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La scuola di Franco Frabboni

Il ricordo di Massimo Baldacci, presidente nazionale Proteo Fare Sapere

18/05/2024
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Franco ci ha lasciati nella notte di venerdì 17 maggio.
Vi sono studiosi che hanno contribuito in modo fondamentale alla crescita democratica della nostra scuola. L’hanno nutrita di robusti apparati teorici, in grado di legittimare l’insegnamento sotto il profilo epistemologico. L’hanno equipaggiata di un ampio orizzonte di valori e di finalità democratiche. Ne hanno accompagnato le riforme intervenendo in modo fattivo sul versante politico-culturale. Franco Frabboni è stato uno di questi studiosi. Uno dei più incisivi dagli anni Settanta agli inizi del nuovo secolo.

Franco amava sottolineare la propria adesione al Problematicismo pedagogico. E, muovendo dal razionalismo critico di Antonio Banfi e dal problematicismo di Bertin, egli ha saputo dare sviluppi fecondi e originali a questo paradigma pedagogico. Tutta la prima stagione della sua opera è stata nutrita dalla sperimentazione del Problematicismo in relazione a varie questioni socioeducative, scolastiche (la scuola dell’infanzia, il tempo pieno, la scuola aperta, il curricolo ecc.) ed extrascolastiche (il sistema formativo, i servizi educativi del territorio, il tempo libero ecc.). In questo percorso, egli ha elaborato un modello di scuola che ha contribuito in modo significativo al cambiamento del nostro sistema formativo. Un modello “a nuovo indirizzo”, come lo aveva denominato sulla scorta della propria lettura di Ciari.

Una scuola aperta. Aperta sul territorio, sia nel senso dell’uso didattico dell’ambiente, sia in quello dell’ingresso a scuola della gestione sociale. Ma aperta anche al proprio interno, secondo una organizzazione diversificata degli spazi: aule, laboratori, atelier; e una modulazione flessibile dei raggruppamenti degli alunni: di classe e d’interclasse.

Una scuola sperimentale, basata sulla ricerca e sulla progettazione, incline a ideare e a controllare nuovi modelli di intervento didattico, nemica degli stereotipi didattici, del dogmatismo, della routine e delle mode.

Una scuola del curricolo, contrassegnata da una consapevole intenzionalità educativa – ostile all’estemporaneità e all’improvvisazione –; indirizzata verso precisi obiettivi culturali e finalità educative; attenta alla concreta realtà psicosociale degli scolari.

Una scuola democratica, volta a garantire pienamente a tutti gli alunni il diritto all’istruzione, superando gli scarti culturali dovuti alle diseguaglianze sociali, e quindi decisa a dare di più a chi ha di meno, a non perdere nemmeno un alunno. Una scuola tesa a dare a tutti le chiavi culturali che aprono le porte di una cittadinanza attiva e consapevole.

Queste istanze, a contatto con le problematiche del periodo storico, lo hanno condotto a valorizzare costantemente il ruolo politico-culturale della pedagogia, ponendosi come obiettivo la fattiva promozione di questo modello di scuola aperta e democratica, tesa al progresso civile del Paese. Così, quando il mutamento del clima politico ha posto in discussione questo modello, egli non ha esitato ad affrontare una lunga e difficile battaglia culturale per difendere lo sviluppo democratico della scuola. Nella sua ultima stagione, ha quindi vestito l’abito del polemista, impegnato a criticare duramente gli arretramenti delle politiche scolastiche.

Questo importante percorso scientifico e politico-sociale è stato costellato anche di impegni istituzionali e di iniziative editoriali. Un impegno nelle istituzioni articolato e costante, con incarichi quali: Presidente della Società Italiana di Pedagogia, Presidente dell’Irrsae Emilia-Romagna, Presidente dell’Istituto Gramsci dell’Emilia-Romagna, Preside della Facoltà di Scienze della Formazione, membro della Commissione per i nuovi Programmi della scuola elementare del 1985 e di quella per i nuovi Orientamenti per la scuola d’infanzia del 1991. Molto significativo il ruolo svolto nell’editoria, con la direzione di diverse collane editoriali, fra le quali spicca quella per Laterza (insieme a Franca Pinto Minerva e Giuseppe Trebisacce), e soprattutto con la direzione di varie riviste, a partire da Riforma della scuola, e altre quali: La scuola Se, L’albero a elica, Didattica generale e didattiche disciplinari, Pedagogia più Didattica.

Chi lo ha conosciuto e ha lavorato con lui, oltre allo studioso di valore, ha incontrato una persona autentica, generosa, combattiva. Autentica nei rapporti con gli altri, perfino impulsiva, ma verace come pochi. Generosa nel suo spendersi senza risparmio per la causa dell’educazione democratica, appassionata nella sua militanza ideale. E combattiva, che non ha mai arretrato di fronte a sfide e a conflitti politico-culturali, che ha sempre avuto il coraggio delle proprie idee.

Ciao Franco. Ci mancherai. Ma il tuo insegnamento continuerà a illuminare il nostro cammino.