Professori in sciopero, borse di studio a rischio
Università divisa
L'università italiana si spacca in due: da un lato i docenti universitari che scioperano bloccando gli esami estivi, dall'altro gli studenti che temono di non riuscire ad accumulare i crediti necessari per le borse di studio entro il 10 agosto. Partono raccolte di firme e petizioni online, lo scontro è acceso. Lo sciopero dei docenti e dei ricercatori parte dalla protesta lanciata lo scorso anno dal Movimento per la dignità della docenza universitaria: migliaia di docenti incroceranno le braccia in concomitanza con il primo appello della sessione estiva che va dal 1° giugno al 31 luglio prossimo. Hanno firmato la lettera di proclamazione dello sciopero, autorizzato dalla Commissione di garanzia, già 6.857 docenti e ricercatori di 75 tra università ed enti di ricerca. Ma saranno probabilmente molti di più quindi quelli che, la prossima estate, incroceranno le braccia: nel 2017 infatti furono 10.580.
I NUMERIL'agitazione del personale universitario parte da lontano e le proteste sono state tante, prima di arrivare allo sciopero tra lettere e stati di agitazioni: il Movimento fornisce, come dato esemplare, il calo delle risorse che dal 2010 al 2016 ha registrato 650 milioni di euro annui in meno. Vogliono più fondi e lo sblocco degli scatti stipendiali: «Chiediamo solo che lo sblocco parta non dal primo gennaio 2016, come previsto, ma dal primo gennaio 2015 spiega il professore Carlo Vincenzo Ferraro, docente al Politecnico di Torino e organizzatore del Movimento - e con il riconoscimento giuridico degli anni 2011-2014, come è stato fatto per tutti gli altri dipendenti pubblici. Inoltre riteniamo necessario sbloccare le assunzioni: chiediamo 6 mila concorsi per professore associato, 4 mila per professore ordinario e 4 altri mila per ricercatori di tipo B, a tempo determinato». Una protesta da sempre sostenuta nei contenuti anche dagli studenti universitari che, proprio a causa delle tante criticità dell'università italiana, vedono infrangersi i sogni di possibili carriere accademiche.
Ma questa volta le strade si dividono, gli studenti prendono posizione contro lo sciopero. Il motivo? Senza gli esami, molti di loro rischiano di perdere la borsa di studio. «Con queste modalità ha spiegato Andrea Torti, coordinatore nazionale di Link Coordinamento Universitario - lo sciopero rischia di avere un impatto grave sugli studenti, soprattutto perché potrebbe compromettere il raggiungimento dei crediti necessari per accedere al bando delle borse di studio ed ai benefici di welfare studentesco. Per questo abbiamo lanciato una petizione in tutti gli Atenei e in tutto il Paese che ha già totalizzato più di 45.000 firme, per richiedere che le scelte prese dai docenti non aggravino ulteriormente le condizioni degli studenti e delle studentesse».
Lo scorso 17 aprile, durante il Consiglio nazionale degli studenti universitari, è stata approvata all'unanimità la richiesta di avviare un tavolo di interlocuzione con il ministero dell'istruzione, l'Associazione nazionale degli organismi per il diritto allo studio universitario e la Conferenza Stato-Regioni per trovare una soluzione ed evitare che gli studenti restino penalizzati. Tra le richieste avanzate c'è la possibilità di presentare la domanda per la borsa di studio con riserva, in attesa di ottenere i requisiti di merito in deroga alla scadenza del 10 agosto, considerando un appello in più nella sessione autunnale. Dal canto loro però i docenti respingono la polemica al mittente: nelle richieste avanzate in occasione della proclamazione dello sciopero ci sono anche 80 milioni di euro in più da destinare al diritto allo studio, la possibilità di destinare le trattenute stipendiali dello sciopero all'incremento dei fondi per le borse e la garanzia di appelli extra per laureandi, studenti Erasmus o con problemi di salute e studentesse in gravidanza.
Lorena Loiacono