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Labour Conference 2019: votata una mozione che impegna il partito ad abolire l’educazione privata

Profondamente mutata col passare dei secoli la natura delle public school inglesi, oggi sempre più aperte agli studenti paganti che finiscono per sostituire quasi completamente gli studenti di famiglie povere.

17/10/2019
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Sulla spinta del movimento Labour Against Private Schools, all’ultima conference del Labour è stata approvata una mozione durissima che chiede la messa al bando di tutto il sistema privato dell’educazione e il recupero da parte dello stato dei beni accumulati (prevalentemente attraverso finanziamenti pubblici) dalle scuole private, che dovrebbero essere redistribuiti democraticamente ed in maniera equa a tutte le istituzioni educative del paese.

Le public school inglesi - oggi scuole costosissime e per niente accessibili alla maggior parte della popolazione - nascono come istituti caritatevoli riservati agli alunni poveri. Col passare dei secoli l’accesso si apre sempre più agli studenti paganti, fino a sostituire quasi completamente gli studenti di famiglie povere.

Nonostante lo status di charity, ad oggi le private schools accolgono quasi unicamente studenti paganti, selezionando attraverso rette altissime (per l’anno scolastico 2018/2019 Eton £40,668, Harrow £40,050, Winchester £39,912) solo i figli di famiglie ricche, che beneficiano di strumentazioni e strutture migliori di quelle offerte dalla scuola statale, classi più piccole e contatti nell’alta società. Le scuole private inglesi beneficiano di ingenti trasferimenti di fondi pubblici da diversi ministeri, oltre a pesanti sconti sulle tasse e all’esenzione dall’IVA. Michael Gove, Segretario di Stato all’istruzione del primo governo Cameron, le ha definite “drogate di welfare”.

Di fatto, il sistema delle Private Schools è la macchina da guerra con cui i ricchi inglesi combatono la loro lotta di classe contro i poveri, tutto a spese dello stato: le charity schools sono la strada per accedere ai college più prestigiosi e di conseguenza ai ruoli più importanti nella pubblica amministrazione, in politica, nelle aziende private: mentre meno del 10% della popolazione inglese riceve un’educazione privata, oltre il 40% dei giornalisti, oltre il 50% dei lords e oltre il 60% dei giudici hanno ricevuto educazione privata.

Se è apparso abbastanza chiaro che l’idea di appropriarsi e redistribuire i beni di soggetti privati non sia propriamente fattibile, sembra che la dirigenza del partito sia comunque orientata a intervenire pesantemente sul sistema educativo ristrutturando completamente l’agenzia di valutazione dei servizi educativi (OFSTED) assecondando le richieste di alcuni sindacati degli insegnanti e abolendo le pesanti esenzioni fiscali di cui le scuole private godono.

La situazione inglese - in cui leader sindacali e politici di primo piano di entrambi i maggiori partiti si esprimono apertamente contro gli istituti privati - è interessante perché quel modello che in inghilterra raccoglie critiche si sta rapidamente espandendo all’estero nei paesi di tradizione non anglosassone.

Anche in Italia, mentre si indebolisce il vecchio sistema delle scuole paritarie cattoliche cresce il numero di scuole che hanno come modello educativo quello anglosassone e come target commerciale le famiglie dell’alta borghesia, puntando a costituire - sul modello inglese - un percorso scolastico privilegiato per la futura classe dirigente del nostro Paese.

Presentazione del libro il 18 novembre, ore 15:30
Archivio del Lavoro, Via Breda 56 (Sesto San Giovanni).

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