30 anni fa la caduta del muro di Berlino
Il ricordo tra le pagine di Articolo 33 in occasione del trentennale.
Il 9 novembre 1989 cade il Muro di Berlino.
Nel giro di tre giorni due milioni di persone si arrampicano tirandosi su a vicenda e passano il confine sancendo la fine di un'epoca segnata dalla Guerra Fredda e dalla contrapposizione tra le due superpotenze egemoni sulla scena mondiale: Stati Uniti e Unione Sovietica.
Colpisce lo stupore e l’incredulità delle guardie, che per quasi trent’anni avevano sparato contro chiunque tentasse di scavalcare quel muro, e che adesso alzano le sbarre bianche e rosse permettendo a tutti di passare senza controlli.
E poi festa, la grande festa di un popolo riunito.
La caduta del muro di Berlino apre la strada per la riunificazione tedesca che si conclude formalmente il 3 ottobre 1990.
A 30 anni da quel giorno ci fermiamo a riflettere su come tante delle speranze di allora siano andate deluse. E di come all’idea di un’Europa allargata, continente di pace e prosperità, si vada contrapponendo l’Europa delle “piccole patrie”, dei nazionalismi, della xenofobia.
Lo facciamo proponendo uno stralcio del discorso di Mikhail Gorbaciov pronunciato al Consiglio d’Europa di Strasburgo il 6 luglio 1989 e pubblicato dall’Unità in “L’Ottantanove di Gorbaciov”, a cura di A. Guerra, che con parole di grande umanità e democraticità invita il mondo intero alla creazione della casa comune europea.
Lo facciamo dedicando all’argomento una sezione di Articolo 33, riproponendo, per il suo assoluto valore storico e documentario, il testo di un’intervista di David Baldini a Rosario Villari rilasciata in occasione del ventennale della caduta del muro, e pubblicando un’intervista di Dario Ricci ad Achille Occhetto che fa il punto della situazione dopo che le urne europee ci hanno consegnato equilibri nuovi e dinamici sia a livello continentale che italiano.
Poco è rimasto oggi del Muro che fu, distrutto quasi ovunque. Molti pezzi sono stati danneggiati, sia dalla gente del posto che odia pensare a quegli anni, sia dai turisti, che si sono appropriati di frammenti da portare a casa come souvenir, ma quel che rimane sul posto e quel che è vivo nei ricordi della gente basta e deve bastare a far da monito e mantenere alta la guardia le forze sociali e politiche.
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