Il Consiglio dei Ministri non può procedere alla nomina del futuro presidente dell’ISTAT. Serve una procedura selettiva e trasparente, come prevede il regolamento europeo fin dal 2015
Comunicato stampa della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.
Roma, 24 luglio - “La scadenza del mandato dell’attuale presidente dell’ISTAT Alleva, avvenuta lo scorso 15 luglio e la necessità di procedere alla sua successione, non possono giustificare una designazione per chiamata diretta da parte del governo in carica, senza tenere conto di quanto prescrive il regolamento europeo 223/2009 che chiaramente a tal riguardo parla di procedure selettive di nomina, trasparenti e basate su criteri di professionalità. L’indipendenza dell’ISTAT va garantita a partire dalla nomina del proprio presidente”, afferma Francesco Sinopoli, segretario generale della FLC CGIL.
“Appare evidente – continua Sinopoli - che la proposta di Blangiardo, sul quale sembrerebbe essere stata raggiunta l’intesa nel governo, non è assolutamente coerente con le procedure stabilite dall’Europa per garantire indipendenza e autonomia della statistica pubblica da ingerenze della politica. Inoltre qualora fosse confermato questo orientamento, il governo si assumerebbe una grave responsabilità. Si tratterebbe infatti di una lesione dell’indipendenza dell’ISTAT e un ulteriore attacco alla sua autonomia, in palese continuità con quanto avvenuto con l’incontro dello scorso 25 giugno al MEF tra Alleva e la sottosegretaria Castelli, quando furono cercate possibili sinergie fra l’Istituto e l’attuale esecutivo”.
“L’ISTAT è un istituto di ricerca la cui autonomia e autorevolezza sono tutelate dalla legislazione e dai regolamenti europei. Non si può procedere con una designazione secca del suo presidente da parte di qualunque esecutivo, ma si deve operare sulla base di una procedura selettiva pubblica alla fine della quale indicare una rosa di nomi da cui scegliere. Tutto ciò al fine di rispettare le prerogative del ministro della Funzione Pubblica, come fatto per la precedente designazione. E solo dopo, come prevede la legge, si dovrà procedere al vaglio della nomina da parte delle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato”.
“Se così non sarà - conclude Sinopoli - il mandato del prossimo presidente si preannuncia gravemente macchiato dal sospetto della lottizzazione politica, con una grave minaccia all’autonomia dell’Istituto da parte dell’esecutivo in carica. Riteniamo infatti gravi e sconcertanti le parole del professor Blangiardo a un quotidiano secondo le quali la ministra Bongiorno l’avrebbe già chiamato per proporgli la presidenza, al punto da immaginare il suo trasferimento a Roma. Come riteniamo di una gravità inaudita e un’offesa per tutte le donne l’attacco inusitato alla legge 194. Senza contare la sua personale battaglia contro lo ius soli e i migranti. È evidente che il professor Blangiardo non può essere censurato per le sue idee, ma ci chiediamo come sia possibile che egli divenga presidente di un Istituto pubblico di Statistica avendo già manifestato prese di posizione su temi profondamente delicati della società italiana. Così non va bene. Richiamiamo la ministra Bongiorno, al cui dicastero è assegnata la vigilanza sull’ISTAT, alle proprie responsabilità e auspichiamo che il Consiglio dei Ministri riveda la sua posizione”.
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