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Edizione Speciale
Direttore responsabile Ermanno Detti
Periodico telematico a cura della Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil
Via Leopoldo Serra, 31 - 00153 Roma - Tel. 06.585480, fax 06.58548434
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Anno V n. 11 del 13 marzo 2009
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Editoriale |
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Notizie
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Le mille e una ragione di uno sciopero per...
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Astenersi dal lavoro è una forma di lotta impegnativa, soprattutto nei settori pubblici, dove - è bene ricordarlo - il sindacato per primo ha voluto forme di autoregolamentazione, affinché la protesta non danneggiasse troppo i cittadini. Astenersi dal lavoro è anche una forma di lotta a carico del lavoratore e quindi non è mai una decisione presa con leggerezza, soprattutto quando gli stipendi non sono stratosferici.
Eppure ci sono tante ragioni per scioperare ancora una volta contro la politica di questo governo nei nostri settori. Una politica asfittica, fatta di tagli e di smantellamenti che sta mettendo in ginocchio il nostro sistema di istruzione e formazione e fermando la ricerca. Non è una novità, l'Italia scivola sempre più in coda, e sempre più velocemente anche perché altri paesi hanno capito che una delle strade per uscire dalla crisi è investire in conoscenza, aumentare gli stipendi medi, offrire ammortizzatori sociali alle categorie più deboli... esattamente il contrario di quanto sta facendo il governo Berlusconi. Con un aggravante: il disegno sciagurato di attacco ai diritti collettivi e individuali, alla libertà della persona, alla garanzie costituzionali.
È facile dire perché si deve scioperare contro questo governo. Ma il 18 marzo lo sciopero è soprattutto per ottenere delle cose.
Innanzitutto, riavere il maltolto, cioè le risorse tagliate dalla legge 133/08. Dei contratti che non siano solo a perdere e soprattutto il ripristino del contratto nazionale a garanzia del lavoro. L'introduzione di regole democratiche che permettano ai lavoratori di pronunciarsi sugli accordi.
Il ritiro delle norme tante care a Brunetta che penalizzano chi è ammalato. Il ritiro del disegno di legge Aprea sulla scuola che non solo cancella l'autonomia delle singole istituzioni ma penalizza e avvilisce la libertà d'insegnamento e l'autonomia professionale di docenti e dirigenti, oltre a togliere completamente la parola al personale Ata.
Il ritiro del ddl Sacconi che cancella il diritto di sciopero, l'unica arma di legittima difesa dei lavoratori.
Ma lo sciopero è anche per riaffermare l'urgenza di un vero progetto riformatore in tutti i settori della conoscenza, un progetto moderno che scaturisca dalle migliori esperienze sul campo, che sia condiviso e partecipato dagli operatori dei settori e dai cittadini. Un progetto ambizioso per elevare i livelli di cultura e formazione dei cittadini a partire dalla scuola dell'infanzia per tutto l'arco della vita, passando per l'università, la formazione e l'aggiornamento professionale. Un progetto che valorizzi come fatto formativo anche il patrimonio artistico e la tradizione artistica e musicale del nostro paese. Un progetto che rilanci la ricerca di base, negli enti e nelle università, che permetta alle intelligenze italiane di produrre qui e non altrove.
Lo sciopero è anche a difesa dell'occupazione, per salvaguardare non solo le persone dallo spettro della disoccupazione, ma anche i nostri settori da un depauperamento di risorse umane necessarie al loro funzionamento.
Le adesioni allo sciopero che stanno arrivando ci confortano. Le nostre ragioni sono le ragioni di tanti.
Le modalità dello sciopero settore per settore.
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La scuola sciopera perché...
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I tagli e le presunte riforme (i regolamenti) di Gelmini stanno mettendo in grave crisi il funzionamento ordinario della scuola pubblica. Sul piano didattico-organizzativo sarà difficile se non impossibile il tempo pieno, nonostante sia la formula preferita dalle famiglie.
La scuola dell'infanzia, fiore all'occhiello del nostro sistema, dovrà far fronte agli anticipi, ripristinati senza soldi né adeguamento delle strutture. Nella scuola media la diminuzione del tempo scuola comporterà una penalizzazione di molte importanti discipline, compresa la seconda lingua comunitaria.
La scuola superiore, che più di tutte avrebbe bisogno di un serio intervento riformatore, è nella confusione più totale, soprattutto gli istituti tecnici per non parlare dell'istruzione professionale.
Lo sciopero riguarda tutto il personale: docenti, dirigenti, personale educativo, amministrativi, tecnici e ausiliari. In particolare il personale Ata è stato oggetto non solo di una pesante campagna denigratoria, ma sta anche subendo i tagli maggiori a fronte di un aumento dei carichi di lavoro.
In tutto questo pesa un inconsistente rinnovo del secondo biennio contrattuale che la FLC Cgil non ha firmato.
Aderisce allo sciopero anche la scuola italiana all'estero.
La scuola non statale ha anch'essa ragione di scioperare: il vento della crisi si fa sentire anche qui con dismissioni, riduzione dei diritti, aumento del lavoro atipico.
Le regole e le procedure da seguire nelle scuole per aderire allo sciopero.
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L'università sciopera perché...
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Il taglio del fondo ordinario costringerà molti atenei a ridurre l'offerta formativa agli studenti, anche perché gran parte della didattica è sulle spalle di docenti precari. Ma anche, e soprattutto, i servizi amministrativi finiranno per essere sacrificati. Su tutto pesa, infatti, il blocco del reclutamento. Il personale delle università ha già subito, inoltre, un rinnovo contrattuale "a perdere", che la FLC Cgil non ha firmato. Il taglio al salario accessorio e le norme dell'accordo separato sulla contrattazione sono ulteriori interventi punitivi sul personale.
L'università italiana oggi ha un grosso problema di governance, ha bisogno di aprirsi ai giovani, docenti e ricercatori, e invece è ancora troppo spesso un centro di potere. Non si vede una proposta seria i questa direzione. Anzi, il dissesto finanziario in cui stanno precipitando gli atenei sta già portando al licenziamento di fatto delle migliaia di precari che lavorano con contratti di collaborazione assegni di ricerca e borse. Le uniche "riforme" sono dirette a cancellare i diritti di chi lavora.
Sciopera anche il personale delle università non statali.
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L'Alta formazione artistica e musicale sciopera perché...
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Dovrebbe essere il settore trainante, il fiore all'occhiello, attirare studenti e docenti da tutto il mondo e invece è - se possibile - il più bistrattato nel mondo della conoscenza. È la prova vivente del disinteresse della politica verso la cultura e la formazione di un intero paese.
Il contratto collettivo nazionale è scaduto da 38 mesi: un fatto che si commenta da sé.
L'Afam è il settore che forse ha subito più tagli negli ultimi anni, l'ultimo dei quali ha finanziato l'abolizione dell'Ici sulle case dei ricchi!
Dieci anni fa la legge 508/99 introduceva una riforma ancora incompiuta che ha provocato più guasti che benefici. Oggi il governo Berlusconi pensa al colpo di grazia definitivo con la privatizzazione di accademie e conservatori. E pensare che siamo (ma lo siamo ancora) considerati il paese dell'arte e del bel canto.
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La ricerca sciopera perché...
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Investire in ricerca per uscire dalla crisi, perché le crisi possono essere anche l'occasione di rilanciare un sistema paese, un modo di produzione, una tipologia di consumi diversi, più sostenibili, più utili; l'occasione per fare un paese più moderno, per mettere le tecnologie al servizio di una vita migliore, di un lavoro migliore... Tutto questo vuol dire investire in ricerca.
Ma nessun segnale dal governo in questa direzione.
Anche nella ricerca stiamo precipitando in coda ai paesi più avanzati.
Gran parte della nostra ricerca è sulle spalle di personale precario che spenderà il proprio know how - se fortunato - all'estero. Sprechiamo risorse umane, oltre a investire poco nella ricerca.
Questo settore dovrebbe essere all'avanguardia, attirare giovani e invece molti perderanno il lavoro perché gli enti hanno bilanci sempre più esigui e margini di autonomia sempre più stretti.
La ricerca ha rinnovato finalmente il Ccnl. Ma mentre il primo biennio economico prevede giusti aumenti di stipendi, il secondo, che la FLC Cgil non ha firmato, non copre nemmeno l'inflazione.
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La formazione professionale sciopera perché...
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La formazione professionale è un settore che sta vivendo da anni una crisi pesante, aggravata dalla situazione attuale. Dopo i primi tentativi di riforma alla fine degli anni Novanta quando si tentò di delineare un Sistema nazionale della Formazione professionale collegato all'istruzione, il settore è entrato nella più grande confusione.
Anche qui ne fanno le spese i lavoratori e le loro famiglie in termini di minori diritti e di incertezze economiche.
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Brevissime
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Sequenza Ata. Firmati gli accordi per la seconda posizione economica e i passaggi di qualifica.
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Graduatorie ad esaurimento docenti. Il bando previsto per la prossima settimana.
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Proposta di legge Aprea. Confronto con partiti e associazioni.
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Contratto Università. La FLC Cgil non firma il secondo biennio.
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Diritto di sciopero. Le proposte liberticide del Governo.
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Televisione. "Pane e Libertà", una fiction su Giuseppe Di Vittorio, domenica e lunedì su Rai 1 in prima serata.
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Appuntamenti
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Seconda lingua comunitaria nella scuola media
Assemblea nazionale a Roma il 16 marzo
Sciopero dei settori della conoscenza
Il 18 marzo manifestazioni e iniziative nelle regioni
FUTURO SI. INDIETRO NO
Sabato 4 aprile a Roma con la CGIL
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