di Alex Corlazzoli
Fumata nera per i 6.669 diplomati magistrali che a causa della sentenza della Plenaria del Consiglio di Stato del dicembre scorso rischiano di tornare nelle graduatorie d’istituto. Perché il titolo magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001-2002 non è abilitante per le graduatorie ad esaurimento. Alla vigilia di uno sciopero della fame che dal 28 aprile vedrà protestare davanti al ministero il “Coordinamento diplomati magistrali abilitati” sostenuti dall’Anief, il sottosegretario all’Istruzione Vito De Filippo nei giorni scorsi ha incontrato le organizzazioni sindacali unitarie a seguito del parere dell’Avvocatura di Stato che non ha cambiato di una virgola la situazione di questi docenti che ora rischiano davvero di perdere il proprio posto di lavoro.
La sentenza del Consiglio di Stato numero 11 del 2017, ha ribaltato l’orientamento mantenuto fino a quel momento dalla giustizia amministrativa: oltre sei mila assunti a tempo indeterminato rischiano di vedere risolto il proprio rapporto di lavoro a tempo indeterminato e altri 43mila inseriti nelle Graduatorie provinciali ad esaurimento ne saranno esclusi. In maniera indiretta sono coinvolti nelle dinamiche di questa vertenza anche migliaia di lavoratori presenti nelle Gae prima dei ricorsi e migliaia di laureati in Scienze della formazione primaria che al pari dei diplomati magistrali sono docenti abilitati per l’insegnamento nella scuola primaria e dell’infanzia, esclusi tanto dall’accesso alle graduatorie ad esaurimento, quanto da eventuali percorsi di accesso all’assunzione a tempo indeterminato.
Il problema principale riguarda, tuttavia, chi è stato assunto. Dopo aver svolto persino l’anno di prova previsto per chi entra in ruolo, si vedrà retrocesso nelle graduatorie di istituto di seconda fascia: per chi non mastica il linguaggio scolastico significa fare due passi indietro nella fase di reclutamento. L’unica speranza sta nel Parlamento ma la situazione di stallo non aiuta: nelle prossime ore i sindacati scriveranno in maniera unitaria a tutti i partiti per chiedere un intervento urgente e a quanto pare anche la ministra Valeria Fedeli cercherà il sostegno delle forze politiche che siedono a Camera e Senato.
Sembra escluso un decreto legge mentre il Partito Democratico starebbe ipotizzando un disegno di legge sulla falsariga di quello fatto per le scuole secondarie superiori ma “senza governo è un problema qualsiasi tentativo”, spiega l’onorevole Simona Malpezzi.
Intanto l’Avvocatura di Stato non lascia spazio ad equivoci: restano fermi i diritti acquisiti di coloro che sono risultati destinatari di una sentenza già passata in giudicato. In tutti gli altri casi la decisione di dicembre non ha comunque effetti immediati: si dovranno attendere le sentenze di merito che, con ogni probabilità, si uniformeranno alla decisione del Consiglio di Stato. In viale Trastevere tengono aperta la porta ma sanno che non hanno più in mano il gioco: “Abbiamo il parere dell’avvocatura che salva quelli che hanno avuto la sentenza passata in giudicato ma non offre al ministero alcuna indicazione di assumere atti anche in regime di autotutela. Ai sindacati – spiega De Filippo – abbiamo offerto nella funzione transitoria che abbiamo disponibilità tecnica. In campagna elettorale tutti i partiti si sono espressi, ora serve il loro impegno. Alla Camera e al Senato le commissioni speciali hanno funzione piena, se ci fosse un impegno tra le forze politiche qualcosa si potrebbe muovere”.
A non accontentarsi di queste parole sono le organizzazione sindacali, che giovedì torneranno a sedersi al tavolo con il sottosegretario per chiedere l’uso del Decreto Legge per risolvere la situazione. Francesco Sinopoli, segretario nazionale della Flc Cgil, aveva già scritto una lettera ai capigruppo parlamentari di Camera e Senato chiedendo un incontro ma non ha mai avuto risposta: “Nelle prossime ore torneremo a inviare una missiva tutti insieme nella speranza di essere ascoltati”.
Parole dure arrivano anche da Marcello Pacifico, presidente dell’Anief: “Lo sciopero della fame andrà avanti ad oltranza fino al 4 maggio. Il problema è quello dell’inserimento nelle Gae, un eventuale provvedimento transitorio per chi insegna nella scuola dell’infanzia e primaria sul modello di quello in atto per la scuola secondaria, non risolve il problema di chi sarà escluso dalle Gae; chi ha vinto gli ultimi concorsi si troverebbe annullato il proprio punteggio in vista di nuove graduatorie. Vanno riaperte le graduatorie ad esaurimento. Abbiamo chiesto al Miur di chiedere al presidente del Consiglio di Stato di sospendere i ricorsi in attesa del parere definitivo della Cassazione”.