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Direttore responsabile Ermanno Detti |
Periodico telematico a cura della FLC Cgil
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Anno IV n. 60 del 12 novembre 2008 |
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La cronaca della giornata di sciopero
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Il Governo rassicura ma non cambia la propria rotta
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"Non c'è futuro per il paese se non si riparte dalla centralità e dagli investimenti nella scuola, nella formazione, nell'istruzione, nella ricerca e nell'università. Per questo siamo stati al fianco dei giovani e degli studenti che hanno attraversato le piazze di tutta Italia nella giornata memorabile del 30 ottobre". Queste parole sono state pronunciate da Guglielmo Epifani all'assemblea nazionale dei quadri e dei delegati della Cgil convocata a Roma il 5 novembre. Una iniziativa nella quale sono state anche presentare le proposte del sindacato per risolvere la difficile situazione economica del Paese.
Nella stessa giornata si è svolto di fronte al MIUR il presidio, indetto unitariamente dai sindacati di università, ricerca e Afam. Il Ministro, ancora una volta, non si è degnato di ricevere i rappresentanti dei sindacati che hanno incontrato il Vice Capo di Gabinetto e i due Direttori Generali di competenza per la Ricerca e l'Università.
Nonostante il decreto approvato il 6 novembre dal Consiglio dei Ministri e gli annunci più o meno morbidi che il Ministro Gelmini e il Presidente del Consiglio rilasciano ai giornali, nulla è cambiato rispetto alle motivazioni che ci hanno indotto a proclamare lo sciopero il 14 novembre.
Lo ha ribadito Domenico Pantaleo, segretario generale della FLC Cgil, nel comunicato stampa di mercoledì 11 novembre: è necessario un radicale cambiamento nella politica del Governo.
L'ampia mobilitazione di questi mesi ha costretto il Governo a varare un decreto che migliora parzialmente la situazione attuale, ma non cambia la rotta della legge finanziaria: non è stata modificata la norma sulle fondazioni universitarie, restano le norme ammazza-precari, le norme capestro del ministro Brunetta, i commissariamenti e le soppressioni degli enti di ricerca.
Il Ministro prova a smorzare i toni, allungare i tempi, rompere il fronte della protesta; spaccia come razionalizzazione e lotta agli sprechi gli insostenibili tagli, che persistono, ai finanziamenti di ricerca ed università; continua a considerare quello per la conoscenza un costo da ridurre e non un investimento per il futuro come invece fanno gli altri paesi.
Noi non ci stiamo!
FLC Cgil - CISL Università - CISL Fir - UILPA UR Afam
Piattaforma per lo sciopero del 14 novembre
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Il commento al Decreto approvato il 6 novembre dal Consiglio dei Ministri
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Il titolo del decreto è "Disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca"; titolo ridondante in confronto ai contenuti. È del tutto evidente che le grandi mobilitazioni in corso stanno preoccupando il Governo in modo crescente, e che è in corso un tentativo di allungare i tempi, sperando in un calo di tensione, e di produrre qualche modifica da spendere come soluzione dei problemi. Resta invece la Legge 133, con tutti i suoi tagli e vincoli distruttivi, resta la mancanza di dialogo del ministero con le parti sociali.
La radicale correzione di rotta non può che essere costituita dalla cancellazione delle norme previste nella Legge 133, e in seguito dall'apertura di un confronto a tutto campo che riscriva l'agenda delle priorità e delle criticità da affrontare e individui le soluzioni congrue e condivisibili.
Per queste ragioni, lo sciopero e la manifestazione del 14 novembre assumono una rilevanza assoluta e sono confermati in assenza di atti concreti rispetto ai contenuti della piattaforma dello sciopero: per dimostrare che il mondo dell'Università, della Ricerca, dell'AFAM chiede con chiarezza provvedimenti che ridiano un futuro alle istituzioni, a chi vi opera, agli studenti e ai cittadini.
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Le proposte alternative della docenza universitaria al programma di Governo
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Le Organizzazioni ed Associazioni della docenza universitaria, dei ricercatori precari, dei dottorandi e degli studenti, respingono fermamente le scelte di fondo che ispirano i provvedimenti del Governo sull'Università.
In un documento, intendono riproporre a tutti gli interlocutori un quadro di interventi alternativi che affrontino le criticità evidenti del sistema, valorizzino le risorse presenti, sollecitino la crescita della qualità della didattica e della ricerca, e consentano all'Università italiana di svolgere quel ruolo sociale di promozione della cultura e dell'innovazione di cui il Paese ha enorme bisogno.
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Università e scuola: quando le istituzioni danno i numeri
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Nella Conferenza stampa in cui si annunciava il prossimo invio delle forze dell'ordine per bloccare le occupazioni nelle università, annuncio smentito il giorno dopo dallo stesso Premier Berlusconi dalla Cina, il Ministro Gelmini parlò di 37 corsi di laurea con un solo studente, notizia rilanciata su ogni giornale e sulla bocca di tutti.
La notizia compare infatti in un articolo ben 22 mesi fa e si basa su tabulati del Ministero dell'Istruzione non ancora completati. Ora è l'arma per giustificare i tagli alle università, anche se sono state trasmesse in televisione immagini di quei corsi con un numero regolare di studenti iscritti e frequentanti.
Ci chiediamo quando vi sarà la doverosa smentita.
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Enti di ricerca: il governo, con urgenza, corregge se stesso, ma...
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Il Decreto Legge 180/2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n° 263 del 10 novembre e in vigore dallo stesso giorno, esclude gli enti di ricerca dal taglio del 10% delle dotazioni organiche previsto per le pubbliche amministrazioni.
Si tratta certamente di un risultato positivo, perché il taglio avrebbe avuto effetti disastrosi in più enti, ma di un risultato parziale.
Non è infatti assolutamente sufficiente a ripristinare le condizioni minime necessarie per il corretto funzionamento basale degli enti di ricerca.
Inoltre, sono previsti nelle tabelle della Finanziaria 2009 tagli ai finanziamenti un po’ per tutti gli enti.
Per il 2009, il taglio programmato dal Governo si concentra in modo particolare sugli enti vigilati dal Ministro Gelmini e sull’Enea, mentre per i due esercizi successivi (2010 e 2011) le tabelle non riescono, nel complesso, a recuperare la previsione della Finanziaria precedente.
In allegato, una nostra particolareggiata scheda di lettura.
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I precari hanno qualche ragione in più per scioperare
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Mai come questa volta le ragioni di uno sciopero generale sono di tutti i lavoratori e dei comparti nel loro complesso. Vengono messe in discussione le ragioni stesse dell'esistenza della ricerca pubblica e dell'università perché, quando ci troviamo di fronte a provvedimenti che arrivano a costringere un ente come l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare a mettere in mobilità il personale oppure un ateneo al dissesto finanziario, qualunque commento sembra superfluo.
Non solo il processo di superamento del precariato viene arrestato con interventi specifici come l'emendamento ammazza precari ma un insieme di norme rozze e incoerenti producono l'effetto di licenziare chi oggi in condizioni già difficili manda avanti progetti di ricerca, attività di supporto alla didattica e parti importantissime dell'amministrazione di enti e università.
L'articolo 37 bis del ddl 1441 quater abroga le norme sulla stabilizzazione dei lavoratori precari della pubblica amministrazione. In particolare l'articolo 1 comma 519 della legge finanziaria 2007 che consentiva la stabilizzazione di coloro che avevano i requisiti (selezione pubblica e 3 anni di anzianità) e la proroga dei contratti fino al completamento delle procedure e i commi 90, 92 e 94 art. 3 della legge finanziaria 2008 che estendevano le procedure di stabilizzazione a coloro che maturavano i requisiti a settembre 2007 e ai collaboratori coordinati e continuativi con almeno 3 anni di anzianità.
La riduzione del turn over all'università e l'incertezza sulla possibilità anche di espletare i concorsi cofinanziati previsti dal precedente governo portano al collasso le istituzioni e cancellano le residue speranze di un futuro migliore per chi oggi è precario.
La legge 133 riscrive le norme sui contratti a termine e stabilisce un limite di 3 anni nel quinquennio (incredibilmente retroattivo) che viene allargato dalla stessa Funzione Pubblica in via interpretativa attraverso un parere al comune di Ancona a tutti i contratti flessibili. La stessa legge abroga le norme delle finanziarie precedenti che prevedevano una deroga speciale ai limiti di durata dei contratti per coloro che lavoravano su progetti di ricerca.
Se non è possibile stabilizzare né mantenere in servizio chi lavora da più di 3 anni con contratti diversi l'effetto del licenziamento è inevitabile.
Senza considerare l'assurdità di un provvedimento dubbio anche sotto il profilo della legittimità costituzionale, che introduce una discriminazione tra coloro che sono già stati stabilizzati o verranno stabilizzati e quelli che, pur essendo nella medesima situazione, rimarranno fuori. Il contenzioso sarà inevitabile.
Vengono anche abrogate le norme che prevedevano una riserva del 40% nei concorsi per contratti a termine per i collaboratori coordinati e continuativi precludendo a queste persone un miglioramento anche parziale delle loro condizioni dopo anni di precariato.
La mobilitazione permanente di questo autunno ha già avuto la capacità di svelare il cumulo di menzogne prodotte dalla propaganda governativa e di raggiungere primi, anche se parziali, risultati.
Il decreto legge annunciato contiene interventi minimi che non risolvono i problemi reali creati dal taglio immane di risorse contenuto nella legge 133 e 1441 quater.
Le ragioni per le quali i precari saranno in piazza il 14 rimangono, come quelle di tutti gli altri lavoratori della ricerca e dell'università.
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Il Presidente Napolitano ai ricercatori: «Ce la metterò tutta»
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«Ce la metterò tutta», è la risposta del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ad alcune decine di ricercatori che hanno manifestato a Padova contro i tagli ai finanziamenti agli atenei.
«Spero che il tema della ricerca - ha spiegato il Capo dello Stato - sia affrontato con un po' di ragionevolezza». Quella che sulla scuola non c'è stata, quei tagli che rischiano di travolgere anche l'Università e che Berlusconi tenta di mascherare come riforma per «ridurre le spese inutili, il baronato, il numero dei corsi».
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Mobilitazioni nel Paese e sostegno internazionale alle nostre iniziative
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Nonostante la campagna mediatica per tacciare come "bugie" le voci di dissenso e i tentativi fatti dal Governo di spaventare gli studenti e quanti occupano pacificamente le università minacciando l'ingresso della polizia, continua l'impegno contro l'attacco del Governo ai settori della conoscenza. In prima fila, anche gli studenti: Berlusconi si rassegni, i giovani sono perfettamente in grado di leggere i provvedimenti del Governo e capirne le conseguenze sul loro futuro, altro che strumentalizzati.
La nostra mobilitazione in difesa della conoscenza desta interesse anche in ambito internazionale. L'appello alla solidarietà dei sindacati europei contro i provvedimenti del Governo Berlusconi sulla conoscenza, che abbiamo lanciato nelle scorse settimane, ha avuto un'ampia risposta. Le altre forze sindacali promettono il proprio impegno a livello nazionale ed internazionale ad agire e utilizzare, di concerto con tutti gli affiliati, ogni mezzo possibile per mettere fine a questa minaccia, tanto incredibile quanto ingiustificata, che pesa in questo momento sui lavoratori e sul sistema educativo italiano nel suo complesso.
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Intesa tra governo e sindacati sul rinnovo dei contratti pubblici: la CGIL non firma
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Lo scorso 30 ottobre il governo ha sottoposto ai sindacati il testo definitivo del Protocollo d'Intesa sul rinnovo dei contratti pubblici, biennio economico 2008/2009 confermando sostanzialmente la linea già espressa durante il confronto lampo della precedente settimana a Palazzo Vidoni.
La CGIL non ha firmato perchè gli aumenti proposti sono miseri, non è previsto nessun intervento a favore dei precari e nessuna riduzione fiscale ai lavoratori dipendenti. Permane l'incertezza delle risorse per Università, Ricerca e Afam. Per la scuola nessun risparmio verrà reinvestito sul lavoro.
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Edizioni Conoscenza, informazioni editoriali
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Contratto Università. È disponibile presso le Edizioni Conoscenza un librettino con il testo del Ccnl del comparto università, la cui firma definitiva è stata apposta il 16 ottobre scorso. Il testo del contratto è preceduto da una presentazione di Wolfango Pirelli e da una scheda informativa, una sorta di guida alla lettura, a cura di Rita Guariniello. Alla fine vi sono alcune tabelle curate a Elio Rucci su arretrati, straordinari, materie oggetto di relazioni sindacali.
Il librettino costa 3 euro a copie e si può ordinare a: commerciale@edizioniconoscenza.it
Tel. 06 5813173 – Fax 06 5813118.
"VS La Rivista" n. 19-20 è un numero monografico, curato da Renato Comanducci, dal titolo L'università a rischio: proposte per un programma. Si tratta di un fascicolo molto interessante, ricco di contributi: una base intelligente per avviare una discussione.
Questo numero della rivista arriverà agli abbonati e, su promozione della FLC Cgil, ai docenti universitari iscritti al sindacato.
Chi ne volesse ordinare delle copie, al prezzo di 2 euro a copia, può rivolgersi alla casa editrice ai numeri di cui sopra.
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