Vogliamo aprire questo numero di fine anno con un articolo di Ermanno Detti pubblicato sull'ultimo numero di "Articolo 33", la rivista mensile della FLC CGIL.
Nell'articolo si parla di scuola, di impegno dei docenti e di una circolare contro la libertà di opinione.

"Una docente qualche tempo mi confidò quasi sottovoce, come se fosse un segreto o una notizia di un cui un po' si vergognava, che nella sua classe non riusciva a svolgere più bene il suo lavoro. Questa docente insegna lettere nel biennio di una scuola superiore, i ragazzi hanno 14-15 anni e usa metodologie avanzate. La conosco da tempo e le chiesi spiegazioni. …

Qualche giorno prima il nostro colloquio, la docente era stata chiamata dal dirigente scolastico, il quale, saputo forse del suo metodo e della sue intenzioni, un po' imbarazzato le aveva mostrato una circolare riservata, timbrata Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca – Ufficio Scolastico Regionale per l'Emilia Romagna, firmata da Marcello Limina, nella quale in sintesi si diceva che bisognava tenere un corretto comportamento con gli organi di stampa, in particolare bisognava "evitare situazioni e comportamenti che possano nuocere agli interessi e all'immagine della pubblica amministrazione". Ora è vero che lei non aveva alcuna intenzione preconcetta nei confronti dell'amministrazione scolastica, anzi ci aveva sempre tenuto a svolgere al meglio il suo lavoro, ma aveva anche intenzione di poter parlare liberamente e di dare voce libera agli studenti. Pertanto nelle discussioni in classe potevamo emergere critiche perfino sull'operato di un Ministro o di un Governo, insomma di chi gestisce il potere della scuola. Ora questo non era più possibile, ai confronti in classe bisognava mettere una sorta di "censura" su alcuni temi. Le risposi che forse la circolare non riguardava la didattica. Ma da una lettura più attenta – ne riporteremo alcuni passi nel paragrafo successivo – secondo lei le cose non stavano come dicevo io".

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Per il governo la conoscenza è solo un costo da tagliare. La legge di stabilità conferma l'andazzo degli ultimi anni e mette una pesante ipoteca sui prossimi. Non solo viene ulteriormente tagliato (8%) il bilancio del MIUR, non solo vengono confermati i tagli della L. 133/2009 e della manovra di luglio (L. 122), ma non è programmato alcun investimento.

L'inganno è svelato. Non è vero che si tagliano gli sprechi (ma quali?), si taglia l'istruzione, la cultura, la ricerca, l'innovazione. Il nostro commento

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"La controriforma dell'Università non avrà vita facile e continuerà ad essere contrastata con tutte le forme di lotta possibili", ha dichiarato a caldo Domenico Pantaleo subito dopo l'approvazione del ddl. L'attuazione della legge, ha continuato "richiederà tantissimi regolamenti, decreti e soprattutto risorse che in realtà non ci sono. La partita non è chiusa".

Un atto di forza e di arroganza perché è stato chiaro in questi mesi che quella "riforma" non la voleva nessuno. Nemmeno il ministro se si è affrettata a dichiarare che è possibile modificarla.
Passeranno anni prima di capire che cosa sarà legge epocale. Ma già si sa che non è finanziata e già si sa che le università stanno ancora aspettando i fondi del 2010. Si vuole far credere – potenza delle ideologie – che l'università pubblica non debba essere finanziata dallo Stato?

Per ora è stato depennato il diritto allo studio. L'accesso all'alta formazione che la Repubblica deve garantire ai capaci e meritevoli, anche se non hanno mezzi economici, è negato, a meno che non si abbiano mezzi economici, a prescindere dal merito e dalle capacità.

I giovani lo hanno capito. Il governo non lo vuole capire e comunque non gli interessa.

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La ricerca pubblica sta soffocando. Il governo finanzierà solo quello che gli interessa. Fine della libertà di ricerca, fine (prima di cominciare) della valutazione dei progetti da finanziare. Decide tutto il governo.

Ecco che succede: tagli dal 9 al 13%; all'Enea del 20%, un ente che dovrebbe occuparsi di energia, settore strategico della massima importanza; nuovi limiti al rinnovo del turn over.

Ma non si tratta solo di questioni economiche. È in corso una pesante ristrutturazione – tutta gestita verticisticamente – che mira a cambiare gli statuti e la natura stessa degli enti pubblici di ricerca.

Fuori da qualunque piano di rilancio della ricerca, si mascherano questi tagli, com'è nello stile di Gelmini e del Governo, con richiami alla qualità, al premio ai migliori, ma l'Anvur, l'agenzia che dovrebbe valutare, è ancora sulla carta. Quindi, ancora una volta, il criterio di finanziamento sarà arbitrario e senza trasparenza. Ecco cosa sta succedendo

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