Il ministro Bussetti alla prima uscita: priorità alle scuole paritarie
Il ministro: «Affronteremo il tema». Al lavoro sul tema delle diplomate magistrali. «Conto di trasmettere la parola amore per il lavoro». Fratoianni (Leu): «La priorità è impedire che le scuole pubbliche crollino sulla testa dei ragazzi»
Prima uscita e prime dichiarazioni del neo ministro dell’Istruzione Marco Bussetti che si concentra su uno dei temi più cari alla Lega: quello delle scuole paritarie. Nel contratto firmato con M5S ci sono riferimenti generici alla «buona qualità dell’insegnamento» e l’abolizione delle legge 107/2015 per «rimettere la scuola al centro del nostro sistema Paese». Ma ora il ministro Bussetti - in occasione il convegno dedicato al bicentenario dalla nascita di Francesco De Sanctis - inizia a chiarire i punti sui quali si concentrerà l’azione di governo.
«Dobbiamo capire perché molte chiudono»
Tra le priorità, appunto, le scuole paritarie: istituti non gestiti dallo Stato, ma che dallo Stato sono controllati e riconosciuti come luoghi di istruzione, frequentate da 1 milione 109.585 studenti su otto milioni 826mila 893 totali. Sulle scuole non statali il ministro promette di accendere un’attenzione particolare. «Un tema che va sicuramente affrontato e che affronteremo. Dobbiamo capire perché molte di queste scuole chiudono», ha detto il nuovo inquilino di viale Trastevere. Con un chiaro richiamo all’emorragia di iscritti degli ultimi anni, che ha fatto seguito al taglio dei finanziamenti e alla crisi economica.
La parità garantita
L’affermazione del ministro sposta l’azione programmatica della coalizione su posizioni leghiste. Tra le promesse elettorali del Movimento 5 Stelle, infatti, c’era lo stop totale dei fondi pubblici (a esclusione della fascia 0-6 anni) e la modifica della legge 62 del 2000 che introduceva la parità scolastica «affinché ci sia una distinzione chiara tra scuola statale e scuola privata». Per garantire l’istruzione a tutti, lo Stato ha stanziato nell’anno scolastico 2015-2016 49 miliardi e 418 milioni di euro per la scuola pubblica statale e 499 milioni di euro per quella pubblica paritaria.
Scuole pubbliche
Critiche arrivano da Liberi e Uguali: «Bussetti si chiede come mai chiudano le scuole paritarie, preludendo quindi a possibili nuovi finanziamenti. Gentile ministro Bussetti — chiede Nicola Fratoianni - la vera e prima domanda da farsi è come impedire che le scuole pubbliche crollino sulla testa dei ragazzi...».
«A settembre saremo pronti»
«A settembre saremo pronti, approfitteremo di questo che è un periodo di stasi dal punto di vista didattico per verificare gli aspetti che consentiranno di migliorare la scuola», ha affermato Bussetti. «Consapevole», ha detto, dell’importanza dei compiti che si trova ad affrontare. E ha assicurato che sarà impegnato «a risolvere le criticità che si presenteranno e a trovare le strategie più idonee al passo con i tempi».
Cellulari, pensiamo al divieto
Lo sforzo dichiarato sarà quello di coinvolgere tutte le componenti della scuola e tutta la nazione. Non è l’unico tema che il ministro ha affrontato nella giornata: a chi gli ha chiesto dell’impiego dei cellulari in classe, ha risposto che «la linea in Italia è ben definita, esistono i regolamenti d’istituto che rientrano nell’autonomia didattica. Sicuramente quella francese è una opportunità per riflettere sull’uso consapevole dei telefonini in classe, ben venga».
Le diplomate magistrali: ci sto lavorando
Ma la prima prova che attende il ministro, è la decisione su che cosa fare per le maestre diplomate magistrali, quelle maestre cioè che non hanno la laurea ma insegnano da anni e che dopo l’ultima sentenza del Consiglio di Stato non possono rientrare nelle graduatorie: «Mi sono messo al lavoro; già oggi partiamo con la prima riunione operativa