Gli insegnanti pronti a proteste eclatanti: correzione dei compiti davanti alle Camere
Di Marina Boscaino
Stavolta sembra che tutti – davvero – dovranno fare i conti con gli insegnanti. Sorprendenti disagio e mobilitazione in questi giorni: coinvolto anche chi finora ha reagito ai precedenti provvedimenti con inerzia. Tutti, e non solo deputati e senatori del Pd, che stanno ricevendo piogge di e-mail con domande nette: fino a quanto sono disponibili a dire no a un aumento autoritario del nostro orario di lezione? Per la cronaca: dopo 5 giorni di invii, pochissime sono le risposte, attentamente monitorate: i nostri voti non saranno, questa volta, a scatola chiusa. Tutti, perché il dissenso è trasversale e la questione delle 24 ore sta finalmente facendo emergere anche l'altra insidia che minaccia oggi la democrazia nella scuola: la pdl 953, controriforma degli organi collegiali. Mentre scrivo, leggo che la Commissione Bilancio della Camera ha approvato all’unanimità alcuni emendamenti all’art.3 del ddl di Stabilità, ma nulla relativamente alla proposta indecente di aumentare di 1/3 l’o r ario di lezione dei docenti della secondaria senza incrementi di salario, prevista in quell'articolo, notizia poi smentita dal Pd. Bisognava davvero infierire ancora e in modo irrispettoso su chi, prendendosi cura dei nostri figli e nipoti, forma i futuri cittadini? Ce n’era bisogno, dopo la “cura da cavallo” di Gelmini, che ha tagliato 83mila cattedre? Dopo la caccia al fannullone inaugurata dai profeti del merito, ai quali Brunetta ebbe buon gioco di accodarsi, per ribadire la sua idea di scuola-caserma? Dopo le classi pollaio, dopo un concorso assurdo, umiliante e inutile? Avevamo già capito – e da tempo -che la scuola pubblica non è al centro dell'interesse di coloro che negli anni ci hanno governato, se non come fonte di risparmio coatto: in nome di un totem ideologico – il liberismo – travestito da esigenza “tecnica” e assolutizzato. Ma non stiamo a piangerci addosso, né a rivendicare il fatto che di ore noi, quasi tutti, ne lavoriamo ben più delle 18 previste dal contratto: parliamo piuttosto di diritti violati e indignazione. Trasversali sono le iniziative che si susseguono: dopo l'assemblea nazionale dei precari la scorsa settimana a Firenze (che ha deciso di ricorrere contro il concorso), mozioni di collegi dei docenti, presìdi, raccolte di firme, petizioni. Circolano sul Web lettere ferocissime, drammatiche, orgogliose, cui nessuno riserverà mai una risposta. Alcune scuole stanno pensando di protestare con azioni che ricadrebbero direttamente sugli studenti: blocco dei viaggi di istruzione e delle attività aggiuntive all'orario di insegnamento. C'è anche la proposta di recarsi davanti al Parlamento correggendo lì i compiti in classe e la lettera ai genitori, pubblicata sul sito Vivalascuola, per invitarli a riflettere sul disastro didattico che il provvedimento comporterà. La maggior parte preferisce condividere protesta e mobilitazione con le principali vittime delle dissennate politiche scolastiche degli ultimi anni. Come sta cercando di fare il Coordinamento nazionale «Per la scuola della Costituzione», che, per sostenere concretamente la mobilitazione, sta elaborando una proposta per una legge alternativa alla 953. «Le attività del docente nella scuola del futuro saranno diversificate, perché il docente diventerà un direttore d’o r c h es t r a in un sistema molto più complesso. Ci vorrà maggiore flessibilità, ci potrebbero essere persone che lavoreranno un po’ meno e altre un po’ più». Dopo il bastone e la carota, ecco un’a ltra perla di saggezza del Vate della Scuola 2.0, il ministro Profu m o . Dalla trasformazione o sostituzione dell’insegnamento di religione cattolica, all’a c co r ci amento di un anno di superiori, alle esternazioni sul concorso, al giovanilismo di maniera, al computer al posto degli insegnanti nelle classi con pochi alunni, non ne ha letteralmente azzeccata una. Come, ad esempio, l'ultima: un suo sito patinato, che nulla ha da invidiare agli spot dell’era Moratti, finora insuperato must del millantato credito istituzionale. Che scuola sogni? ci chiede il ministro con inopinata tempestività rispetto alla catastrofe che stiamo vivendo, dipingendo una scuola che hanno in mente solo lui e Vecchioni, che – t es timonial inopportuno ci fa sempre più rimpiangere quando si limitava a cantare «Luci a San S i ro » . Chi paga per raccontarci una storia non vera, che parla di Lim, e-book, trascurando amianto e precariato? Abbiamo provato, alcuni di noi, a scrivere che il nostro sogno è che si dimetta e venga sostituito da un ministro che abbia un po’ più di rispetto per gli insegnanti. Ma non siamo stati pubblicati. Perché? Trasparenza è una delle formule retoriche passibili a deroghe di comodo. Eccone un'altra. Nonostante il risparmio sulla scuola pubblica continui a rappresentare la stella polare di questo governo (tanto che Giarda ha affermato che sono disposti a ritirare l'art. 3 del disegno di legge, quello relativo all'orario di lezione, purché si ottengano le stesse economie in altro modo) colpisce e offende che nello stesso provvedimento vengano previsti 233 milioni di contributo per la scuola non statale. Legislatura dopo legislatura, il sostegno alla paritaria continua a metter d'accordo tutti.