Università, il rapporto sui disabili: "Solo il 28% degli atenei offre servizi di trasporto, ma il 95% garantisce accesso e servizi"
Il tasso di iscrizione è fermo al 23%. L'italia indietro rispetto all'Europa. La ministra Stefani: "Il diritto allo studio è fondamentale e rientrerà nelle agende per il futuro perché l'inclusione è un tema trasversale"
Salvatore Giuffrida
Diritto allo studio, ma ancora non per tutti: gli studenti disabili nelle università italiane sono 36mila, ovvero due su cento. Va anche peggio per i disabili che possono fare attività di ricerca post lauream: sono solo 488. Ancora troppo pochi, considerando che secondo dati ufficiali Inps i disabili in Italia sono almeno 3 milioni e 380mila. Ma è un dato sottostimato: in base a studi recenti, le persone con varie forme di disabilità sarebbero almeno 7 milioni.
Del resto secondo l'Anvur, l'Agenzia di valutazione del sistema universitario e ricerca, un terzo delle famiglie italiane ha legami con persone che soffrono di varie forme di disabilità. La strada per garantire l'accesso all'università rimane ancora lunga, anche se sono stati fatti passi in avanti.
È il caso del primo rapporto "Disabilità, Dsa e accesso alla formazione universitaria", presentato oggi dall'Anvur e dal Cnudd (Conferenza nazionale universitaria delegati per la disabilità) alla presenza del presidente dell'Anvur Antonio Uricchio, del ministro per l'Università Maria Cristina Messa e del suo omologo per le disabilità Erika Stefani: è la prima volta che si fa una mappatura dell'accessibilità per i disabili negli atenei, e anche questo fa capire il gap che rimane da colmare in Italia sulle pari opportunità. Il quadro che emerge dal rapporto Anvur-Cnudd è per alcuni versi confortante, per altri molto meno: su 90 università italiane, almeno 86 assicurano accesso e servizi ai disabili.
Il 77% offre servizi di orientamento specifico prima, durante e dopo gli studi, mentre il 69% mette a disposizione servizi di supporto come il tutoraggio specializzato o materiale didattico digitale. Ma poi arrivano le note dolenti. Solo il 28% degli atenei italiani offre servizi di trasporto da e per il domicilio e gli stessi problemi si riscontrano nell'accesso a una casa per studenti disabili fuori sede: sono questi i principali aspetti da migliorare perché su 36.816 studenti disabili almeno 17 mila hanno una invalidità superiore al 66% e 16mila soffrono di forme di disturbi di apprendimento come dislessia, autismo, disgrafia e disturbi neurologici.
Sono invece 17.390 gli studenti con invalidità superiore al 66%: più del 50% sceglie facoltà con indirizzo umanistico e le barriere più gravi all'accesso allo studio si trovano negli atenei del sud Italia. Oltre ai servizi di trasporto, mancano anche piattaforme accessibili anche sul linguaggio dei segni, libri di testo accessibili a tutti, accoglienza negli studentati: con un tasso di iscrizione per i disabili fermo al 23%, l'Italia rimane indietro rispetto all'Europa, dove il tasso medio è del 30%. "Il diritto allo studio è fondamentale e rientrerà nelle agende per il futuro perché disabilità e inclusione sono un tema trasversale", ha promesso la ministra Erika Stefani. Il dicastero per l'Università guidato da Maria Cristina Messa sta comunque facendo passi avanti per abbattere le barriere e adesso gli enti locali, Comuni e Regioni in primis, dispongono di un fondo di 11 milioni di cui oltre 7 provenienti proprio dal ministero dell'istruzione e 3,7 dagli atenei.
Ma il percorso rimane lungo. "Servono risorse non solo per il tutorato - conclude il professore Antonio Uricchio presidente Anvur - ma bisogna anche investire in nuove tecnologie di sostegno e comunicazione, nuovi servizi di trasporto e di placement ovvero inserimento nel mondo del lavoro e accesso alla ricerca post lauream. Il percorso non è ancora concluso".