Fase transitoria per i precari e riforma del reclutamento sono due processi interconnessi, necessari per garantire una formazione adeguata ai docenti della secondaria
Chi parla di sanatoria dimostra incompetenza rispetto al sistema di reclutamento italiano.
Il sistema di reclutamento del nostro Paese, riformato da ultimo nel 2018 con l'abolizione del FIT e l'avvio dei concorsi ordinari e straordinari fa acqua da tutte le parti e a dimostrarlo sono i numeri del precariato, lievitati al punto da superare le 200 mila unità. Nell'anno in cui il Ministero dell’Istruzione è stato sotto la guida di Azzolina la scuola ha conosciuto il record storico delle supplenze e delle cattedre scoperte. I proclami di luglio sulle 84 mila assunzioni hanno dovuto sommessamente lasciare il passo ai numeri impietosi emersi dall’informativa sindacale dello scorso settembre, da cui emergeva chiaramente che il 78% di quei posti, pari a 65.514 erano rimasti inassegnati.
POSTI VACANTI |
Posti vacanti |
Posti vacanti |
TOTALE POSTI |
TOTALE POSTI |
|
84.808 |
64.175 |
21.453 |
19.294 |
65.514 (78%) |
|
Posti assegnati |
17.637 |
||||
Posti assegnati |
1.657 |
Cosa è cambiato con l’abolizione del FIT e il ritorno ai concorsi abilitanti?
Il FIT era un modello di reclutamento incentrato sulla formazione, il percorso prevedeva l’acquisizione di 100 CFU, tra esami, laboratori e tirocinio. 3 anni di durata per i neo laureati e 2 per i precari erano francamente eccessivi, considerato che l’ultimo anno si riceveva un contratto di supplenza al 31 agosto su posto vacante, che avrebbe potuto essere assimilato all’anno di prova assumendoli direttamente con contratto a tempo indeterminato.
Il FIT prevedeva una fase transitoria, con una quota di assunzioni dedicata ai precari: il primo anno il 100% dei posti ai precari con tre anni di servizio, il secondo anno l’80%, e così via fino ad arrivare all’assorbimento del precariato.
L’accesso all’insegnamento era graduale e guidato, tirocinante e tutor erano coinvolti in un progetto comune di formazione e innovazione didattica con la ricerca-azione.
Abolito il FIT nel 2018 dal Ministro Bussetti siamo tornati ai concorsi abilitanti, la tipologia di reclutamento in vigore fino al 2000. La selezione però è più lunga, con quiz pre-selettivi, 2 prove scritte e l’orale. La formazione è stata surrogata dai pacchetti da 24 CFU, acquisiti anche on-line, di fatto il neo assunto deve auto-formarsi con l’esperienza.
Anche ai docenti precari con il concorso straordinario viene offerta la formazione con i 24 CFU, ma la prova scritta è una sola e poi si sostiene l’orale nell’anno di prova. Lo straordinario somiglia molto ai vecchi concorso ordinari, in vigore fino al 2000. Anche lì c’era un’unica prova scritta, ma era di solito un tema da sviluppare ampiamente e i tempi erano molto più distesi rispetto ai 150 minuti per 5 quesiti a risposta aperta assegnati ai precari di oggi.
Rispetto al FIT, e in generale a tutti i percorsi formativi abilitanti preesistenti (SSIS e TFA), il rapporto tra tempi della formazione e tempi della selezione è rovesciato: il concorso impiega tempo e risorse sulle selezioni e pochissimo alla formazione. Nei percorsi abilitanti le selezioni sono rapide e tempo e le risorse sono destinate prevalentemente alla formazione.
Da ultimo è utile ricordare che il FIT non aveva costi a carico dei corsisti, l’importo della formazione era a carico dello stato ed erano previsti assegni per contribuire alle spese degli specializzandi per circa 400 euro mensili (ovviamente i precari avrebbero fatto la formazione lavorando e percependo lo stipendio della scuola).
Conclusioni
La scelta di cancellare il FIT e passare al concorso ordinario è stato un errore gravissimo, che ha scatenato conflitti tra neo-laureati e precari, favorendo operazioni di strumentalizzazione delle persone ai fini elettorali. Mentre la politica ancora oggi alimenta tali conflitti la scuola subisce il disfunzionamento delle cattedre scoperte.
Ecco il quadro che ci aspetta al 1° settembre 2021.
Posti vacanti |
Nuovi |
Incremento |
Incremento |
Totale |
66.334 |
35.090 |
5.000 |
1.000 |
107.424 |
Le nostre proposte:
-
Sviluppare subito una soluzione per coprire le cattedre vacanti entro il 1° settembre, in maniera da mettere la scuola in condizioni di operare bene e far recuperare il gap acquisito sia a causa dei disfunzionamenti delle nomine dei supplenti dello scorso anno, sia a causa della pandemia
-
prevedere una fase transitoria destinata ai precari con tre annualità di servizio, con una procedura finalizzata alle assunzioni e al conseguimento dell’abilitazione costituita in 3 step: graduatoria per titoli, formazione, prova orale
-
prevedere analoga procedura per i docenti specializzati nel sostegno, con una graduatoria per titoli, e prova orale di conferma in ruolo, nell’anno di prova e formazione
-
riportare al centro del reclutamento una solida formazione in ingresso: infatti mentre nella scuola primaria con la Laurea in SFP esiste e funziona bene un percorso formativo efficace, per i docenti della secondaria questo manca del tutto. Occorrono percorsi abilitanti di durata annuale strutturati in collaborazione tra scuola e università, con risorse adeguate sia per organizzarli, che per sostenere i costi dei corsisti (risorse del PNRR). I percorsi devono essere:
- banditi con regolarità
- programmati in funzione delle cattedre disponibili
- finalizzati all’assunzione dei docenti specializzati/abilitati che completano la formazione.
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