Profumo: un patto per la scuola. Orari e stipendi siano flessibili
«La manifestazione degli studenti? Erano solo una minoranza»
MArio Ajello
ROMA - Ministro Profumo, quando ha visto tutte quelle carote agitate in piazza dagli studenti che cosa ha pensato?
«Ho apprezzato l’ironia e la loro creatività è certamente una risorsa per questo Paese. Vorrei augurarmi che abbiano molte altre occasioni per essere altrettanto creativi».
Per esempio impegnandosi di più nello studio?
«Anche questo. Sono stati molto acuti nello sfruttare un fraintendimento. Quella mia frase sul bastone e la carota non l’avevo indirizzata né agli studenti né agli insegnanti, verso i quali ho profondo rispetto. Quell’espressione l’ho usata nei confronti dei rettori, categoria alla quale mi onoro di aver partecipato, per criticare il fatto che hanno chiesto deroghe in termini di tempo proprio rispetto ad impegni assunti con gli studenti».
Ma non vengono carezzati troppo gli studenti nel nostro Paese, quasi che abbiano solo diritti e zero doveri?
«Non lo so. So soltanto che, per restare al tema delle proteste di questi giorni, gli studenti italiani sono 8 milioni. Quelli che parlano sono soltanto una frazione molto minoritaria».
E gli altri, come è loro dovere, pensano a studiare senza agitare troppe carote?
«Se l’1 per cento di questi 8 milioni di studenti partecipassero alle manifestazioni, avremmo visto in piazza 80.000 ragazzi, pari alla popolazione di una media città italiana».
Sta dicendo che erano invece un paesello, una frazioncina di un piccolo municipio?
«Non so quanti fossero. I numeri sono sempre variabili e dipendono da chi li dice. Certamente però, per essere la maggioranza, gli studenti in protesta dovevano raggiungere quota 4 milioni più 1. E di sicuro questa cifra non l’abbiamo vista».
Intanto, c’è il concorsone per gli insegnanti. Ma solo per quelli già abilitati e per i precari. Perché se un ragazzo appena laureato vuole entrare nella scuola non può farlo?
«Il concorsone è una situazione transitoria. Avremo un secondo concorso nella primavera del prossimo anno. E poi, un concorso ogni due anni e tutti avranno le nuove regole della delega Fioroni. Nel frattempo, i ragazzi dovranno fare un tirocinio attivo. Un laureato il prossimo anno può già fare il concorso per la scuola, se ha già cominciato il tirocinio e lo conclude positivamente».
Come si svolgeranno questi concorsi?
«Si comincia con una pre-selezione. In cui vengono valutate le competenze logiche e deduttive del candidato e quelle linguistiche e informatiche. Poi, un’altra prova: per valutare l’attitudine dei candidati a stare nella scuola. Uno può essere scientificamente bravissimo ma inadatto all’insegnamento. Ci sarà una lezione su un tema scelto a sorte per ogni aspirante insegnante e in seguito una discussione sulla gestione di una classe, sul rapporto con i giovani e altro».
Ricominceranno concorsi veri?
«Abbiamo rimesso in moto la macchina dei concorsi e, se saremo bravi a farli, in maniera trasparente, veloce e usando poca carta, ciò contribuirà nel ridare ai cittadini fiducia nelle istituzioni. E in tempi di anti-politica, ciò non è poco».
Ora il governo sta chiedendo agli insegnanti di lavorare un maggior numero di ore a stipendio invariato. Quando li pagherete di più?
«Questo tema ha bisogno della contrattazione sindacale. Abbiamo da fare il contratto del 2014, che sarà una grande opportunità anche dal punto di vista salariale. Quella sarà l’occasione per stipulare un patto per la scuola, nel quale dovrà esserci il riconoscimento del grande ruolo dei docenti. Questo ruolo va rivalutato in termini assoluti, anche per quanto riguarda gli stipendi. Rilancio della reputazione del ruolo dell’insegnante e insieme gratificazioni finanziarie. Le posso raccontare una scenetta?».
Ma certo.
«Ho insegnato per un certo periodo in Giappone, dove c’è un profondo rispetto nei confronti dell’insegnante. E quando un insegnante si presenta dando il suo biglietto da visita, la prima parola che dice è: sensee. Significa maestro e la pronuncia con grandissimo orgoglio. Poi, a seguire, il sensee specifica il suo nome e cognome».
Quanto guadagna un maestro giapponese?
«Non molto di più dei nostri».
E quello francese o tedesco?
«Guadagnano più dei nostri, perché svolgono a scuola anche molte attività non tradizionali. Lo stipendio d’ingresso degli insegnanti dovrà essere, e in molti casi già è, come quello degli altri laureati che lavorano nel settore pubblico e in quello privato: intorno ai 1200-1300 euro al mese. Finora, in generale, all’estero si lavora di più e si guadagna di più».
Qui, mezzo stipendio per mezzo lavoro?
«Il nostro obiettivo è agganciarci agli standard europei, anche nelle retribuzioni. Ciò che a noi manca, ed è il punto più importante, è la carriera».
Cioè?
«La progressione dello stipendio. Nel patto della scuola che andremo a stipulare dovremo avere maggiore flessibilità, e prevedere ad esempio i part time. O l’opposto: lavorare di più, per chi lo voglia fare. Bisogna dare cioè la possibilità agli insegnanti di adattare i tempi di lavoro con quelli della vita: ora lavoro di più perché sto in una fase familiare in cui lo posso e lo voglio fare, ora lavoro di meno perché ho figli piccoli o altre necessità».
Che cos’altro sarà contenuto nel patto di cui sta parlando?«Il cambiamento anche fisico della scuola. Non più aule chiuse ma spazi aperti, che siano flessibili e modellabili. E edifici scolastici che diventano anche centri civici, ludici, sportivi».
Il tutto nel 2014. Ma voi del governo Monti a quella data mica sarete ancora in sella?
«Però stiamo facendo un lavoro preliminare per lasciare in eredità un’idea europea di scuola, visto che i nostri ragazzi si cimenteranno in un mercato europeo del lavoro. Intanto, all’inizio del prossimo anno faremo una conferenza nazionale, una sorta di stati generali della scuola».
Nella legge di stabilità i tagli alla scuola non sono troppi?
«Vedo girare cifre di tutti i tipi. Bisogna fare chiarezza. I tagli saranno 182 milioni su un bilancio della scuola che è intorno ai 36 miliardi. Vuol dire che i tagli saranno appena lo 0,5 del totale. Non mi sembra affatto un salasso».