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1. Contro il «decreto Brunetta», per riaffermare i diritti contrattuali, la democrazia e le RSU nei luoghi di lavoro |
Con il decreto legislativo 150/09 il Ministro Brunetta vuole mettere in atto la sua dissennata lotta ai lavoratori e alle lavoratrici del pubblico impiego creando meccanismi punitivi di valutazione individuale, taglieggiando il salario accessorio di tutti per darlo a pochi in base a falsi meccanismi di valutazione del merito, prevedendo sanzioni disciplinari eccessive, riducendo fortemente il ruolo della contrattazione nazionale e integrativa, indebolendo ancora di più i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, rinviando le elezioni delle RSU, strumento di rappresentanza democratica.
Si tratta di un decreto che prevede una riduzione degli spazi di partecipazione democratica e della rappresentanza dei lavoratori. Al contempo, introduce elementi di competitività individuale in un quadro che regala ai Dirigenti un immenso potere ricattatorio unilaterale. È un decreto che non garantisce il giusto riconoscimento dell'attività lavorativa realmente svolta, ma «marchia d'infamia» aprioristicamente il 25% del personale. Ciò, in sé perverso, è reso oltretutto grottesco dal fatto che la suddivisione del personale in «fasce» è prevista con quote che prescindono da qualsiasi valutazione di merito circa la reale efficienza del singolo Ente.
Negli Enti di Ricerca si crea una frattura di non poco conto tra il personale. Infatti, il decreto è applicato da subito al personale tecnico e amministrativo mentre le modalità d'applicazione ai ricercatori e tecnologi sono rinviate a un successivo decreto della Presidenza del Consiglio. Ciò avverrà fuori da dinamiche negoziali e con il malcelato obiettivo di intaccare anche le retribuzioni di ricercatori e tecnologi.
Un tale metodo tende a produrre inevitabilmente una competizione tra i lavoratori, mettendoli gli uni contro gli altri in una lotta che, oltretutto, non migliorerà l'efficienza delle amministrazioni. Si tratta di principi inadeguati a migliorare l'organizzazione del lavoro nel mondo della ricerca, caratterizzato da un imprescindibile bisogno di collegialità che le misure adottate dal governo minano alle fondamenta.
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2. Per la cancellazione dei tagli previsti dalla legge 133/08 |
I provvedimenti governativi degli ultimi anni hanno determinato un blocco quasi totale delle assunzioni che ha fatto perdere all'intero settore oltre il 10% degli addetti e ha generato un dilagante precariato negli Enti. Inoltre, le misure reiterate dalla legge 133/08 adesso in vigore, impediscono l'aumento del numero dei ricercatori e non danno alcuna risposta ai numerosi precari.
Con la stessa legge il Governo ha compiuto un inaccettabile attacco alle retribuzioni dei lavoratori pubblici, prevedendo il taglio secco del 10% sulle risorse previste per il trattamento accessorio.
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3. Per difendere le retribuzioni e rivendicare le risorse sufficienti ed adeguate per i rinnovi contrattuali |
Per il triennio 2010/2012 nella proposta di legge finanziaria sono previsti aumenti pari a 12 € lordi.
L'accordo separato per la riforma dei contratti prevede la possibilità di recuperare lo scostamento rispetto all'inflazione solo al termine del triennio di vigenza contrattuale; come se non bastasse, il recupero non è certo.
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4. Contro il licenziamento dei precari della ricerca, per il rilancio delle stabilizzazioni e per un massiccio piano di assunzioni |
Ispra, Inran, Infn procedono a veri e propri licenziamenti in massa dei precari, i ministeri vigilanti tacciono e adottano nessuna iniziativa, né finanziaria né normativa.
Le risorse sono ridotte all'inverosimile per l'intero mondo della ricerca, con il rischio di espellere dal sistema un'intera generazione di studiosi, con gravi danni sulla qualità della ricerca pubblica e sulle prospettive del Paese di uscire dalla crisi. È urgente riprendere una fase di discussione e iniziativa che riporti al centro del dibattito la ricerca degli strumenti per consentire a un settore strategico di crescere.
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5. Per la modifica radicale dei provvedimenti di riordino degli enti |
È in fase d'applicazione la pasticciata norma taglia-enti prevista dalla Legge 133/2008. I risparmi (che erano sostanzialmente l'unico obiettivo) ammonterebbero complessivamente a circa 65 milioni di euro, oltre il 90% dei quali derivano in realtà dall'integrazione logistico-funzionale dei principali enti previdenziali. Complessivamente, quindi, l'applicazione della norma contrasta con lo spirito della stessa: più che in misure tendenti ad accorpare enti con finalità analoghe, essa s'è per limitata a ridurre posizioni nei consigli d'amministrazione, con un risparmio medio per amministrazione di entità risibile.
È inoltre in arrivo il decreto legislativo di riordino degli enti vigilati dal Miur. Con esso, il Governo tenta nuovamente di ridurre i margini d'autonomia degli enti, puntando, più che a una riforma, a riaffermare logiche di controllo politico sui vertici degli stessi.
A questi rischia d'aggiungersi il minacciato decreto legge che, nell'ambito di vari interventi di dubbia utilità in materia di protezione civile, potrebbe sottrarre all'Ingv le funzioni di sorveglianza sismica, con possibili gravi ripercussioni sia sulla qualità del servizio che sulle prospettive di sviluppo della ricerca in un settore di vitale importanza per il Paese.
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Appuntamenti |
Manifestazione nazionale a Roma
11 dicembre 2009 ore 9.30
da Piazza della Repubblica a Piazza del Popolo
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