Cancellate le supplenze brevi.
SPENDING REVIEW/Dal 2015 ci penseranno i 150 mila assunti con l'organico funzionale
Alessandra Ricciardi
In fondo era tutto scritto nella Buona scuola. Il piano di riforma aveva già alle spalle il lavoro di Spending review che sta per essere definito in questi giorni tra viale Trastevere e via XX Settembre. E che, tra istruzione, università e ricerca, frutterà circa 900 milioni di tagli.
Intervenire su tutte le supplenze brevi porterebbe a un risparmio di 600 milioni di euro annui. Ma per farlo si attende di mandare al regime il nuovo organico, per testarne margini e potenzialità.
La Buona scuola prevede solo assunzioni di docenti, un'anomalia quella dimenticanza del personale ausiliario, tecnico ed amministrativo che trova spiegazione sempre nel piano di Spending review: gli 8 mila posti Ata senza titolare, di cui 3 mila a causa dei pensionamenti, non saranno coperti perché cancellati. Si punta sulla digitalizzazione delle segreterie scolastiche che dovrebbe consentire di recuperare in termini di efficienza il servizio, senza intaccare dunque l'organico degli ausiliari che fanno sorveglianza e che diventano figure ancora più necessarie con il progetto dell'apertura pomeridiana degli istituti. In tal senso, la ministra dell'istruzione Stefania Giannini è decisa a chiedere nella legge di Stabilità una contropartita finanziaria per la digitalizzazione. Nel piano non dovrebbe esserci una nuova stretta sulla dimensione minima degli istituti scolastici che danno diritto all'assegnazione di un dirigente e di un direttore dei servizi: oggi il paletto è a 600 alunni iscritti.
Confermato invece l'intervento sugli esami di stato: via i commissari esterni, salvo il presidente, per un risparmio di circa 100 milioni di euro. La notizia dei nuovi interventi ha messo in allarme i sindacati. «Si tolgano risorse da sprechi e privilegi e vengano destinate all'istruzione. Questa è la spending review che serve», dichiara Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, «siamo al penultimo posto per livello di spesa pubblica destinata all'istruzione. Dopo di noi solo la Romania. Non si può immaginare un'altra legge di stabilità fatta di tagli lineari». Nessun taglio, è la replica di Francesca Puglisi, responsabile scuola nella segreteria Pd, «noi siamo il governo degli investimenti nella scuola». Ma la difesa non convince. «Che sia il premier a smentire, le misure di cui si parla vanno in senso diametralmente opposto ai bisogni delle nostre scuole«, dice Francesco Scrima, segretario Cisl scuola. «Il Miur si appresta a ridurre anche le risorse degli enti di ricerca e il fondo ordinario dell'università per finanziare le assunzioni nella scuola, uno cambio inaccettabile», attacca Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil.