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Repubblica: "Accuse assurde alle persone sbagliate il sistema è bloccato per colpa dei baroni"

Giovanni Amelino Camelia, ricercatore alla Sapienza e fisico di fama internazionale

06/07/2010
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la Repubblica

Se la guerra viene persa non si possono incolpare i caporali, bisogna prendersela con i generali
Sacrosanto premiare il merito ma qui in Italia si sta tagliando sull´essenziale Ci soffocano
LAURA MARI

ROMA - «Ma come si fa a chiamare "fannulloni" persone che lavorano 14 ore al giorno, sette giorni su sette, senza riposare nemmeno di domenica? È semplicemente assurdo». A dirlo è il fisico Giovanni Amelino Camelia, ricercatore della università La Sapienza noto a livello internazionale e inserito due anni fa dalla rivista Discover Magazine, per le sue ricerche sulla meccanica quantistica e sulla relatività, fra sei ipotetici "eredi" di Albert Einstein.
Il rettore della Sapienza Luigi Frati ha parlato di "ricercatori fannulloni, che rubano lo stipendio". Non lo trova un po´ offensivo nei riguardi di chi, come lei, porta alta nel mondo la bandiera della ricerca?
«Credo che all´università La Sapienza ci siano alcuni dei ricercatori più produttivi d´Italia e io di certo in quell´ateneo non sono una mosca bianca. Non capisco questi continui attacchi nei confronti dei ricercatori. Ormai li si considera responsabili di tutto: degli sprechi, del malfunzionamento degli atenei, del declino dell´università. Ma è chiaro che si punta il dito contro le persone sbagliate. Di certo a rubare lo stipendio non siamo noi».
Cosa intende dire?
«Semplicemente che se il sistema universitario non funziona è colpa dei tanti baroni che per anni lo hanno governato e che continuano a governarlo. Ecco perché mi sembra paradossale che il rettore Frati parli di ricercatori fannulloni; perché, sebbene sia vero che all´università e nella comunità scientifica c´è chi produce di più e chi di meno, a mettere gli improduttivi in determinate posizioni privilegiate sono stati, in passato, i docenti baroni. Basta allora con questo scarico di responsabilità e queste accuse gratuite e ingiustificatamente generalizzate. Se la guerra viene persa non si possono incolpare i caporali, la colpa è dei generali. Perciò chi in passato ha diretto l´università e chi continua a dirigerla faccia un esame di coscienza».
Lei è stato uno dei docenti-ricercatori scesi in piazza con gli studenti dell´Onda contro la riforma Gelmini. Crede che la manovra del governo avrà ulteriori ripercussioni sul sistema universitario?
«Vorrei chiarire una cosa: anche io, come tutti i miei colleghi, sono convinto che sia necessario eliminare gli sprechi e premiare il merito. In questo Frati ha assolutamente ragione. Ma il problema è che qui si continua a tagliare l´essenziale, si soffoca l´università nel tentativo di far fuori i baroni ma poi, lo ripeto, loro sono gli unici a restare sempre in piedi. E ad essere cancellata dal sistema universitario, tra riforme e manovre, è proprio la parte più attiva e sana dell´istruzione».
Ha qualche proposta per il futuro?
«Quella degli sprechi è una realtà così radicata che ora bisogna rimboccarsi le maniche. Tutti. Il rettore della Sapienza parla spesso di "meritocrazia". Per attuarla, si lasci dare una mano da tutti quei docenti e ricercatori che lavorano con passione e produttività».

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