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Decreto sulle immissioni in ruolo: fra amnesie e speculazioni il Governo riesce a smentire anche se stesso

Comunicato stampa di Enrico Panini

25/06/2005
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Comunicato stampa di Enrico Panini, Segretario Generale Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL

Finalmente, grazie ad una forte e prolungata mobilitazione dei sindacati confederali, si sbloccano le immissioni in ruolo nella scuola.
Inoltre, grazie alla ferma opposizione di alcuni sindacati, in particolare della CGIL, le nomine in ruolo avverranno senza che trovi attuazione l’odiosa ipotesi, a lungo accarezzata da grande parte della maggioranza, di “fare la cresta” agli stipendi dei neo immessi in ruolo nella scuola decurtando loro le retribuzioni dagli effetti derivanti dal riconoscimento degli anni di servizio già prestati.

Però siamo di fronte ad un Decreto che opera una inaccettabile speculazione sulla quantità delle immissioni in ruolo.

Oltre 100.000 posti vacanti fra i docenti della scuola statale e solo 35.000 (pari al 35%) saranno i nominati in ruolo.
Ridicola la previsione per gli ATA: circa 80.000 posti vacanti e 5000 le nomine in ruolo (pari al 6,25%).
Desta poi scandalo che una legge (Legge 143/’04), che impegnava il Governo, fin dal giugno 2004, a predisporre un piano triennale di nomine in ruolo per coprire TUTTI i posti vacanti nella scuola, sia bellamente ignorata.
Siamo di fronte alla sconfessione di una scelta del Parlamento con la quale si intendeva azzerare il precariato docente ed ata della scuola.

Queste decisioni del Governo determineranno un grave danno per i diritti di una parte consistente dei lavoratori docenti ed ata, e per la stabilità di funzionamento della scuola.

Inaccettabile “l’amnesia” che ha portato il Governo a cancellare decine di migliaia di lavoratori evidentemente considerati figli di un dio minore.

Sono stati ignorati:
- i precari delle università, ivi compresi i lettori di madrelingua che versano in una grave situazione di incertezza, (circa il 50% dell’organico delle università è precario);
- i precari della ricerca (circa il 60% dell’organico è precario, un record negativo in tutto il lavoro pubblico);
- i precari delle Accademie e dei Conservatori (circa il 50% di precariato in queste istituzioni).

Insomma, dopo mesi di dichiarazioni e di rullare di cifre ed impegni, il Governo riesce ancora una volta a smentire anche se stesso, fra amnesie e speculazioni.

Interverremo sul Parlamento perché corregga decisioni sbagliate e insufficienti.
Per la FLC Cgil la scelta è una sola: basta precariato, immissioni in ruolo su tutti i posti disponibili nelle accademie, conservatori, enti di ricerca, scuole e università.
Perché il sapere non può essere precario!!

Roma, 24 giugno 2005

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