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Secondo ciclo: il kit della valutazione

In merito alla secondaria superiore, la CM 50/09 assomiglia più alle istruzioni allegate a una scatola di montaggio che a uno strumento utile a una serena e seria valutazione. Il ministero persevera nell'equivoco tra collegialità della valutazione e meccanicità del voto.

22/05/2009
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Giovanni Gentile, che fu ministro fascista dell’istruzione non era certo un fior di democratico, eppure non si sognò mai di pensare che la valutazione nella scuola secondaria dovesse essere un fatto individuale, deciso dal singolo insegnante con la complicità autoritaria del Ministro dell’Istruzione. Infatti, nel Regio Decreto del 1923, la famosa legge Gentile sulla scuola, scrisse chiaramente che il voto era collegiale.

Lo stesso Giovanni Gentile, certo non era poco severo e la sua scuola lo era ancor di più, eppure non pensò mai che un cinque in condotta dovesse portare da solo alla bocciatura: tutt’al più con un voto dal sette in condotta in giù si andava a settembre in tutte le materie. Come dire: autoritari si, magari anche più severi, ma non autolesionisti al punto di troncare la carriera ai lazzaroni, piuttosto farli lavorare tutta l’estate.

Questi principi sono rimasti in vigore fino a poco tempo fa, rinforzati dal clima di democrazia del dopoguerra e ribaditi nei principi di partecipazione alla gestione della scuola contenuti nei decreti delegati del 1974. Anzi il principio sulla collegialità della valutazione è tuttora sancito dall’art 192 comma 7 del Decreto 297/94 (il cosiddetto Testo Unico della scuola): “Al termine di ciascun trimestre o quadrimestre ed al termine delle lezioni il consiglio di classe (non il singolo insegnante e tanto meno il Ministro, ndr) delibera i voti di profitto e di condotta degli alunni”. Questo articolo non è mai stato abrogato ma negli ultimi tempi sembra essere oggetto di strane e non casuali amnesie da parte degli estensori delle indicazioni sulla valutazione. E sono amnesie che rischiano di creare equivoci tra i docenti.

Il fatto è che da quando persone, che di scuola e valutazione sanno poco e niente, si sono messe in mente, ad uso televisivo, di raddrizzare la schiena a studenti e insegnanti qualcuno ha pensato che al buon senso didattico e valutativo degli insegnanti si potessero sostituire le proprie alchimie numeriche.

Se non che anche la loro aritmetica fa talmente tanto cilecca che non hanno saputo prevedere né le conseguenze dei loro assiomi né i tempi di applicazione.

Ecco che così abbiamo assistito a ordini e contrordini: prima si è detto “anche con un solo cinque si sarà bocciati”, poi si è detto che comunque promozione e bocciatura dovevano essere decise a maggioranza; prima si è insistito sul voto di condotta che faceva media, poi, accortisi che in questo modo si compensavano le insufficienze per l’ammissione agli esami, si è detto che per essere ammessi occorreva la sufficienza in tutte le materie, poi ci si è accorti che il Regolamento non era ancora stato approvato e allora si è detto “basta la media del sei, condotta compresa” ( per quest’anno, dall’anno prossimo si torna al sei in tutte le materie).

Tra conseguenze non previste,contrordini e tempi di registrazione non rispettati, il caos è totale. Lo abbiamo già annotato a proposito della scuola secondaria di primo grado.

Ma anziché trarne le dovute conseguenze il Ministero ha pensato trarsi d’impiccio facendo uscire in forma di circolare un foglio di istruzioni, quasi che valutare fosse come montare in kit di mobili dell’Ikea.

Ed ecco che così ci troviamo questa circolare sulla valutazione, la n. 50 del 20 maggio u.s., la quale ci ricorda che per promuovere le nostre alunne e i nostri alunni, bisogna che questi abbiano il sei in tutte la materie (condotta compresa) altrimenti “andranno a settembre” (letteralmente “sospesi” e avviati ai corsi di recupero e alle verifiche estive) o saranno respinti (nel caso dell’insufficienza in condotta) mentre per gli esami (ammissione e svolgimento) si rimanda all’ordinanza sulle istruzioni operative dell’8 aprile e alla circolare dell’8 maggio (quella che dice che il voto in condotta fa media).

Neppure la pazienza di riportare ciò che è contenuto negli atti appena citati ma soprattutto non una parola sulla collegialità delle decisioni, neppure sul voto a maggioranza, e tanto meno sull’art. 192 del decreto 297/94 tuttora in vigore.

Toccherà ancora una volta agli insegnanti e al loro senso di responsabilità, che altrove sembra mancare, l’onere di ristabilire un clima più assennato e meno meccanico negli scrutini e nelle valutazioni.

Roma, 22 maggio 2009

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