
L'OCSE non assolve la Gelmini, anzi…
I dati OCSE mettono in luce i problemi della nostra scuola, ma lo strabismo ministeriale vede solo costi e troppo personale.


Iniziative nei territori contro le politiche del governo sulla scuola
La pubblicazione dell’annuale relazione dell’OCSE sull’educazione ha messo in luce lo stato preoccupante della nostra scuola. La relazione del presidente Andreas Schleicher, che ha sottolineato l’alto numero di insegnanti della scuola italiana e i loro bassi livelli stipendiali, in particolare è sembrata una conferma delle cose che il governo e il Ministro Gelmini vanno dicendo in questi giorni per giustificare lo sfoltimento delle fila del nostro corpo docente, a partire dal ritorno al maestro unico nella scuola elementare.
La scuola elementare costa ma è buona.
In proposito c’è però da dire che Schleicher, (il quale non ottenne la stessa attenzione alcuni anni fa, ai tempi della Moratti, quando dall’inchiesta PISA, trasse le conclusioni che la scuola che boccia e che separa i percorsi di studio non è una buona scuola) ha elogiato la nostra scuola elementare per i suoi buoni risultati. L’ha elogiata pur indicando che i suoi costi e il suo organico sono alti e l’orario dei suoi insegnanti inferiore a quelli europei. La sua attenzione si è semmai appuntata sulla secondaria per l’alto numero di docenti e di discipline.
Ma intervenire sulla secondaria, si sa, è più complicato che intervenire sulla primaria: più indirizzi, più discipline, classi di concorso ecc. ecc. E poi lì si vorrebbe la botte piena e la moglie ubriaca, cioè al tempo stesso diplomati più specializzati (cosa che richiede più materie specifiche) e meno professori (cosa che si addice ad un insegnamento più generalista). Inoltre richiede più tempo: nuovi indirizzi diversi da quelli attuali e magari più raggruppati richiedono una mappa scolastica diversa da quella esistente e quindi un apposito lavoro delle amministrazioni regionali, provinciali, comunali da cui dipende la localizzazione delle scuole. Ecco allora perché il Ministro Gelmini, in linea con la demagogia del “tutto e presto” dei suoi colleghi di governo (e ripetendo l’errore della Moratti) ha pensato bene di volgere la sua attenzione alla scuola elementare, che è il pezzo di scuola che va meglio, che molti nel mondo ci invidiano e che proprio non andrebbe toccato.
La percentuale spesa in stipendi non è molto diversa dagli altri paesi.
In realtà poi i dati OCSE smentiscono la Gelmini proprio su uno dei suoi cavalli di battaglia: quello della spesa per gli stipendi degli insegnanti e del personale della scuola. Nei giorni scorsi, a partire dalla famigerata intervista a “Radio Anch’io” il ministro Gelmini ha sostenuto che il 97% della spesa del Ministero va in stipendi per gli insegnanti e per gli altri lavoratori della scuola. Da ciò ne ha dedotto la necessità di ridurre il numero degli insegnanti sia per ridurre la spesa in ubbidienza a Tremonti, sia, sperando con ciò di sollecitare qualche cannibalismo in categoria, per consentire che una parte di questa riduzione (al massimo un terzo!) venga riconvertita in stipendi più alti (magari secondo il cosiddetto merito).
Secondo l’OCSE invece a coprire il 93,7% (non il 97%) della spesa non sono gli stipendi, ma la cosiddetta spesa corrente. Di quest’ultima gli stipendi coprono l’80,4% (cioè il 75,33% della spesa complessiva), quelli per i soli insegnanti il 64%. E il dato non è così straordinario perché è in linea con la media OCSE e con la percentuale di spesa degli altri paesi, in particolare di quelli dell’Unione Europea, visto che fanno eccezione solo Svezia, Finlandia, Slovacchia, Polonia e Repubblica Ceca.
Insomma se il Ministero non investe in strutture e altri strumenti non è perché la spesa per gli stipendi è alta rispetto al resto, ma perché il resto proprio non c’è!
Ecco di seguito alcuni dati che tutti possono verificare e approfondire sul sito della OCSE.
A questo indirizzo è disponibile il rapporto in italiano
Roma, 11 settembre 2008
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