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Unità: Per Brunetta gli studenti sono dei guerriglieri

Cultura di governo Il ministro etichetta la protesta: «Verranno trattati come tali» Fioroni: soffiare sul fuoco e fomentare gli animi è un atteggiamento irresponsabile

20/03/2009
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l'Unità

SIMONE COLLINI
Altro che il «fannulloni» dedicato agli statali. Per gli studenti Renato Brunetta ha scelto un termine ancora più simpatico: «Guerriglieri». Il ministro della Pubblica amministrazione è a Palazzo Chigi per una conferenza stampa insieme alla collega all’Istruzione Mariastella Gelmini: snocciola cifre e percentuali senza dilungarsi in spiegazioni e dettagli, tipo che le assenze per malattia nelle scuole sono calate negli ultimi due mesi del 32,45%, che così si sono risparmiati tra i 200 e i 250 milioni, che non dovendo ricorrere alle supplenze si creerà anche meno precariato...
Poi gli viene richiesto un commento sulla protesta che sta montando nel mondo della scuola, e il ministro fa ancora di meglio. Dicendo: «Non vedo molta protesta, vedo ogni tanto delle azioni di guerriglia da parte dell’associazione Onda. Ma vedo che nelle votazioni degli organi di rappresentanza degli studenti l’Onda non esiste. Sono dei guerriglieri e verranno trattati come guerriglieri».
Le critiche al ministro

Non ci vuole molto perché arrivi una valanga di critiche, dal mondo politico, da quello studentesco, dalle forze di polizia. Beppe Fioroni invita il ministro Gelmini, «persona moderata», a prendere le distanze: «Additare genericamente come guerriglieri gli studenti, soffiando sul fuoco e fomentando gli animi è un atteggiamento irresponsabile del quale il ministro Gelmini non può rendersi spettatrice passiva», dice il responsabile Educazione del Pd chiedendole le scuse per conto del governo. Il capogruppo dell’Italia dei valori alla Camera Massimo Donadi parla di «corto circuito tra il cervello e la lingua del ministro Brunetta» («non c’è altra spiegazione per giustificare le affermazioni nei confronti dei ragazzi dell’Onda, parole incendiarie da piccolo duce»), mentre secondo il segretario del Prc Paolo Ferrero «che il ministro Brunetta vesta i panni anche del manganellatore rispetto agli studenti dell’Onda caricati dalla Polizia a Roma la dice lunga sull’idea di democrazia, libertà e rispetto del dissenso di Brunetta e del governo di cui fa parte».
La giustificazione di Gelmini

Il ministro Gelmini si produce in un impervio tentativo di giustificazione: «Brunetta, come tutti sanno, a volte usa toni forti e provocatori». La titolare per l’Istruzione si augura che episodi come quelli di mercoledì alla Sapienza non si ripetano più: «Il diritto di manifestare va sempre rispettato, ma la democratica dimostrazione del dissenso non può mai trascendere nella violenza, che non può mai essere accettata. In questo senso credo vadano interpretate anche le dichiarazioni del ministro Brunetta». Il ministro della Pubblica amministrazione, dice per lui la Gelmini, «certamente condivide la preoccupazione per quanto è avvenuto e l’auspicio che l’università sia sempre il luogo del dialogo e non della violenza».
Brunetta bis

Ma la pezza non regge, perché non contento del vespaio sollevato, Brunetta torna qualche ora dopo sull’argomento e anziché stemperare, approfitta delle telecamere di Sky per dire: «Mi son sbagliato, gli studenti dell’Onda non hanno neanche la dignità dei guerriglieri, che sono una cosa seria. Questi sono quattro ragazzotti in cerca di sensazioni violente che non rappresentano nessuno e che fanno perdere tempo alla polizia, che dovrebbe essere impegnata per cose ben più serie».
E sono proprio le forze dell’ordine, chiamate in causa, a lanciare un appello: i politici, dice l’Associazione nazionale funzionari di polizia, «moderino i termini» perché le loro parole sopra le righe «corrono il serio rischio di tradursi inevitabilmente in pietre e molotov contro poliziotti e carabinieri, costretti a gestire situazioni sempre più difficili».

Brunetta definisce gli studenti «guerriglieri, e verranno trattati come tali». Fioroni: «Irresponsabile soffiare sul fuoco». L’Associazione funzionari di polizia: «I politici moderino i termini, altrimenti si corrono seri rischi».


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