi l'accessorio è incrementato, rispettivamente, dello 0,55% e dello 0,50%.
b) una quota, pari a circa 16 euro del totale degli aumenti per tecnici e amministrativi, circa 20 per ricercatori e tecnologi, è andata a finanziare il conglobamento dell'Indennità Integrativa Speciale (I.I.S., la vecchia indennità di contingenza) nella paga base. L'effetto materiale di questa norma è che, con un investimento minimo una tantum, la quota contributiva sulla I.I.S. passa dal 48% (in qualche caso il 30%) all'80% per tutti i futuri anni di contribuzione. La I.I.S. vale circa 12 milioni-anno di vecchie lire: in cifre la quota su cui si calcolano gli accantonamenti passa perciò da meno di 6 milioni a quasi 10 milioni l'anno. Ci pare un buon investimento.
c) Detratte le somme di cui sopra, tutto il resto è andato in retribuzione fondamentale, che, come noto, garantisce il più alto ritorno in termini contributivi e previdenziali. In salario fresco, i tecnici e amministrativi ricevono una media di 189 euro nel quadriennio, i ricercatori e tecnologi di 315.
L'incremento medio totale, comprese tutte le voci, è di 231 euro per tecnici e amministrativi e 390 per ricercatori e tecnologi; tuttavia l'incremento dei tecnici e amministrativi rappresenta una media reale del percepito, perché si riferisce all'incirca ad un 5° livello, ed il grosso dei lavoratori stanno tra 6°, 5° e 4° livello. Per ricercatori e tecnologi invece la media retributiva sta circa a metà del livello di Primo Ricercatore, e dunque il percepito reale del 3° livello è più basso, anche considerando la scarsa incidenza del salario accessorio sui primi tre livelli.
Da ultimo gli arretrati, che decorrono dal 2002, e che, secondo nostri i calcoli, ammontano, per un 5° livello, a circa 6250 euro; per un ricercatore di 3° livello a fascia zero a circa 7350 euro.
Nei prossimi giorni, dopo la valutazione dell’organismo non congressuale della ricerca, inizieranno le assemblee per illustrare il contratto ai lavoratori e alle lavoratrici. La FLC Cgil chiederà a Cisl e Uil di avviare un percorso unitario di consultazione e validazione del contratto; se questo non fosse possibile la FLC Cgil procederà ad indire il referendum secondo le regole previste dallo statuto della CGIL.
Crediamo francamente che il lavoro svolto riconosca la qualità dell'elaborazione della Cgil, e premi la capacità dell'intera organizzazione di essere punto di riferimento per le persone e le loro aspettative; e di tenere insieme la capacità di progetto istituzionale con la rappresentanza contrattuale.
Roma, 14 dicembre 2005
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