Esami di Stato 2021: un appuntamento per chiedersi cosa significa valutare
Gli studenti affrontano l’esame mentre si apre un dibattito che guarda ad un profondo bisogno di cambiamenti e investimenti.
Dal 16 giugno 2021 parte l’esame di stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione e, per il secondo anno consecutivo, una comunità di studenti e docenti va incontro ad un evento, importante in sé, ma particolarmente segnato dai risvolti di una calamità globale. A causa delle difficoltà causate dalla pandemia da Covid-19, durante questo ultimo biennio scolastico, la scuola si è confrontata con se stessa e con il proprio ruolo ed ha riletto e riconsiderato tutte le croniche criticità che la attraversano da anni. Si tratta di riflessioni che producono un evidente bisogno di trasformazione, di rimodulazione della didattica e della stessa modalità di relazione.
La predisposizione dell’esame di stato, realizzata in queste ore da docenti, dirigenti e personale ATA con l’applicazione del protocollo d’intesa sulla sicurezza, coinvolge circa mezzo milione di studentesse e di studenti e, al tempo stesso richiama molti commentatori ad esprimersi su questo importante evento, ma soprattutto, sollecita a riflettere sul senso della valutazione. Il tema non è neutro ed è variamente considerato: come “misurazione” dei contenuti appresi, delle capacità personali, delle competenze acquisite o del percorso effettuato. Tutte le diverse interpretazioni di questo momento conclusivo dell’esperienza scolastica richiamano ad altrettante, diverse, interpretazioni di cosa rappresenta l’istruzione all’interno della società.
Le ultime settimane hanno riaperto il dibattito sul modello educativo nel nostro paese e si è attivato un processo di riflessione su ciò che è la scuola, sulle sue finalità e su quanto sia strategico il suo ruolo nel complessivo equilibrio sociale. Alcuni commentatori, raccolti attorno al “Manifesto per la Scuola” tra cui Massimo Recalcati, Alessandro Barbero e Gustavo Zagrebelsky, hanno rispolverato una visione competitiva e meritocratica della scuola in cui la selezione dei migliori è operazione strategica. Altri autorevoli pedagogisti, come Dario Ianes, Andrea Canevaro, Cristiano Corsini, Elisabetta Nigris insieme a Dario Missaglia (Proteo Fare sapere) e Anna D'Auria (MCE) hanno presentato, con l’Associazione Gessetti Colorati, il documento "Per una nuova Scuola che guarda al futuro", richiamando alla migliore tradizione pedagogica attivistica del secolo scorso, e hanno sottolineato come la costruzione della conoscenza da parte dell'alunno sia un processo di natura sociale che richiede il lavoro cooperativo sia degli alunni sia degli insegnanti stessi.
Si riscopre la centralità strategica dell’istruzione e, allo stesso tempo, la contemporanea assoluta insufficienza degli attuali investimenti nella scuola, oltre che la gravità degli effetti che i tagli hanno prodotto in termini di dispersione e abbandono. Questo complesso dibattito, intanto, vede come sfondo una prova, oggi adattata al contesto del difficile anno scolastico trascorso, ma sostanzialmente incardinata in una articolata burocrazia di crediti, debiti, curricula e formalità varie che nel corso di travagliate trasformazioni hanno visto anche l’estrazione di buste a sorte. Si tratta, spesso, di indicazioni contraddittorie rispetto ad una coerente idea di istruzione, che risentono per lo più di una visione della scuola ancillare rispetto al sistema economico e non protagonista della formazione sociale e umana degli studenti. L’esame di stato 2021 può rappresentare l’occasione per tracciare un bilancio, affinché la scuola riparta da una complessiva riforma ordinamentale, evitando soluzioni sbrigative e a basso costo (ad esempio: nel PNRR la Riforma degli istituti tecnici e professionali è a costo zero!), aumentando la dotazione di docenti e di personale per riprogrammare la didattica in un contesto ben attrezzato, mirato sui bisogni educativi di 10/15 studenti per classe. Solo un percorso di studi attento e ben strutturato può condurre ad un esame di stato che sia, per tutti, rappresentativo di una crescita e non l’episodico appuntamento per stilare graduatorie e marginalizzare i contesti difficili.
La FLC CGIL, che ha partecipato al dibattito pedagogico nazionale con la stesura del Manifesto per una didattica inclusiva, intende proseguire la stagione di mobilitazione avviata e il confronto professionale nella categoria e, con la sottoscrizione del “Patto per la scuola”, impegnare il governo sul rinnovamento del sistema di istruzione, a partire dalla stabilizzazione dei precari, agli organici, al rinnovo contrattuale. Intanto, certi che, come sempre, la comunità scolastica saprà affrontare questo complicato momento con il consueto valore e spirito di collaborazione, auguriamo alle studentesse e agli studenti, agli insegnanti, ai dirigenti e al personale ATA, buon lavoro.
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