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Repubblica: Prof e dialetti, Gelmini apre alla Lega

Ragioniamo sulle tradizioni locali". E il Carroccio rilancia: esercito alpino del Nord. Il ministro alla Istruzione: sul tema della scuola non c´è distanza tra i leghisti e le posizioni del Pdl

30/07/2009
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la Repubblica

LUCIANO NIGRO

ROMA - Il ministro Mariastella Gelmini apre alla Lega Nord sui test per sbarrare l´"invasione" dei prof del sud in Padania. La tempesta scatenata dalla proposta di un esame di dialetto per chi vuole insegnare al nord non si placa, ma il governo, che teme lo scontro sulla scuola, lancia un salvagente al Carroccio. «Mai parlato di dialetti, solo test pre-selettivi sulla cultura e sulle lingue locali», si corregge il capogruppo leghista alla Camera Roberto Cota. E il ministro dell´Istruzione tende subito la mano: «Sulle tradizioni locali si può ragionare, non c´è distanza tra Pdl e Lega sul tema della scuola». Un´offerta di pace preventiva a Bossi che un anno fa chiedeva la testa e il dicastero della Gelmini e che ogni giorno crea un´occasione di scontro per bloccare sul nascere il partito del sud. L´ultima idea, la trasformazione del corpo degli Alpini in un vero e proprio esercito del nord, porta la firma di venti deputati leghisti che chiedono una corsia preferenziale nell´arruolamento per «i residenti nei comuni dell´arco alpino» con l´obiettivo dichiarato di «bloccare la crescita di volontari provenienti dalle regioni del sud».
Prevedibile un altro putiferio dopo che la sortita del Carroccio sulla scuola ha fatto sollevare i sindacati degli insegnanti, i presidi, l´opposizione e ha spaccato la maggioranza di governo. «Cose inammissibili per un paese unito» protesta la presidente dei senatori pd Anna Finocchiaro. Sferzante la governatrice del Piemonte Mercedes Bresso: «La secessione linguistica è intollerabile». Per Giorgio Rembado dell´associazione nazionale presidi la proposta è «irrealistica oltreché incostituzionale». E se la Cisl ritiene «impensabile che la scuola prepari a frequentare le osterie e le sagre folcloristiche paesane», per Mimmo Pantaleo della Cgil l´iniziativa è pure «razzista e antimeridionalista». Anche nel Pdl la storia del dialetto provoca notevoli un mal di pancia. «Una boutade propagandistica, non passerà mai» si arrabbia Italo Bocchino, numero due del partito di Berlusconi alla Camera. Il presidente dei deputati europei Mario Mauro, invece, la prende con ironia e ringrazia la Lega «che vuole i docenti poliglotti».
Uno scontro che non si placa neppure dopo il tentativo di Poalo Bonaiuti di minimizzare («I giornali non sanno cosa scrivere»), dopo la frenata lessicale di Cota che al posto dei dialetti inserisce le «lingue locali» e dopo l´apertura del ministro che considera «giusto legare i docenti al territorio». L´ex ministro Giuseppe Fioroni attacca: «Gelmini non può fare il sor tentenna» perché «in gioco non ci sono solo i rapporti tra il Pdl e la Lega, ma la difesa della serietà della scuola» ed è «una vergogna quello che sta accadendo sulla pelle degli insegnanti». E Antonio Di Pietro: «La Lega ricatta e il governo acconsente».
Certo è che la mossa del Carroccio ha scatenato la fantasia di molti. «I leghisti dovrebbero prima imparare l´italiano, o scrivere le leggi in padano» è il consiglio dello scrittore Andrea Camilleri. «Ma quale dialetto dovrebbero studiare i professori, visto che gli idiomi cambiano da un paese all´altro?» si chiede Franca Grisoni, famosa poetessa dialettale. E se Vittorio Sgarbi definisce la proposta «inquietante» e il segretario del Prc Paolo Ferrero «una stupidaggine», c´è chi ricorda che un noto maestro di lingua friulana è il giapponese Yamamoto. E Clemente Mastella la butta sul ridere: «Il napoletano è universale. Incomprensibili, invece, i loro dialetti».

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