EUROPA …Tra un Si e un Ma … Politica dell’Occupazione - Più garanzie ai lavoratori precari
Il contratto tipo di lavoro dovrebbe essere a tempo indeterminato ma, il Parlamento riconosce il contributo alla competitività economica dell'UE delle nuove forme di contratti atipici, a condizione però che sia garantito un nucleo di diritti ai lavoratori. In seguito egli pone l'accento sul ruolo di un'istruzione in linea con il mercato del lavoro e sulla necessità di distinguere i lavoratori autonomi dai lavoratori dipendenti, di lottare contro il lavoro nero e garantire pari opportunità per le donne.
LUGLIO 2007
Approvando la relazione di Jacek
PROTASIEWICZ (PPE/DE, PL) con 479 voti favorevoli, 61 contrari e 54 astensioni, il Parlamento accoglie favorevolmente un nuovo approccio in materia di diritto del lavoro mirante a comprendere tutti i lavoratori, a prescindere dalla loro situazione contrattuale. Si compiace inoltre del dibattito sulla necessità di rafforzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo che implicano la richiesta, sia da parte dei datori che dei lavoratori, di una maggiore flessibilità, e la necessità di fornire una sicurezza maggiore rispetto a quella che può attualmente essere associata al lavoro precario nonché di migliorare la protezione dei lavoratori vulnerabili, per creare un maggior numero di posti di lavoro di migliore qualità e una maggiore coesione sociale. A suo parere, inoltre, il miglioramento del diritto del lavoro deve essere coerente con i principi della Carta dei diritti fondamentali e deve rispettare e salvaguardare i valori del modello sociale europeo e i diritti sociali consolidati.
Per il Parlamento, tra
le priorità per una riforma del diritto del lavoro negli Stati membri devono figurare l'estensione della protezione ai lavoratori in forme atipiche di occupazione, la garanzia di un'idonea protezione per i lavoratori in forme di lavoro non standard, il chiarimento dell'ambito del lavoro dipendente e della zona grigia esistente tra lavoratori autonomi e lavoratori con rapporto di lavoro dipendente e la lotta contro il lavoro sommerso. Affinché il diritto del lavoro risponda alle sfide del XXI secolo, per i deputati, occorre che esso si concentri in larga misura «sulla sicurezza del lavoro per tutta la vita del lavoratore piuttosto che sulla protezione di determinati lavori».
Rilevando il fatto che la Commissione si concentri sul diritto del lavoro individuale, il Parlamento la esorta a promuovere il diritto del lavoro collettivo «come uno dei mezzi per incrementare sia la flessibilità sia la sicurezza per lavoratori e datori di lavoro. Ricorda, peraltro, che la
flex-security «è definita come una combinazione di flessibilità e sicurezza nel mercato del lavoro atta a contribuire ad innalzare la produttività e la qualità del lavoro garantendo la sicurezza e nel contempo concedendo alle imprese la flessibilità necessaria per continuare a creare occupazione in risposta alle mutevoli esigenze del mercato».
Essendo del parere che le esigenze di flessibilità e di sicurezza «non siano in contraddizione e che si rafforzino reciprocamente», i deputati sottolineano che la flex-security può essere soltanto realizzata «con una legislazione sul lavoro efficace e moderna che rifletta le mutevoli realtà del mondo del lavoro». In tale ambito, osservano che contrattazione collettiva e parti sociali forti siano una parte importante dell'approccio sulla flex-security. Ritengono poi che ampie disposizioni in materia di welfare e l'accesso a servizi quali strutture per l'infanzia e per altre persone non indipendenti rappresentino un contributo positivo.
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Contratto tipo: tempo pieno e indeterminato
Il Parlamento, d’altra parte, sottolinea che
il contratto di lavoro a tempo pieno ed indeterminato è la forma comune del rapporto di lavoro e come tale «deve essere considerato il punto di riferimento per una coerente applicazione del principio di non discriminazione». Il diritto europeo del lavoro, pertanto, deve riconoscere i contratti di lavoro a tempo indeterminato quale forma comune dei rapporti di lavoro, «prevedendo un'adeguata protezione sociale e sanitaria e assicurando il rispetto dei diritti fondamentali». I deputati, quindi, non condividono affatto il quadro analitico presentato nel Libro verde, secondo cui il contratto standard a tempo indeterminato «è superato» e rappresenta un ostacolo alla crescita dell'occupazione e al miglioramento del dinamismo economico.
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Maggiore protezione per i lavoratori atipici
Il Parlamento sottolinea che recenti studi dell'OCSE e di altre organizzazioni hanno dimostrato che «non vi sono prove del fatto che riducendo la protezione contro il licenziamento e indebolendo i contratti di lavoro standard si possa agevolare la crescita dell'occupazione». D'altra parte, osserva che nuove forme di
contratti atipici e di contratti standard flessibili (come, ad esempio, i contratti a tempo parziale, i contratti a tempo determinato, i contratti temporanei tramite agenzie interinali, i contratti ricorrenti proposti a lavoratori autonomi, i contratti a progetto), «alcuni dei quali sono per loro natura precari», costituiscono oggi una parte sempre maggiore del mercato europeo del lavoro.
Si dice peraltro convinto «che la creazione di posti di lavoro precari e mal pagati non sia una risposta adeguata alle tendenze di delocalizzazione che interessano un numero crescente di settori». Prende però atto che talune forme di contratti non standard, se integrate dalle necessarie garanzie di sicurezza per i lavoratori, possono contribuire al duplice obiettivo di
incrementare la competitività economica dell'UE e di venire incontro alle diverse esigenze dei lavoratori. In ogni caso, «crede fermamente» che qualsiasi forma di lavoro, sia non standard o di altro tipo, «debba essere associata ad un nucleo di diritti, indipendentemente dalla posizione lavorativa», e tenendo conto delle varie tradizioni e circostanze socio-economiche di ciascun paese.
Questo
nucleo di diritti, è precisato, dovrebbe comprendere: la parità di trattamento, la protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori e norme sul tempo di lavoro e di riposo, la libertà di associazione e rappresentazione, il diritto alla contrattazione e all'azione collettive e l'accesso alla formazione. Al riguardo, il Parlamento chiede che tutti i lavoratori - compresi i lavoratori marittimi o del trasporto stradale - «abbiano accesso al medesimo livello di protezione».
Osserva inoltre che, a causa della frammentazione del mercato del lavoro, dove la sicurezza del lavoro è molto bassa e l'occupazione più instabile, in un gran numero di contratti atipici «non è previsto quasi alcun accesso all'istruzione e alla formazione, ai regimi pensionistici professionali e allo sviluppo professionale e in generale vi è una notevole carenza di investimenti nel capitale umano». E tali aspetti «contribuiscono ad incrementare l'incertezza economica e creano opposizione ai cambiamenti e alla globalizzazione in generale».
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Distinzione tra lavoratori dipendenti e autonomi
I deputati ritengono che l'obiettivo di adottare
una definizione unica di lavoratore dipendente e lavoratore autonomo nell'ambito del diritto comunitario sia estremamente complesso a causa delle diverse realtà e tradizioni socioeconomiche nei singoli Stati membri. Nello stesso tempo giudicano opportuna un'iniziativa mirata ad elevare il livello di convergenza necessario a garantire coerenza e maggiore efficacia alla implementazione dell'acquis comunitario, fermo restando il diritto degli Stati membri di determinare l'esistenza di un rapporto di lavoro. In proposito, ribadiscono che qualsiasi definizione di lavoratore deve basarsi sull'effettiva situazione del luogo e dell'orario di lavoro.
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Formazione e istruzione in linea con le esigenze dei datori di lavoro
I deputati ritengono che una combinazione di motivazione individuale, sostegno dei datori di lavoro, accessibilità e disponibilità di strutture «sia il fattore più importante per quanto riguarda la partecipazione al processo di formazione permanente». Chiedono inoltre lo sviluppo di un settore dell'istruzione e di scuole che soddisfino i requisiti del mercato del lavoro e le aspettative individuali dei lavoratori e degli imprenditori. Insistono poi sul necessario collegamento tra carriera professionale e programmi di studio. Commissione, Stati membri e parti sociali sono quindi invitati a investire nella formazione permanente e nello sviluppo del capitale umano «visto che è considerato il metodo più efficace per superare la disoccupazione a lungo termine».
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Oneri amministrativi e lavoro nero
Il Parlamento ritiene che gli eccessivi oneri amministrativi «possono scoraggiare i datori di lavoro dall'assumere nuovi dipendenti anche in periodi di crescita economica», peggiorando così le prospettive di lavoro e impedendo ai lavoratori di entrare nel mercato del lavoro. Nel sottolineare inoltre il ruolo importante delle piccole e medie imprese (PMI) per la creazione e la crescita dell'occupazione in Europa, ritiene che sia fondamentale assegnare loro un ruolo più importante nella creazione di posti di lavoro supplementari attraverso il miglioramento del diritto del lavoro.
Prendendo poi atto della
crescita dell'economia sommersa e in particolare dello sfruttamento dei lavoratori clandestini, il Parlamento ritiene che il modo migliore per combattere tale fenomeno «sia di concentrarsi su strumenti e meccanismi per contrastare lo sfruttamento, ivi compreso un maggiore rispetto del diritto del lavoro e delle norme afferenti, e di agevolare l'occupazione legale concentrandosi sui diritti umani fondamentali dei lavoratori». Invita quindi gli Stati membri a presentare proposte di legge volte a prevenire lo sfruttamento dei lavoratori vulnerabili da parte della criminalità, a firmare e ratificare le pertinenti convenzioni internazionali.
Il Parlamento inoltre accoglie con favore la
strategia per contrastare il lavoro in nero e l'economia sommersa che, pur essendo fenomeni che assumono dimensioni diverse nei vari Stati membri, «danneggiano comunque l'economia, lasciano senza protezione i lavoratori, pregiudicano i consumatori, riducono il gettito fiscale e generano concorrenza sleale tra le imprese». Condivide quindi l'approccio della Commissione, volto a combattere tale fenomeno attraverso un forte coordinamento tra le istanze amministrative di controllo a livello nazionale, gli ispettorati del lavoro e/o i sindacati, gli enti previdenziali e le autorità fiscali.
D'altra parte, invita gli Stati membri e la Commissione a lanciare una
campagna di informazione destinata ai datori di lavoro e ai lavoratori e volta ad attirare l'attenzione sulle norme minime e i regolamenti UE applicabili, nonché sugli effetti negativi che il lavoro clandestino può avere sui sistemi nazionali di sicurezza sociale, sulle finanze pubbliche, su una concorrenza equa, sui risultati economici e sui lavoratori stessi. Sottolineando il ruolo positivo delle contrattazioni collettive, chiede alla Commissione di consultare, oltre alle parti sociali prescritte, anche la le organizzazioni interessate dalla normativa, in particolare le PMI, e i lavoratori non iscritti al sindacato.
- Garantire pari opportunità per le donne
Il Parlamento nota che oggi le donne si trovano ad affrontare un triplice problema, «ovvero aumentare la loro partecipazione al mercato del lavoro, partorire più figli e assumere compiti sempre più impegnativi in seno alle loro famiglie». Inoltre, è quasi sempre alla donna «che si richiede di accettare i compromessi necessari per adattare la sua attività lavorativa alle esigenze della famiglia». Sottolinea poi che centinaia di migliaia di donne «sono costrette ad accettare condizioni irregolari di occupazione, perché sono lavoratrici domestiche presso altre famiglie oppure assistono familiari anziani».
Pertanto, osserva con profonda preoccupazione che il Libro verde della Commissione, pur riconoscendo che le attuali condizioni del mercato del lavoro creano una disparità di genere, «ignora completamente» gli obblighi e le responsabilità previsti nella Tabella di marcia per la parità tra le donne e gli uomini, nonché «l'urgente esigenza di un'azione volta a riconciliare la vita professionale e la vita privata con le sfide demografiche». Invita poi gli Stati membri a potenziare i diritti in materia di congedo parentale e i servizi di custodia per l'infanzia, sia per gli uomini sia per le donne.
Roma, 3 settembre 2007